Che le rotatorie siano fondamentali per la snellezza e la sicurezza del traffico, ormai è un dato condiviso da tutti. Non è un caso che in tutti i territori limitrofi siano sorte come funghi: alcune di grandezza hollywoodiana, specialmente nelle grande arterie; altre grandi come una forma di cacio, perché non c’è spazio in mezzo a case, negozi e marciapiedi. Eppure, indipendentemente dalle dimensioni, ciascuna di esse assolve magnificamente il suo obiettivo.
Solo a San Marino, ogni volta che se ne realizza una, si alza un vespaio infinito di polemiche condite dalla litania su chi l’aveva ideata, progettata, approvata e magari mai realizzata. Per la rotatoria di Murata ci sono voluti molti governi prima di venderne la costruzione, poi ci sono voluti due anni per portarla a termine. Lo stesso tempo in cui a Genova è stato progettato e costruito il ponte Morandi! Però per fortuna è stata fatta e finalmente uno svincolo disagevole e molto pericoloso, adesso è funzionale e sicuro.
Adesso ci risiamo con la rotatoria di Borgo Maggiore all’altezza dell’incrocio con Cailungo e i Boschetti, che per tutta la settimana scorsa ha animato le cronache e la politica, ha visto l’organizzazione di un sit-in di protesta e l’avvio di una raccolta firme per fermare i lavori.
È questa una zona fortemente urbanizzata, che vede insistere la presenza dell’Ospedale di Stato, la piscina cosiddetta dei Tavolucci, quartieri densamente abitati, il centro uffici e il tribunale nelle sue prossimità. La modifica della viabilità avvenuta qualche anno fa, che ha impedito l’attraversamento della Superstrada ha di fatto tagliato in due una comunità che ormai è diventata unica e ha reso pericolosissimo l’incrocio, perché ogni giorno c’è chi fa il cambio di corsia in auto o in moto, e c’è gente che attraversa a piedi, addirittura scavalcando il guard rail.
La protesta si è focalizzata in primo luogo sul taglio di 52 alberi, non tanto e non solo a dimostrazione di una cultura ambientalista, quanto piuttosto per il consueto antagonismo politico che vede contrapposte maggioranza e opposizione, anche in versione rovesciata rispetto alla situazione attuale per accusare l’avversario di quello che aveva detto e fatto prima.
Il problema non è chi ha avuto l’idea e ha progettato la rotonda, ma non l’ha fatta; né chi la sta facendo ora su progettazione e approvazione di altri. Sono contenziosi puerili, speculazioni che non qualificano l’azione politica di un partito, perché non affrontano i contenuti di una questione, né offrono una soluzione. In questo sito, come del resto ancora in altri, esiste un grosso problema di sicurezza del traffico e dei cittadini che devono passare da una parte all’altra della superstrada, ormai diventata a tutti gli effetti un’arteria urbana.
Per quanto riguarda gli alberi: si tagliano. Si sono sempre tagliati dalla preistoria fino ai giorni nostri per usi domestici e produttivi. Oggi, c’è maggiore consapevolezza e vanno tagliati quando sono vecchi e malati, o quando sono pericolosi, o quando servono per usi umani, non ultimo il riscaldamento. L’importante è garantire l’equilibrio naturale, piantando nuove essenze in prossimità e salvaguardando sempre la capacità delle aree boschive di autorigenerarsi.
Gli alberi sul bordo delle strade sono pericolosi, perché sono spesso causa di impatto. Ce n’erano diversi nella zona di Calintufo e avrebbero dovuto essere tagliati comunque. Altre essenze non sono adatte alla morfologia sammarinese, dove devono essere preferiti alberi caducifoglie, i quali non rischiano di essere spezzati da un’abbondante nevicata. I pini marittimi lungo la Sottomontana sono vecchi e spelacchiati, per quasi due chilometri corrono a ridosso della riga bianca. Sono pericolosissimi per gli automobilisti e per i ciclisti. Lo sono ancor di più nelle serate di nebbia e se per caso dovesse verificarsi una tempesta di acqua e di vento, o uno di quegli uragani che ormai accadano sempre più frequentemente anche vicino a noi.
Andrebbero tagliati e sostituiti con nuovi sistemi di protezione stradale che impediscono a un veicolo di uscire di strada mantenendolo sulla carreggiata e sono in grado di prevenire scontri frontali.
Anche gli alberi di via Paolo III erano vecchi e malati, comunque avrebbero dovuto essere sostituiti. Oggi sono belli e sani.
A proposito della rotatoria di Borgo, è stata vista girare una richiesta di sottoscrizione per fermare i lavori e affinché, prima di tagliare una pianta, venga avviata una sorta di sondaggio (referendum?) tra la popolazione, le associazioni e magari i sindacati. Non è un tantino esagerato? Ma per fortuna, i cittadini di buon senso sono tanti e le firme pare che siano poche.
Gli unici che potrebbero avere ragione di protestare, sono i residenti di via Calintufo, i quali, a lavori terminati, vedranno un aumento notevole del traffico che passa sotto le loro case. Se c’è un appunto da fare all’amministrazione pubblica è sulla lungaggine della progettazione, dell’approvazione e poi dell’esecuzione di qualsiasi progetto di pubblica utilità. Ci vogliono anni e tutto questo non aiuta certo a contenere i costi. E poi, i cittadini si aspettano la messa a dimora di nuove piante in tante aree incolte e selvagge, che le potrebbero ospitare. Oltre che rotatorie veloci, non sperimentali, in altri svincoli ad altissimo rischio.
a/f