E così, “Per un punto, Martìn perse la Cappa”. La prima proposta di Referendum avente ad oggetto l’Accordo di Associazione all’Unione Europea è stata dichiarata irricevibile, perché delle 78 firme del Comitato Promotore ne sono state ritenute valide solo 59 e purtroppo, guarda caso, per essere ricevibile avrebbe dovuto contarne almeno 60. Una in più!
La legge è legge, va osservata da tutti senza eccezioni e le sentenze vanno rispettate, ma credo che il cittadino abbia la possibilità di commentarle. Personalmente ho letto la sentenza n° 5 del 22 settembre 2025 del Collegio Garante della Costituzionalità delle Norme, il quale, vista la irricevibilità avrebbe potuto benissimo cavarsela con una presa d’atto della mancanza dei requisiti previsti dalla legge.
Invece, con molto impegno, si è spinto oltre, con una corposa sentenza proiettata nel futuro, da cui emerge una certa creatività.
Alcuni precedenti sono stati ignorati ed è stato sostenuto l’assunto per cui un negoziato in materia di accordi internazionali sia equivalente ad una convenzione o accordo internazionale già ratificato e quindi in vigore, quando invece, la ratifica di accordi internazionali e l’entrata in vigore dei medesimi, è prerogativa unicamente del Consiglio Grande e Generale e non di altri organismi, e senza la quale il negoziato praticamente non ha nessuna valenza.
Lo stato della situazione attuale, per quel che riguarda San Marino, è la seguente.
Nel dicembre 2023 la Segreteria di Stato per gli Affari Esteri ha annunciato la conclusione del negoziato, anche se così, di fatto, non era. Infatti, a distanza di 21 mesi la ratifica ancora non è giunta in Consiglio Grande e Generale, e per di più alcuni paesi dell’Unione Europea hanno sollevato eccezioni, a cominciare dall’Italia che ha posto questioni sulla vigilanza finanziaria.
Tanto è vero che si è aperto un approfondimento che ha portato a precise specificazioni attraverso un documento definito “Addendum”, il quale è a tutt’oggi tenuto assolutamente riservato per non dire segreto.
Cosa ci sarà scritto in questo codicillo? Non è ora di renderlo noto ai cittadini?
Quindi, come ben si può capire, di chiacchiere ne sono state fatte molte, di fatti concreti pochi e il percorso del negoziato, per quel che conta, perché non può essere assimilato ad una avvenuta ratifica, non è ancora concluso.
Addirittura, nell’Unione Europea è ancora aperto il dibattito sul tema della natura dell’Accordo di Associazione e al momento non è stato neppure deciso se deve ritenersi “misto” e quindi ottenere l’assenso dei 27 Paesi dell’Unione.
Voltandoci un attimo indietro, al momento in cui si è cominciato a parlare di accordi tra i piccoli paesi europei e l’U.E., gli interlocutori interessati erano Liechtenstein, Monaco, Andorra e San Marino.
Il Liechtenstein si è defilato da subito, poi si è chiamato fuori il Principato di Monaco per il quale, evidentemente, sono più convenienti gli accordi in essere con la Francia. Sono rimasti sulla barchetta Andorra e San Marino, con la differenza che, proprio in questi giorni, il Governo andorrano ha scelto di celebrare un referendum prima della ratifica dell’Accordo di Associazione, mentre il Governo di San Marino rimane fermamente arroccato, in modo incomprensibile, con il cerino in mano, sulla posizione tesa a non fare esprimere i cittadini sammarinesi sulla questione dell’Accordo di Associazione.
Ah, già, dimenticavo, ai piani alti dicono che tanto i sammarinesi non capiscono ed è inutile illustrare un accordo difficile da spiegare anche per i protagonisti del negoziato. Non lo affermo io, lo hanno affermato gli stessi protagonisti pubblicamente, i quali, in questo momento, accendono sicuramente ceri perché i saggi sentenzino, sia pure in punta di diritto, l’inammissibilità anche della prossima richiesta di Referendum…e poi la prossima….e poi la prossima…
Così, cari amici che avete la compiacenza di leggermi, nell’antica Terra della libertà continua questa specie di corsa ad ostacoli che si chiama Referendum (adempimenti burocratici, spese da sostenere, perché la democrazia da noi ha un costo, raccolta di un numero molto alto di firme ecc. ecc.), dicevo il Referendum, questo strumento principe della democrazia diretta, da tutti magnificato e menzionato, per dimostrare come il nostro Paese sia democratico.
Lo stesso Collegio Garante, nella sentenza n° 5 del 22 settembre 2025, afferma “…questo Collegio, attesta l’importanza democratica dell’istituto referendario, specie su tematiche particolarmente rilevanti come quella investita dalla richiesta “de qua” (Accordo Associazione all’U.E.).
Peccato che poi, sulle cose veramente importanti per il bene del Paese, si faccia di tutto per rendere difficile se non impossibile, l’attivazione di tale strumento democratico.
Siamo ormai avvezzi a questa situazione, solo che ho l’impressione che questa volta, comunque vada, questa vicenda lascerà il segno per parecchio tempo…
Augusto Casali