Un’estate da record, con numeri addirittura superiori alle stagioni pre-Covid. Così si esprimono gli operatori turistici commentando il bilancio dell’estate appena trascorsa. E anche queste prime domeniche di ottobre, baciate ancora dal caldo, vedono le strade del centro storico affollate di turisti. E tutti coloro che tornano dalle vacanze nel Bel Paese, raccontano che ovunque si dice la stessa cosa. Pienone.
Anche sagre, fiere, feste di paese, manifestazioni di ogni genere sono sempre affollatissime. Vuol dire che tutti questi problemi legati alle bollette, al caro benzina, all’inflazione, sono dunque un’invenzione mediatica? Non è vero che la gente non ha più i soldi?
È vero, e vero, ci hanno risposto alcuni signori presenti appunto ad una delle decine di feste organizzate in tutti i Comuni limitrofi. È che a queste feste si entra gratis e non si è obbligati a comprare. Magari un caffè, o un gelato ai bambini. Pochi spiccioli, e si passa la domenica.
È un quadro di poche luci e tante ombre quello che si presenta dal punto di vista economico, perché la grande ripresa post-Covid si sta pian piano affievolendo dietro la spinta della guerra in Ucraina. Il PIL era stato indicato per il 2022 con un +3,4%, addirittura in crescita rispetto agli scenari delineati ad inizio anno. Per il 2023 è previsto invece sullo zero virgola. Si paventa il rischio recessione.
Analisi in qualche modo parallela a quella sammarinese, dove l’impatto della pandemia è stato forse più forte rispetto all’eurozona perché il Titano non è sotto l’ombrello europeo e per chi è solo è sempre più difficile risollevarsi. Invece, sia i dati di bilancio di metà anno, sia l’analisi del FMI nel contesto del periodico Article 4, confermano un andamento più che positivo, con una disoccupazione al di sotto della soglia fisiologica (questo vuol dire che c’è lavoro e quindi le imprese producono) e con entrate di bilancio superiori alle previsioni. Insomma, un’economia resiliente, che ha saputo sollevarsi dal lock down, che ha saputo tradurre la speranza in realtà. E tutto questo senza il PNRR, che ha portato una pioggia di miliardi sulla penisola italiana.
Purtroppo siamo alle porte dell’inverno e dai Balcani non arriva solo la Bora, ma anche minacce di una guerra che si è estesa ormai a mezzo mondo attraverso il ricatto delle energie. L’impatto sulle attività economiche agisce come un profondo shock, al momento non quantificabile perché il contesto è in continua evoluzione. Infatti, la crisi militare si innesta su un quadro già reso difficile dalla ripresa dei contagi, dalle pressioni al rialzo sui prezzi, dai colli di bottiglia in alcune catene di forniture globali. I rincari di petrolio, gas, carbone ed energia elettrica stanno facendo crescere i costi delle imprese, le quali hanno solo due possibilità di scelta: aumentare a dismisura i prezzi dei prodotti (con il rischio di non venderli), o chiudere. Ogni giorno leggiamo sui giornali o ascoltiamo nei tg il dramma delle aziende, che poi diventa il dramma dei dipendenti e delle loro famiglie. Si presenta una strada tutta in salita per il nuovo governo italiano, che dovrebbe insediarsi a breve.
Dal punto di vista politico, San Marino sembra tutto sommato stabile. Dal punto di vista economico finanziario ha appena incassato l’approvazione del FMI, con l’avvertenza a tenere alta la guardia perché il 2023 sarà difficile per tutti i paesi, in particolare quelli europei.
Le sfide più grandi sono tutte sul settore energetico, ancora stretto nelle mani di Putin e alla paura di alcuni Paesi UE di prendere decisioni forti come il price cap, mentre la famosa transizione ecologica è un progetto in divenire.
In Italia si parla di ulteriori rincari, ben più alti di quelli già praticati. Si parla di razionamenti e di risparmi, con tanto di vademecum per aiutare le famiglie ad usare gli elettrodomestici nelle fasce orarie meno care, e a contenere i consumi di gas e luce. Altrettanto stanno facendo le amministrazioni pubbliche, perché il problema è di tutti. Tutto questo un po’ spaventa, com’è naturale. Eppure, la storia recente è piena di crisi e di riprese. Dopo la follia degli anni Venti del Novecento, vi fu la famosa crisi del ’29, che mentre stava per risolversi, incappò nella Seconda Guerra Mondiale. Poi ci fu il boom degli anni ’60 e la crisi petrolifera degli anni ’70 (le famose domeniche a piedi), poi di nuovo sviluppo e ricchezza. Un’altra crisi famosa è quella del 2008, risolta la quale siamo incappati nella pandemia e poi nella guerra. Ma anche questa finirà e si tornerà a crescere. Tuttavia l’esperienza di questi anni ci ha insegnato che, anche nei periodi migliori, i prezzi non sono mai scesi. E la scarsa attenzione alla politica dei prezzi, è un altro dei problemi di San Marino.
a/f