San Marino. Le sentenze-Buriani scriveranno la storia dell’ultimo decennio sammarinese, offuscato dal sospetto di un “golpe” che ha distrutto l’economia e spazzato via una intera classe dirigente. … di Enrico Lazzari

Enrico Lazzari

“…Così facendo Buriani perseguiva anche l’interesse privato dei soci e dei titolari effettivi di Banca Cis…”. Scioccante. Scioccante anche il solo sospetto che, in uno stato di diritto, in una democrazia compiuta, un Tribunale -o parte importante di esso- possa aver tradito la sua funzione cardine di tutela della legalità e del diritto asservendo il suo potere agli interessi degli “amici” indebolendo o addirittura annientando i “nemici”.
E, oggi, all’indomani dell’ennesimo rinvio a giudizio del Commissario della Legge Alberto Buriani, questo sospetto viene ulteriormente alimentato.
Ben inteso, si parla di sospetto. Di ipotesi di reato che andranno accertate e valutate in fase dibattimentale da un giudice terzo e che, solo qualora accertate in una sentenza definitiva, potranno trasformare il sospetto in inquietante “verità”. Lo stesso Commissario della Legge, oggi, è un imputato, come tale presunto innocente e non, invece, presunto colpevole.
So che lui per primo, responsabile nel suo passato di aver adottato a “cuor leggero” misure di custodia cautelare “interminabili”, in una filosofia dell’occhio per occhio, non meriterebbe garantismo, ma la giustizia è anche, e soprattutto, Diritto. E la presunzione di innocenza è un principio cardine inviolabile in ogni ordinamento e società evoluti.

Nell’ultimo decreto di rinvio a giudizio di colui che fu insignito del titolo di “Di Pietro” del Titano per le indagini che hanno spazzato via in un battibaleno una intera generazione della classe dirigente del Titano, pur venendo poi smentite o fortemente ridimensionate nel giudizio e nelle relative sentenze definitive già emesse, si leggono conclusioni eloquenti e, come detto, allarmanti.
Questo atto giudiziario, infatti, appare come un altro importante tassello del “puzzle” che, una volta ricomposto, illustrerà la storia dell’ultimo decennio sammarinese.

Alcuni “pezzi” di questo puzzle sono già stati posati dal Giudice d’Appello del Processo Mazzini, Francesco Caprioli, che ha smentito pressoché in toto sia la condanna del Primo Grado emessa dal Giudice Gilberto Felici che, e soprattutto, le controverse ipotesi accusatorie confezionate dal Pm Buriani nel decreto di rinvio a giudizio; dalla Commissione Consigliare di inchiesta su Banca Cis che ha evidenziato il -per ora presunto- piano di occupazione dello Stato e dei suoi enti di controllo finanziario ad opera di una “cricca” occulta; dalla veemenza con cui certi media hanno “propagandato” le sole tesi accusatorie, seppure apparissero fin da subito, ad un attento analista, vacillanti e talvolta addirittura pittoresche; dalle vicissitudini giudiziarie di un Segretario di Stato del Governo AdessoSm, Simone Celli, rinviato a giudizio unitamente a Buriani in un altro procedimento con le accuse di “tentata concussione” e “falsa testimonianza”; dalla testimonianza giurata di Federico D’Addario rilasciata alla Commissione, secondo la quale -si deduce- almeno un ordine di custodia cautelare emesso dal Tribunale (si presume, vista la coincidenza temporale, quello dell’ex Ministro Claudio Podeschi) sarebbe stato “richiesto”, “suscitato” dagli uffici di Banca Cis; dalla liquidazione di Asset Banca e dalle relative sentenze che hanno riconosciuto l’infondatezza del provvedimento che, direttamente o indirettamente, ha “tolto di mezzo” un concorrente di Banca Cis… E non solo.

Il “puzzle” sta prendendo forma. E già ora, nella sua incompletezza, lascia chiaramente intravedere le sfumature che hanno caratterizzato l’ultimo decennio di storia sammarinese. E, quel che sempre più chiaramente si intravede, è il “disegno” di un golpe bianco, perpetrato da una sorta di “P2” in salsa biancazzurra, di una “cricca” guidata da alti esponenti del mondo economico, imprenditoriale e finanziario sammarinese, supportati dalla fedeltà di alcuni politici, giudici e operatori dell’informazione.
Una “cricca” -e questo per ora è appena accennato, quasi impercettibile- che nacque coinvolgendo più gruppi politici e di potere e con fini ben più ampi del mero interesse economico (da qui il forzato riferimento alla P2 italiana), ma che poi per la prematura scomparsa dell’unico elemento capace di tenere uniti questi gruppi e questi diversi interessi di bottega, si sarebbe diviso in fazioni immediatamente in “guerra” fra loro che avrebbero visto prevalere, sugli altri gruppi, la “cricca” così come definita dalla Commissione di Inchiesta.
C’è ancora tanto da svelare sull’ultimo decennio sammarinese. E farlo sarà indispensabile non per una resa dei conti, ma per comprendere come, in futuro, evitare che ciò possa nuovamente succedere.
Sì, perchè sul Titano si potrebbe essere consumato un vero colpo di stato, bianco, senza assalti armati al Palazzo, ma con tutte le altre sue atrocità verso il diritto, compresa la carcerazione o l’esilio dei deposti… Un golpe che non è stato, fortunatamente, in grado di radicarsi nel sistema grazie alla solida e storica struttura istituzionale democratica sammarinese. Ma che, nonostante ciò, ha contribuito in maniera decisiva ad affossare il Paese e la sua economia, peraltro già provate dalla crisi globale di quegli anni.

Fanta-storia? Forse. Al momento sì. Ma questo “puzzle-storico” va completato. E le sentenze che arriveranno nei procedimenti a carico del giudice Buriani, potrebbero rappresentare un tassello decisivo. Forse già da solo in grado di completare l’immagine rendendo palesi quelle che oggi non possono essere altro che congetture.

Enrico Lazzari