San Marino. L’editoriale di David Oddone. “Des: prove di nuova maggioranza?” (da La Serenissima)

Da buon milanista e milanese d’origine, non posso non seguire con particolare attenzione la partita relativa al nuovo stadio.

Il mio compianto papà, era contrarissimo a buttare giù San Siro. Guai a parlargliene! Io, forse per motivi d’età ed avendo meno ricordi di lui, vorrei invece vedere al più presto il più moderno impianto.

Il punto però non è certo questo.

Il Milan aveva e ha oggi una proprietà americana. Gente facoltosa che vuole , come si dice, metterci i soldi.

Il progetto è ambizioso, capace di stravolgere Milano.

Se nel bene o nel male si vedrà, e certamente dipende anche dal punto di vista dal quale si guarda la questione.

Ciò che invece non è tollerabile è il tempo perso nelle decisioni.

Sapete da quanto si parla del nuovo stadio? Anni!

Eppure ancora nessuno è riuscito a dire all’investitore se il progetto si farà.

Va da sé che nel momento in cui dovesse arrivare – semmai arriverà – il semaforo verde al progetto, passerà ancora parecchio prima di vedere sorgere lo stadio.

Quindi, vado a spanne ma sbaglio di poco, dal momento in cui si è deciso di realizzare l’opera, al momento dell’inaugurazione, passeranno una decina d’anni.

Benvenuti in Italia. Appare del tutto evidente che investire nel Belpaese rappresenta un terno al lotto. Se a ciò aggiungiamo la lungaggine dei procedimenti giudiziari, in caso di contestazioni o problemi, si comprende molto bene quale possa essere l’appeal verso chi vuole portare avanti una iniziativa imprenditoriale di rilievo.

San Marino ha il dovere di insinuarsi all’interno di tale contesto. Geograficamente siamo in una posizione perfetta. E teoricamente, qui da noi, dovremmo e potremmo riuscire a bypassare questi ritardi.

E’ allora importante non commettere gli errori dei nostri vicini, dove i progetti per i motivi di cui sopra, saltano come i capretti al pascolo.

Il riferimento alle vicende sammarinesi non è puramente casuale, ma assolutamente voluto.

Banuelos e il “suo” Des, meritano una risposta chiara e celere.

Se il progetto si farà bene. Altrimenti buongiorno e alla prossima.

Rischiamo la faccia e soprattutto di bruciarci.

Sta accadendo con Amazon, potrebbe succedere di nuovo col “Distretto economico”.

Mi pare evidente che il muro contro muro fra pezzi di maggioranza e di opposizione rischia solo di dilatare i tempi e fare scappare chi ci vuole mettere i soldi (e la faccia).

Perché nel resto del mondo se un progetto viene ritenuto utile e fattibile, si parte. Senza tanta burocrazia e lungaggini amministrative.

Il pericolo oggi è quello di fare la fine del Polo del lusso, che fortunatamente poi alla fine ha visto la luce.

Ma liti accese, articoli, campagne mediatiche e forse chissà, un referendum, come verrebbero percepiti all’esterno?

Se ne esce soltanto trovando una convergenza politica, gettando magari – perché no? – anche le basi di una futura maggioranza, visto che – schermaglie e smentite di facciata a parte – questa legislatura appare ormai agli sgoccioli.

 

David Oddone

(La Serenissima)