San Marino. Le feste natalizie e gli assembramenti in casa: questa la causa del continuo aumento dei contagi. La spiegazione del dottor Rabini … di Alberto Forcellini

Com’è facile diffondere notizie false mascherate da preoccupazione! L’ultima, in ordine di tempo è stata quella sugli anziani ospiti del Casale la Fiorina, che sono morti per Covid. Come se l’ospedale si fosse dimenticato di loro e li avesse abbandonati nelle loro camerette. A riportare le cose nella loro giusta dimensione è stato il direttore sanitario Sergio Rabini, ieri nella prima conferenza stampa ISS del nuovo anno. “Dal 21 dicembre, non ci sono più contagiati nella RSA. Il focolaio è stato spento. Tutti i decessi sono avvenuti in ospedale.” Quindi ha spiegato che la scelta di tenere i contagiati anziani nella loro struttura protetta, in una zona isolata, è stata una scelta “meditata, anche se presa in fretta”.  A motivarla, tre ragioni precise: primo, in ospedale devono stare gli ammalati; due, gli anziani della RSA si trovano spaesati in ambienti che non sono loro familiari; tre, si sarebbe dovuto allestire un reparto Covid solo per loro, prendendo personale a servizi che tuttora ne sono carenti. Di conseguenza, si sarebbe dovuto chiudere l’ospedale. Per questo si è preferito allestire un reparto Covid al Casale la Fiorina, verificato quotidianamente dai tecnici ospedalieri riguardo ai parametri di sicurezza e con visite giornaliere da parte dei medici e del personale ISS. I quali avevano il compito preciso di verificare eventuali cambiamenti nel quadro clinico di ogni anziano positivo, che fino a quel momento risultava asintomatico. Di fronte ad ogni peggioramento anche minimo, l’anziano veniva trasportato in ospedale. Questa organizzazione ha permesso di dare a tutti i 20 ospiti contagiati, il massimo della cura e dell’attenzione, anche psicologica, senza privare l’ospedale di risorse professionali preziose. Poi, dal 21 dicembre, nessun nuovo caso. Nel frattempo, i dati conclusivi sono questi: 10 anziani deceduti, 7 guariti, 3 ancora positivi.

Allora, se non ci sono nuovi contagi tra i “vecchietti”, da dove vengono i numeri di questi giorni? Tutto chiuso, spostamenti molto limitati, niente movida, né apericena: perché la curva epidemiologica è sempre molto al di sopra del 10 per cento, considerata come soglia di allarme? Anzi, in certi giorni si è sfiorato il 17 – 18 per cento. La media è comunque quasi sempre intorno al 13. La spiegazione ce l’ha data ancora una volta Rabini: “Abbiamo avuto notizia di feste private, in casa, con 10 persone, in alcuni casi anche venti e più. Possiamo immaginare che in queste situazioni non siano state rispettate le norme anti-assembramento.”

Le autorità politiche e quelle sanitarie, più che fissare le regole, dare consigli, magari stabilire anche delle multe, non possono fare. Ma l’atteggiamento dei “furbetti”, quelli che si sentono immuni sia al contagio, sia al rispetto delle regole, mette nei guai un intero Paese. Non c’è altra spiegazione a numeri terribili, come il picco di 56 nuovi positivi il 4 gennaio, e la terapia intensiva tornata a livelli di quasi saturazione.

Quando si potrà tornare alla normalità? La risposta più appropriata è: quando si riuscirà ad avere una immunità di comunità. In questo, gioca un ruolo importantissimo il vaccino per il quale San Marino si sta muovendo, ormai da tempo su due livelli. Primo, è quello politico, con la trattativa con l’Italia ormai prossima alla firma per la fornitura delle dosi. Ma con le porte aperte anche ad un approvvigionamento diretto dalla EU (con tutti i problemi di uno stato non membro) o eventualmente anche dal mercato, qualora ce ne sia disponibilità. Il secondo livello è quello medico, con il personale ospedaliero che non se n’è stato con le mani in mano, ma ha già provveduto a corsi di formazione per un gruppo di tecnici del centro farmaceutico riguardo alle procedure di conservazione e somministrazione. Individuata anche la logistica per la conservazione delle fiale, che potrà avvenire direttamente in ospedale in locali già attrezzati alla bisogna. Altre problematiche come il trasporto, devono essere concertate con l’Italia. Quindi, appena arriva: “Saremo pronti” assicura il direttore sanitario Rabini.

Per quanto riguarda la lista delle priorità per la somministrazione, sicuramente si seguiranno i protocolli già sperimentati da altre aziende ospedalieri. Al momento si sa già che i 2189 sammarinesi guariti dal Covid hanno a loro vantaggio una memoria immunologica che li esclude dalla vaccinazione. E questa, almeno per tutti loro, è una buona notizia. Per tutti gli altri, in attesa del vaccino: mascherina sempre e comunque, igienizzazione della mani e assembramenti da evitare come la peste.

a/f