San Marino. Legge sull’editoria. David Oddone intervista l’Avv. Andrea Belluzzi, consigliere Psd

Andrea BelluzziQuali gli elementi positivi della nuova legge sull’editoria?

“Tale Progetto di Legge ha lo scopo di promuovere e tutelare il pluralismo dell’informazione a San Marino, andando a colmare un vuoto normativo esistente da diversi anni. Si tratta di un intervento normativo più volte sollecitato dagli operatori del settore e oggetto di un’Istanza d’Arengo accolta, nel gennaio 2013, dal Consiglio Grande e Generale. Per la prima volta viene riconosciuta, a San Marino, la professione di Giornalista. Tale qualifica si potrà ottenere attraverso un percorso formativo abilitante alla professione e previo superamento della prova di idoneità. E’ prevista, inoltre, l’adozione di un Codice Deontologico da parte degli operatori dell’informazione. Si tratta di un documento contenente le norme etiche, i diritti e i doveri e le sanzioni applicabili agli operatori dell’informazione nel caso di violazioni dei doveri deontologici.’ Finalmente, si affronta la regolamentazione di una professione che è divenuta sempre più importante e sensibile nella società sammarinese; ed in futuro lo sarà ancor di più. Si norma in un testo unico l’accesso ed il tirocinio alla professione, si ribadiscono i diritti e si tracciano i confini delle responsabilità, come è in tutte le professioni. Si inseriscono i limiti alla concentrazione delle testate e della raccolta di pubblicità, si obbliga alla trasparenza delle proprietà”.

Quali quelli negativi?
“Non mi è piaciuto lo “scontro” che si è voluto alimentare. Vi è stato confronto, dialogo, discussione. Abbiamo sottolineato che a differenza di altre libere professioni, quella del giornalista e degli operatori nel settore dell’informazione, sono molto più delicate e sensibili in quanto si devono contemperare i diritti di operatori e fruitori ad informare, il diritto all’accertamento dei fatti e della verità, con i relativi doveri. E’ stata criticata la scelta di un organismo non autonominato dagli operatori ma dalla politica. La ragione sta qui, non è contrasto ad una casta ne esercizio di autorità, ma garanzia di scelte a tutela dei predetti diritti fatta attraverso i rappresentanti dei concittadini. La norma contiene anche l’istituzione della Consulta che è un organo a cui aderiscono tutti gli operatori dell’informazione e a cui sono affidati compiti di “autotutela” tra cui l’elaborazione e l’approvazione del Codice Deontologico”.

Quali emendamenti proporrebbe?

“Un emendamento per la formazione professionale ed un aggiornamento continui, come per tutte le libere professioni, obbligatoria, fatta non solo con i colleghi italiani ma anche stranieri. Un secondo emendamento per incentivare a dichiarare la propria posizione politica, come già fanno alcune testate americane. Un terzo emendamento che inasprisca maggiormente la divulgazione di copie non autorizzate delle pubblicazioni . Mi auguro che con i decreti attuativi e le deleghe concesse dalla legge, una volta portata a regime la norma, si facciano anche questi tre passi avanti”.

Quale potrebbe essere una legge di riferimento interessante e perché?

“Vorrei una legge che dichiarasse le telecomunicazioni un bene primario, sensibile, sia per garantire l’effettivo esercizio della libera autodeterminazione delle persone si per garantire l’effettivo esercizio alla libera informazione. Gli operatori privati devono avere il diritto ad operare in questo contesto e con queste premesse come coloro che insieme allo stato, si impegnano a garantire questi diritti. In fondo è così anche con la stampa, il diritto all’informazione, corretta trasparente è un bene primario per la stessa sussistenza della democrazia”.

David Oddone, La Tribuna