San Marino. Le parole di Morganti contro il sistema economico sammarinese fanno il giro dei media italiani

Mauro chiaruzzi Giuseppe Morganti ed ivan Foschi la sin istra che Avanza

Nell’intervista rilasciata a Tribuna da Roberto Ciavatta viene inviduata qual è la coalizione che starebbe svendendo il Paese ai fondi esteri. Si tratta della stessa coalizione dentro la quale la minoranza dei Democratici del Psd vorrebbero fare confluire lo stesso partito. Come noto la Direzione del Psd a laghissima maggioranza ha invece deciso di dialogare con la Dc. Sfortunatamente però alcuni numeri lanciati in pasto ai media italiani – in maniera più o meno interessata – stanno letteralmente distruggendo il sistema economico sammarinese, causando una potenziale emorragia di capitali, capace di fare sì che i suddetti fondi esteri possano acquistare le nostre banche per un tozzo di pane. Per la gioia di imprenditori e risparmiatori. Proprio in queste ore ad esempio, le dichiarazioni di Giuseppe Morganti (uno dei più importanti esponenti dei Democratici dissidenti del Psd, guarda caso) stanno facendo il giro dei media italiani:

http://www.firstonline.info/a/2016/09/01/banche-san-marino-lombra-del-crac-2-miliardi-di-crediti-deteriorati/31

Ecco che cosa si legge in detto articolo, lasciando ai lettori ogni ulteriore commento o valutazione:

Il problema dei crediti deteriorati nei bilanci delle banche non è solo italiano. Nel corso delle vacanze estive a finire nell’occhio del ciclone è stata la Repubblica di San Marino, i cui istituti sarebbero letteralmente sull’orlo del crac.

A preoccupare non solo l’ammontare dei non perfoarming loans, ma anche l’esistenza di una decennale crisi provocata anche dai tre scudi fiscali dell’ex ministro Tremonti e dalla voluntary disclosure varata dal Governo Renzi che hanno spinto molti italiani a riportare i propri capitali in patria, abbandonando le banche sammarinesi. Prima che venissero varati questi provvedimenti, San Marino poteva contare su 12 banche, oggi sono sei. Ad acuire la preoccupazione sul destino della Repubblica anche i dati relativi alla raccolta che mostrano un vero e proprio tracollo: dai 14 miliardi del 2008 ai 6,6 del marzo 2016.

Se tutto ciò non bastasse, ci si è messa è messa pure la politica. Antonella Mularoni, membro del Congresso di Stato e già attiva alla segreteria di Stato agli Esteri ha deciso di dimettersi, mentre cominciano le trattative tra i partiti in vista di prossime elezioni.

Una situazione politico-economica difficile che potrebbe subire il colpo di grazia dalla cospicua presenza di crediti deteriorati che metterebbe a rischio il futuro delle banche locali. Secondo il Fondo Monetario internazionale, la cifra arriverebbe addirittura a 2 miliardi, gran parte dei quali senza garanzie, di origine immobiliare e creati da clienti italiani, nonché ascrivibili ad un’unica banca: la Cassa di Risparmio, che dopo ripetute ricapitalizzazione, oggi è de facto in mano pubblica.

Come sottolinea il Corriere della Sera, l’ammontare corrisponde alla “metà dei crediti totali erogati dalle banche sammarinesi, il 140% del Pil. Per dare un’idea, siamo a livello di Cipro 2012 o Grecia 2013”.

A confermare la cifra è intervenuto anche il ministro per la Cultura Giuseppe Morganti che ha parlato di 1,9 miliardi di Npl. Di diverso avviso invece l’Abs, l’Associazione delle banche sammarinesi che parla invece di una cifra compra nell’ordine di centinaia di milioni. Quale sia il valore esatto, ad oggi, non è dato sapere, almeno finché non verrà completata la ricognizione promossa dalla banca centrale guidata da Wafik Grais sulla qualità degli attivi. In ogni caso, se non si interverrà a risanare i bilanci statali, il futuro crac di San Marino potrebbe diventare un’opzione tutt’altro che improbabile.

La Tribuna.sm