Colpirne uno per far cadere tutti. È la tecnica dell’opposizione ormai da mesi, anzi un paio di anni. La maggioranza è troppo vasta per colpirla tutta, anche se questa è la sua forza e il suo punto debole. Nella vastità, infatti, c’è sempre qualcuno che non è contento, che vuol fare il protagonista, che non condivide, che ha qualcosa da recriminare, eccetera, eccetera. C’è anche chi se ne va, ma rimane. Oppure rimane ma vota contro. Chi si diverte a fare solo i dispetti. E chi invece fa i capricci. Una maggioranza con mille sfumature di grigio. Oppure, come si dice oggi, che si esprime nella bellezza della biodiversità.
Però finora ha sempre trovato la quadra per risolvere i suoi problemi e garantire l’operatività. E questo manda in bestia l’opposizione che alza la voce per sparare le sue sentenze: la maggioranza è finita, il governo ha perso la sua forza propulsiva, litigiosi e inconcludenti. Ma sono tutte sparate a salve.
E allora si torna a prendere di mira Rete perché 5 anni fa, dall’opposizione, ha detto una cosa e oggi ne dice un’altra, come se nel frattempo non fosse successo niente. Oppure perché contesta alcuni passaggi della legge sulle società e allora si monta la guerra mediatica tra le due forze politiche e non si vede che proprio dal confronto e dalla mediazione è uscita una legge migliore per tutti.
Punti di vista? Forse no. Nella quotidiana e inarrestabile valanga rancorosa e scomposta pare di leggere una forte paura per quanto sta succedendo sul fronte giudiziario, dove è arrivata una gragnuola mai vista di rinvii a giudizio. Cerca di fare dell’ironia, in Consiglio, l’ex Segretario di Stato Nicola Renzi: a me non è arrivato ancora niente (risatina). Invece, se i protagonisti della finanza e dell’economia della passata legislatura sono stati rinviati a giudizio, significa piuttosto esplicitamente che la passata legislatura non è stata così adamantina come si vorrebbe far credere. E lui era il capo del governo. Solo che adesso non è più possibile dare ordini al tribunale.
Allora si capisce perché attacca addirittura il dirigente per la vicenda che ha coinvolto una serie di cittadini in quanto autori di alcuni redazionali pubblicati su La Serenissima. Vicenda sulla quale sono stati spesi fiumi di inchiostro in difesa della libertà di stampa. Ma da quanto è dato a sapere, il problema non è l’esposto presentato dal Segretario Ciavatta, il quale ovviamente non aveva nulla contro questi cittadini, ma con un giornale che non lavorava secondo le norme di legge e che replicava facendo del vittimismo. Il problema non è neanche Canzio, che avrebbe disposto l’indagine. Il problema sarebbe (il condizionale è più che mai d’obbligo) proprio quel giornale che avrebbe qualificato come “collaboratori” alcuni occasionali scrittori. E siccome i “collaboratori”, pagati o non pagati, fanno comunque parte della redazione, è ovvio che il giudice abbia voluto sentirli. Scatenando l’inferno. Poi spento in un bicchiere d’acqua.
Alcuni degli ex indagati hanno rivelato qual è stata la causa scatenante, forse senza dirlo a RF, che cerca ancora di rimestare nel torbido. Ma senza costrutto perché quelle stesse persone e quegli stessi articoli sono stati pubblicati anche su altre testate, e in quel caso non sono state avviate indagini. Appare evidente dunque che le invettive di RF non sono altro che bugie. Che non tengono conto dei problemi reali del paese, dei debiti immensi lasciati dal governo di Adesso.sm, della pandemia affrontata egregiamente da un ospedale del tutto inadeguato, della crisi energetica e delle materie prime, di un territorio fortemente degradato, dell’arretratezza dei servizi, e compagnia cantante.
È davvero il momento delle riforme. Se non ora, quando? La maggioranza ha promesso due riforme fondamentali come IGR e pensioni per giugno/luglio. Forse più luglio che giugno. E seconda lettura in autunno. Il nuovo PRG atteso per ottobre. C’è chi scommette che non ce la faranno perché si tratta di argomenti molto complessi e come dicevamo, le sfumature (o divergenze di opinione) ce ne sono in quantità. Per fortuna, finora, disfattisti, capricciosi e prime donne si sono solo accontenti di qualche titolone e delle facili strumentalizzazioni da scandalismo a poco prezzo. Ora la differenza si gioca davvero tra chi punta solo a garantirsi la poltrona per la prossima legislatura e chi guarda invece che questa sia “una buona legislatura”.
a/f