San Marino. Le opposizioni scrivono a Canzio. Ecco il testo della lettera

“Gentilissimo Presidente, dal Suo insediamento ad un ruolo così rilevante per il nostro Paese, abbiamo cercato di improntare il doveroso rapporto istituzionale a franchezza e leale collaborazione, nel più stretto rispetto dei compiti a ciascuno istituzionalmente assegnati ed ancor piu’ della autonomia reciproca.

Tale franchezza e tale rispetto ci impongono di comunicarLe, come forze politiche rappresentate in Consiglio Grande e Generale, preoccupazioni per gli ultimi e piu’ recenti avvenimenti che avranno esito nella riunione del Consiglio Giudiziario Plenario del prossimo martedì 6 luglio.

Nella missiva allegata alla convocazione della suddetta seduta, comunicazione da Lei redatta, viene avanzata la proposta, già anticipata in più occasioni, di potenziare il settore penale mediante l’arruolamento di due nuovi Commissari della Legge.

Tuttavia, in deroga all’indirizzo di privilegiare la carriera interna, previsto dal regolamento approvato dal Consiglio Giudiziario Plenario su Sua proposta, questa volta, essendo definiti gli attuali Uditori Commissariali, non pronti, si predilige la via di un concorso pubblico. Questa cosa, se raffrontata alle assolutamente lusinghiere valutazioni fatte sugli attuali Uditori sia in una relazione da Lei vergata, sia in dichiarazioni da Lei rese in Commissione per gli Affari di Giustizia nello scorso mese di gennaio, risulta di difficile comprensione e ci chiediamo cosa sia successo nel frattempo. Perchè non si riesce a rispettare il principio della carriera interna reclutando poi nuovi uditori?

E’ evidente inoltre che il perdurare di uno stato di emergenza, possa potenzialmente scardinare il principio del giudice naturale, tanto che, sia nelle distribuzioni dei carichi di lavoro, sia nella affannata ricerca di nuovo organico (ora per una via, ora -inaspettatamente- per un’altra), sia nelle assegnazioni di fascicoli a giudici individuati personalmente (magari anche senza seguire la doverosa prassi del vaglio dei Giudici per i Rimedi Straordinari, in base alle assegnazioni tabellari), tanto che -si diceva- per questa via si rischi di giungere prima alla individuazione di potenziali indagini da svolgere (o di processi da celebrare) e solo dopo all’individuazione dei giudici che li debbano svolgere e trattare.

Questo stato di cose è per le nostre forze politiche decisamente allarmante e per questo riteniamo necessario evitare ogni possibile estemporaneità, nella ricerca degli argini necessari ad evitare, in ogni fase di gestione della giustizia, ogni potenziale o apparente rischio di arbitrarietà.

A nostro parere il percorso più lineare sarebbe quello di poter analizzare una più che necessaria relazione sullo stato della Giustizia, che possa mettere tutti gli attori interessati, in primis il Consiglio Grande e Generale, in grado di valutare la bontà delle assegnazioni dei carichi di lavoro, il lavoro svolto dai singoli Magistrati e dagli Uditori Commissariali, per comprenderne nello specifico e con dovizia di particolari la portata.

Davanti ad un iter di tal fatta la nostra collaborazione non potrebbe e non vorrebbe certo venire meno. Diversamente, purtroppo, rischiando di rimanere rilevanti e senza risposte le perplessità sopra esposte, non potremmo condividere il percorso.

Sperando di aver assolto a quei doveri di lealtà e franchezza ai quali ci siamo sempre ispirati, restiamo, nel rispetto dei ruoli reciproci e della indipendenza reciproca, a disposizione per ogni confronto”.