L’ Accordo di Associazione all’Unione Europea, sulla quale si sono spesi personaggi di varia estrazione politica e governi a ripetizione (almeno gli ultimi 3 o 4), è argomento di cui sentiamo parlare da anni: in certi momenti con propaganda a getto continuo, in altri con improvvisi silenzi e lunghe pause.
Fortunatamente per i cittadini di San Marino che vogliono sapere, perché è un loro sacrosanto diritto, ogni tanto questi silenzi vengono interrotti da un venticello che spira da Andorra e così gli amici andorrani ci hanno informato di fatti assai interessanti, che i sammarinesi ignoravano perché i responsabili della politica estera sammarinese o se ne erano dimenticati (e sarebbe grave), oppure volevano tenere nascoste le notizie (che sarebbe anche peggio). Da Andorra abbiamo saputo che l’Italia ha sollevato eccezioni sulla sorveglianza finanziaria, piccolo particolare non trascurabile. Poi, successivamente, abbiamo appreso come la Francia ritenga che l’esito del negoziato debba essere approvato da tutti i 27 Paesi che fanno parte dell’U. E., poiché ritiene l’Accordo di tipo “misto” e quindi non di pertinenza esclusiva della Commissione Europea. Altro problemino non da poco.

Di fronte a tali notizie il Governo, che ha in pratica ereditato il negoziato dal Governo precedente, si è improvvisamente ridestato e allora ecco i riferimenti minimizzanti in Consiglio Grande e Generale; ecco le interviste rassicuranti, rilasciate da chi ha il piglio di colui il quale la sa lunga; ecco, in fretta e furia, l’audizione presso la Camera della Repubblica Italiana.
Lo stato dell’arte però è praticamente questo: il negoziato tra U.E. e San Marino è stato portato avanti in tutti questi anni in modo riservato e ben poco a livello di cittadinanza si è saputo, tranne ciò che è stato detto nelle fumose e teoriche uscite pubbliche a senso unico, peraltro ben poco frequentate dai cittadini che, evidentemente, così allestite, non le hanno ritenute sufficientemente credibili; sulla base delle osservazioni italiane, sembra sia necessario un “Addendum”, ovvero l’aggiunta di un documento chiarificatore per quanto riguarda la vigilanza finanziaria di cui però, se poco si sa del negoziato, nulla è dato di sapere a tutt’oggi; dopo che il lungo percorso del negoziato si è concluso da parecchio tempo, sulla base delle osservazioni francesi, ancora oggi, maggio 2025, neppure si sa con esattezza l’iter finale del negoziato, in quanto non è chiaro se sia un accordo ”misto” o meno.
Ecco, in questa situazione il cittadino sammarinese dovrebbe, secondo alcuni, sentirsi rassicurato e tranquillo, stare fermo ed essere fiducioso. A me pare che si chieda davvero troppo, anche ad un popolo tutto sommato mite, ragionevole, con spiccato senso della sopportazione.
A questo punto credo però che ci si debba soffermare su di un altro aspetto fondamentale: la democrazia di questo Paese, che potrà aver manifestato anche qualche difetto nel tempo, ma che non si può dire non esista nella nostra Repubblica, a cominciare dall’alternanza alla guida del Paese.
La nostra Carta dei Diritti stabilisce che la sovranità della Repubblica di San Marino risiede nel popolo e a tal scopo sono stati predisposti nel nostro Ordinamento strumenti di democrazia diretta e tra questi, lo strumento principe: Il Referendum, attraverso il quale l’elettore può esprimere direttamente il proprio giudizio su di una problematica specifica. Ora, nel corso del dibattito relativo all’Accordo di Associazione all’U.E., più volte, nel 2023, lo stesso Segretario di Stato per gli Affari Esteri ha paventato la possibilità di un Referendum propositivo, ma poi, con il passar dei mesi e degli anni, il tasto referendum è stato accuratamente evitato e la sensazione è che non lo si voglia celebrare. Pare che l’annebbiamento sia totale e, forse anche per la disinformazione attuata scientificamente in questi anni, con grande superficialità e supponenza, si pensa che l’adesione di larga parte della politica all’Accordo, possa tranquillamente surrogare e scavalcare, gli elettori.
Questo sarebbe un grave errore e significherebbe l’assunzione di una pesantissima responsabilità della politica in occasione di una scelta di tipo epocale per il nostro Paese, soprattutto per le future generazioni di sammarinesi.
Il Referendum si può fare, eccome. Intanto perché l’Accordo ancora non esiste, attualmente esiste solo l’esito del negoziato; poi perché il Consiglio Grande e Generale è libero di legiferare in ogni momento e quindi potrebbe portare al vaglio una legge ad hoc, prevedendo che l’esito del negoziato possa divenire Accordo Internazionale solo dopo la celebrazione di un Referendum sulla materia, esattamente come ha già annunciato di voler fare Andorra. Quindi il Referendum può essere celebrato, a meno che la politica sammarinese non ritenga che il popolo sia maturo solo quando deve nominare i Consiglieri, che, tra l’altro, non divengono automaticamente più intelligenti in virtù della nomina, ma non vada più bene, anzi è pretenzioso, se vuole ficcare il naso nelle cose decise dai Consiglieri (che sono eletti dal popolo). Sarei davvero curioso, di fronte a migliaia di firme raccolte, di vedere quali dirigenti politici, soprattutto di forze che si dicono sempre vicine al popolo, avrebbero l’ardire di negare l’esercizio della democrazia diretta previsto dall’Ordinamento sammarinese.
Personalmente penso che il ricorso al Referendum sia assolutamente necessario per un atto così impegnativo per la Repubblica di San Marino, per la sua identità e per la sua sovranità ed anche par la salvaguardia e la tutela della democrazia in questo nostro millenario lembo di Terra!
Augusto Casali