E’ in atto, a San Marino, la prima scossa della crosta politica della maggioranza da quando sono state celebrate le ultime elezioni. I motivi sono più di uno, la vicenda IGR, fatta passare come una disponibilità ad accogliere le posizioni altrui ma che di fatto è stata la dimostrazione della debolezza dell’Esecutivo, che, sulla potente spinta della piazza, ha dovuto battere in ritirata.
Poi c’è la questione della mancata cessione della Banca di San Marino al gruppo bulgaro, con tutto quel che è successo, arresti e “domiciliari” compresi, e il conseguente silenzio in cui la cosa è caduta, quasi a voler far dimenticare tutto alla svelta perché, evidentemente, c’è un perché a noi ignoto che forse capiremo in futuro.

Il balletto sulla doppia cittadinanza e la naturalizzazione, affrontato con sorprendente superficialità dal Governo, quando invece il tema è da affrontarsi con estrema prudenza, rispetto per ambo le parti e dialogo approfondito, non dimentichiamolo perché sul piano politico pesa, eccome.
Ma la cosa che ha provocato il disagio di talune forze che sostengono il Governo rimane sempre l’Accordo di Associazione all’Ue, tema di fondamentale importanza per i sammarinesi. La negazione del Referendum e quindi della partecipazione alle scelte da parte degli elettori non è piaciuta a molti cittadini, tra i quali anche parecchi sostenitori elettorali delle forze di Governo. Se poi aggiungiamo i continui annunci di imminenti firme dell’Accordo, regolarmente disattese nonostante la montagna di vuote chiacchiere per indorare la pillola e l’ulteriore spostamento in avanti di tale traguardo, esattamente alla primavera 2026, salvo probabili rinvii, il quadretto è completo.
D’altronde, per rendersene conto, basta guardare la successione dei fatti: mercoledì 12 novembre scorso sulle pagine di “Giornale.sm” esce un articolo titolato: “Accordo di Associazione UE/San Marino. Beccari umiliato da Macron; l’accordo è misto. Fallisce la diplomazia sammarinese…” Al suo interno viene svelato che Espot, Capo del Governo andorrano ha recapitato, al Presidente della Francia, una lettera a firma anche del nostro Segretario di Stato per gli Affari Esteri, con la quale si chiedeva comprensione, diciamo così, per le esigenze dei due Paesi rispetto alla classificazione dell’Accordo, ovvero se misto o meno. Ebbene il Presidente della Francia ha risposto per iscritto e ha risposto picche: l’Accordo è misto!
Ora, al di là delle irrituali vie diplomatiche (?) usate da parte sammarinese, ciò che è avvenuto significa che l’Accordo, essendo misto, dovrà sottostare all’approvazione dei 27 parlamenti dei paesi dell’Ue.
Tutto questo deve avere inciso sui rapporti interni al Governo e alla maggioranza che lo sorregge, perché ormai tutti si sono spesi per il sostegno all’Accordo Ue, senza il quale non avrebbero potuto sedersi nelle poltrone del Congresso di Stato, dunque, oggi, non possono fare una indecorosa marcia indietro, ma è anche vero che i continui rinvii della firma a cui la Segreteria di Stato competente è stata costretta, creano non poche perplessità, non tanto e solo nelle dirigenze dei partiti di Governo, ma anche alle rispettive basi già di loro divise tra favorevoli e contrari all’Accordo.
Così, per mettere una pezza allo sfilacciamento in atto, ecco che il 13 novembre scorso i pompieri di via Gino Giacomini sono entrati in azione mettendo in fila tutti quanti, attraverso un comunicato congiunto delle forze di maggioranza dove si fa sfoggio di “unità e convinzione rispetto all’Accordo Ue e al percorso che conduce alla ratifica.” Soprattutto nel comunicato viene espresso “pieno e rafforzato sostegno al Segretario Beccari, spesso oggetto di attacchi sistematici strumentali.” La mia esperienza politica mi porta a fare una riflessione e a chiedermi: perché fare un comunicato per affermare la compattezza della maggioranza se davvero fosse compatta e tutto filasse liscio? Tanto più che a stretto giro di posta il terzo partito della Coalizione di maggioranza ha, a sua volta, reso pubblico l’esito della propria Direzione attraverso un comunicato con cui ha chiesto al Governo “un cambio di passo – rispetto – ad una legislatura che finora non ha avuto ritmo” e, a proposito di Accordo di associazione Ue, gli alleati sono stati invitati a “non abbassare la guardia in uno sforzo corale” e ha chiuso con un appello al cambio di metodo, in quanto “le decisioni del Governo non possono arrivare all’ultimo momento, né senza un confronto preventivo – e invoca – “lo scambio di informazioni, condivisione e coordinamento stabile.” Non è poco, a proposito di compattezza!
Il giorno dopo, cioè il 14 novembre, ecco che da via G. Giacomini, il Capo dei pompieri getta secchiate d’acqua sul fuoco e dice; “la nota stampa di Via Rovelino, rientra sicuramente nella normalità delle dinamiche dialettiche…” Ma a fronte di tanta capacità di adattamento, subito c’è stato il più fumantino degli alleati che ha definito l’esternazione PSD un “tentativo di mascherare dissidi interni al proprio partito. Anzi, ha aggiunto qualcosa di più: “Devono cambiare i loro Segretari di Stato, perché sono quelli che “zoppicano” davvero.” Se si vogliono rivolgere a loro fanno benissimo e ci associamo all’appello. Ma non possono scaricare sulla maggioranza le loro beghe interne.” Insomma, sull’accaduto ci sono state le dichiarazioni delle quattro forze di maggioranza che hanno espresso, nel nome della compattezza, quattro posizioni diverse.
Comunque, tanto per rasserenare gli animi, alla fine è venuta fuori da quel cilindro senza fine l’ultima genialata di Palazzo Begni: portare a San Marino anche un po’ di palestinesi, della serie: ma come abbiamo fatto a non pensarci prima?
Anche in maggioranza, c’è da scommetterci, ci sarà chi farà salti di gioia, così come i cittadini sammarinesi!!!
Augusto Casali











