San Marino. Legge IVG più difficile di un parto, ma alla fine il risultato politico è arrivato … di Alberto Forcellini

Era difficile credere alle proprie orecchie. Toni da guerra fredda sul dibattito generale per la legge sull’IVG. Una guerra di barricate scatenata dalla relazione di minoranza pronunciata da Guerrino Zanotti (Libera), che avrebbe dovuto contemplare anche le posizioni di quei partiti e di quei Consiglieri di maggioranza che si erano schierati a favore del referendum e che invece ha scontentato gli uni e gli altri. Forse più pacata, ma non troppo, la relazione di maggioranza di Manuel Ciavatta (DC) che comunque contemplava solo parte della maggioranza e qualche altro Consigliere di altre forze politiche.

Sta di fatto che, dopo una sede referente avvenuta in Commissione IV, in cui la politica era riuscita a dare una grande prova di maturità votando all’unanimità gli articolo dal 3 in poi, si è tornati alla bagarre ideologica, settaria, pregiudiziale e sterile perché la guerra in sé per sé non porta a nulla.

Quasi cadute nel vuoto le considerazioni del Segretario agli Interni Elena Tonnini, che con i colleghi Ciavatta e Ugolini, si era presa il compito di dare concretezza all’esito referendario traducendolo in legge. In pratica, che il testo fosse funzionale e applicabile anche senza ulteriori interventi dell’Aula. Perciò veniva stabilito che l’IVG fosse garantito dall’ISS anche grazie a convenzioni con strutture private interne ed esterne. Questo per superare il problema dell’obiezione di coscienza, che in molte strutture italiane impedisce l’accesso alla 194.

Compito della delegazione del governo non era di fare una legge per cambiare il Paese – ha sottolineato il Segretario Tonnini – che è già cambiato. Il governo è semmai stato chiamato a tutelare il diritto del Paese di cambiare nella direzione indicata dalla cittadinanza, secondo il principio di libertà di scelta.

Spesso l’Aula ha dimenticato l’obiettivo del rispetto della volontà popolare, che ha dimostrato in maniera determinata e inequivocabile, al di là degli schieramenti e perfino al di là della fede religiosa, di voler uscire dal Medioevo riconoscendo alla donna la libertà di scelta sul proprio corpo. Qualcuno si è perfino azzardato a paragonare questa libertà con la questione dei vaccini e la gestione della pandemia, dimenticando che le emergenze di salute a livello nazionale, o meglio mondiale, sono di ben altra natura.

Aida Maria Selva (Pdcs): “Nessuna volontà popolare può giustificare la soppressione della vita“. Daniela Giannoni (Rete): “Negli emendamenti sta la differenza tra una buona legge e una legge che mette i paletti“. Sono solo due esempi dell’orientamento delle due fazioni: l’una intransigente sui principi, l’altra disposta a trovare una mediazione. Tra i grandi nodi: la difesa della vita sin dal suo inizio e l’IVG come extrema ratio, sull’altro fronte l’affermazione dello stato laico, tutti espressi nell’articolo 1, dove vengono esplicitate le finalità della legge. Tutti depennati, dopo una mediazione durata ore e ore, poi tradotta in un emendamento firmato da 39 Consiglieri (occorre la maggioranza qualificata per modificare quanto è stato approvato in sede referente). Ciò nonostante, la querelle tra le parti non si è calmata. I mediatori accusati di aver lavorato al ribasso. Critiche (ma anche apprezzamenti) a Gerardo Giovagnoli (PSD) che invece ha fatto notare: “L’emendamento è stato concordato da tutti e andrebbe sostenuto da tutti” ricordando quindi che San Marino si rifà al Consiglio d’Europa e alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo per le dichiarazioni di principio, nonché ad una legge di rango superiore qual è la legge n. 59/74.

Altro scoglio: il consultorio. Che una parte voleva obbligatorio mentre l’altra voleva un accesso libero e non vincolante. La mediazione è stata trovata nel renderlo obbligatorio, perché comunque ogni prestazione sanitaria (qual è appunto anche l’IVG) ha procedure e protocolli che devono essere rispettati, ma prevedendo la sola presenza di personale ISS non obiettore di coscienza. Accesso precluso a qualsiasi associazione o soggetto privato contrario all’IVG. Quindi una struttura per accompagnare la donna nella sua scelta con tutte le informazioni necessarie e personale qualificato.

Tutto il resto è scivolato via abbastanza agevolmente e velocemente. Dopo quasi tre giorni di lavori, la legge è stata approvata con una votazione che ha rispecchiato le profonde divisioni dell’Aula: 32 sì, 7 no, 10 astenuti.

Nessuno ha cambiato la propria idea, ma per una volta la politica ha dato dimostrazione di essere vicina al Paese. Le donne sammarinesi oggi hanno uno vero strumento che le tutela in una scelta che è sempre molto complessa, spesso difficile, grazie ad una legge che ha delle particolarità innovative e molto avanzate, di cui riparleremo.

a/f