Con tutti i problemi che ci sono nel nostro Paese e quelli ancora più grandi a livello mondiale, ci fermiamo a guardare le api? Certo che sì, è fondamentale per la sopravvivenza umana, per quella delle piante e del Pianeta.
Le api non producono solo miele, ma giocano un ruolo essenziale negli ecosistemi. “Salviamo le api” è la campagna lanciata da Greenpeace per sostenere la ricerca e la documentazione; per fare pressioni sulle aziende e sui governi per eliminare gli agenti inquinanti e quindi contribuire efficacemente sui cambiamenti climatici; per mobilitare e informare le persone.
Tutto questo sforzo perché un terzo del nostro cibo dipende dall’opera di impollinazione di queste piccole regine della biodiversità: solo in Europa, oltre 4.000 verdure! Le api domestiche e selvatiche sono responsabili di circa il 70% dell’impollinazione di tutte le specie vegetali viventi sul pianeta e garantiscono circa il 35% della produzione globale di cibo.
“Se un giorno le api dovessero scomparire, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”. Questa celebre frase attribuita ad Albert Einstein fotografa l’allarme suscitato in tutto il mondo dal cosiddetto “spopolamento degli alveari”. Si tratta di un fenomeno ancora poco conosciuto per il quale le colonie di questi insetti, appartenenti alla specie Apis mellifera, periscono bruscamente. Se le api continuassero a morire, non sarebbe “solo” un problema ambientale: la nostra vita dipende anche dalla loro. Senza le api, l’impollinazione diminuirebbe spaventosamente; senza impollinazione, le piante comincerebbero a riprodursi di meno e a sparire, gli erbivori perderebbero sostentamento e di conseguenza anche tutta la catena alimentare e l’intero pianeta.
L’agricoltura industriale è tra le principali minacce per gli impollinatori: pesticidi chimici, monocolture, perdita di biodiversità, pratiche agricole distruttive. Ma le api, già in equilibrio precario, devono affrontare un altro killer: la crisi climatica in corso, che sta modificando il ciclo naturale degli ecosistemi. Questo le rende più vulnerabili e meno produttive. Una strage annunciata!
Per salvarle dobbiamo adottare pratiche agricole sostenibili, proteggere la biodiversità e bandire per sempre i pesticidi dannosi per gli insetti impollinatori. Il ripristino degli habitat naturali è una delle attività che permetterebbero alle api di avere un maggiore spazio di azione per la loro attività di impollinazione.
Aiutano anche le buone pratiche di “ingegneria ecologica” come piantare siepi o filari di fiori selvatici ai bordi del campo, per aumentare la presenza di impollinatori selvatici. Ma per rendere queste misure efficaci è importante ridurre contemporaneamente l’utilizzo di insetticidi e fungicidi, per consentire il recupero delle popolazioni di insetti minacciate dalla loro presenza.
Non tutti lo sanno ma anche evitare le monocolture può essere un ottimo rimedio: le api hanno bisogno di fioriture continue, mentre le monoculture (ossia la coltivazione di una sola specie o varietà di piante per più anni sullo stesso terreno) forniscono polline solo per brevi periodi, senza considerare poi che in questo tipo di ambienti non crescono altre tipologie di piante, eliminando così la biodiversità necessaria alla sopravvivenza delle api. Contestualmente, i governi devono agire urgentemente per contenere l’emergenza climatica, diminuendo le emissioni del 65% entro il 2030. Solo così potremmo garantire il futuro delle api e del Pianeta, cioè il nostro futuro.
Qualche curiosità. La storia delle api ci dice che questi insetti vivevano sul nostro pianeta molto prima rispetto all’essere umano. Lo testimonia ad esempio la presenza di un’ape all’interno di un blocco di ambra fossile di ben 100 milioni di anni, rinvenuto in una miniera del Myanmar; sarebbe lei l’ape più antica di cui si ha traccia. Non si sa quando l’uomo iniziò ad allevarle: l’unica certezza è che il miele si usa da circa 12 mila anni e che l’apicoltura veniva praticata già ai tempi dell’Antico Egitto, come dimostrano alcune scene raffiguranti la raccolta e la conservazione del miele, rinvenute nel tempio del re della V dinastia Niuserra a Abusir, risalente al 2500-2350 a.C. circa.
In conclusione, per rinsaldare il fragile equilibrio del nostro tempo, mettiamo fiori sui nostri davanzali, sui balconi, negli orti e nei giardini. Le api ringrazieranno.
a/f