San Marino. L’ASTROLABIO (SUL REFERENDUM) – “Sembra Facile…” … di Augusto Casali

Mi pare, vado a memoria, che sia stato negli anni “80, quando il legislatore sammarinese sentì la necessità di arricchire il sistema democratico di San Marino, introducendo, nel nostro Ordinamento, l’istituto del referendum. La legge istitutiva fu poi a più riprese modificata o aggiornata, fino a giungere alla Legge Qualificata n°1 del 29 Maggio, 2013.

L’ex Segretario di Stato Augusto Casali

Attraverso il referendum viene esercitata la così detta “democrazia diretta” o “democrazia pura”, cioè la massima espressione possibile della democrazia che chiama l’intero corpo elettorale a decidere su di un problema specifico o sulle iniziative politiche da adottare, senza mediazioni da parte del Consiglio Grande e Generale, ovvero dell’Assemblea rappresentativa del popolo, eletta attraverso le Elezioni Politiche Generali. In pratica si tratta di un ritorno alle origini della democrazia ateniese o se vogliamo fare un esempio più nostrano, all’Arengo del 1906, che liberò San Marino dal potere delle oligarchie. Ovviamente i due casi citati quali esempi erano, per ovvie ragioni, più ristretti (Limitati gruppi di cittadini adulti o Capi famiglia) mentre la legge sul referendum prevede il coinvolgimento dell’intero corpo elettorale.

L’istituto della Iniziativa Legislativa popolare, e l’istituto dell’Istanza d’Arengo, costituiscono, unitamente allo strumento principe del referendum, l’insieme degli strumenti di democrazia diretta a disposizione degli elettori sammarinesi. Tanto è vero che anche l’Assemblea Parlamentare del Consiglio D’Europa ha riconosciuto alla Repubblica di San Marino la “vasta gamma di meccanismi di consultazione istituzionale e strumenti di democrazia diretta”, ma al tempo stesso ha invitato “a garantire, e, se necessario, a rafforzare, l’efficacia dei diversi meccanismi di consultazione e strumenti di democrazia diretta.” Insomma, si tratta di una raccomandazione intesa a far sì che le istituzioni democratiche non siano molteplici solo sulla carta, ma troppo vulnerabili nella pratica.

E qui cade l’asino! Infatti, sembra facile adire ad un Referendum, ma non lo è per nulla! Gli strumenti ci sono, ma metterli in pratica è, a volte, una vera e propria corsa ad ostacoli e quando ci si riesce, gli esiti che scaturiscono risultano ostacolati, raggirati o manipolati. Prendiamo ad esempio il referendum, lo strumento democratico più incisivo. Per poterlo accendere occorre raccogliere firme autenticate da un notaio e poi passare l’esame degli uffici competenti, mai così rigorosi come per valutare l firmatari a sostegno delle richieste di referendum, i quali uffici depennano dagli elenchi anche se ci sono errori solo materiali, come ad esempio, numeri civici, numero documento d’identità, luogo di nascita ecc. ecc. Non è dunque sufficiente che un cittadino elettore si rechi a firmare un modulo di fronte al notaio per attestare la volontà di sostenere la richiesta di referendum, a quanto pare, a proposito di miglior favor, sono molto più importanti i numeri civici. Tanto è vero che il referendum dei Capi Famiglia è stato dichiarato irricevibile perché le firme ritenute valide erano 59, quando la legge ne richiede 60.

Poi c’è il vaglio del Collegio dei Garanti, che nel tempo già a dimostrato notevole creatività, difformità di giudizio da una sentenza all’altra, e scarso rispetto dei termini di legge, mentre se ne richiede piena osservanza da parte dei presentatori delle richieste di referendum.

Se per caso, le richieste di referendum sono ritenute ammissibili, allora i presentatori devono raccogliere il 3% di firme rispetto all’intero corpo elettorale, ovvero 38.982 elettori, pari a 1.170 firme, quando un terzo degli elettori risiede all’estero e, a parte le zone limitrofe, difficilmente dagli USA, o dalla Francia o dall’Argentina, si muoveranno i nostri concittadini per votare un referendum, sempre a proposito di miglior favor. In Italia si richiede l’1% del Corpo elettorale su 60 Milioni di abitanti, a San Marino è richiesto il 3% su 38.982 aventi diritto al voto.

Qualcuno si chiederà: che cosa significa miglior favor? Trattandosi di attivare uno strumento di democrazia diretta, che deve favorire la partecipazione dei cittadini alle scelte specifiche o di politiche da adottare, il miglior favor, dovrebbe favorire la realizzazione di tutto ciò, abbattendo ostacoli burocratici o interpretazioni restrittive.

Tutto questo sembra proprio che nella pratica non avvenga, anzi. Tanto è vero che lo stesso Consiglio D’Europa sollecita, come abbiamo visto, “a garantire e rafforzare l’efficacia dei diversi strumenti di democrazia diretta”.

Certo perché è inutile avere sulla carta l’istituto del Referendum, se poi si ostacola in tutti i modi, sul piano burocratico, sul piano del diritto e sul piano organizzativo ogni richiesta avanzata su temi di portata nazionale, come ad esempio, sull’Accordo di Associazione all’Unione Europea, i cui effetti ricadranno su tutti i cittadini, comprese le future generazioni. Accordo di cui si conosce poco e non si conosce nulla del famigerato “addendum” voluto dall’Italia per chiarire la vigilanza finanziaria.

Allora, smettiamola di giocare sulla testa dei cittadini, permeando questo referendum di significati strategici e politici anche di prospettiva, che non ci sono e lasciamo che siano i cittadini, gli elettori, a decidere del loro destino e non siano invece pochi Consiglieri, per di più protesi a difendere la propria poltrona, costretti a seguire il politicamente corretto, sotto la minaccia seriale “altrimenti facciamo cadere il governo!”

Ci vuole un sussulto di dignità. ognuno si assuma le proprie responsabilità, E’ vero che il Governo ha fatto ben poco per informare correttamente i cittadini, ma i figli di questa Terra che ha una storia di 1725 anni, non sono stupidi o inidonei a decidere, come pensa qualcuno del Governo.

Lor Signori lascino decidere i sammarinesi in perfetta libertà, si accorgeranno che hanno capito perfettamente come stanno realmente le cose!

Augusto Casali

 

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