Quali gli elementi positivi della nuova legge sull’editoria?
“Sono molto pochi. Unico fattore rilevante, a mio giudizio, è che dopo anni di discussione di colma un vuoto normativo per ciò che concerne la professione di giornalista. A oggi, di fatto, si è operato in assenza di norme professionali nel settore e i professionisti del settore in molti casi si sono iscritti all’ordine dei giornalisti italiano. Ci sono state situazioni non molto edificanti per ciò che concerne i diritti dei lavoratori e con la nuova normativa, se sarà approvata, ci sarà un contratto unico del settore. Tuttavia ritengo che il modello scelto non sia adeguato per la realtà sammarinese. Molti dei professionisti del settore dell’informazione come ho ricordato pocanzi sono già iscritti all’ordine dei giornalisti italiano e il rilascio della press card sammarinese si aggiungerà allo status di giornalista professionista già riconosciuto nella Repubblica d’Italia”.
Quali quelli negativi?
“Purtroppo sono molti e lo dico a malincuore. Il settore dell’informazione è di vitale importanza per uno stato e Unione per la Repubblica si sarebbe aspettata molto di più dal progetto di legge. La norma che nelle prossime settimane approderà in Consiglio Grande e Generale per l’esame finale è troppo complicata, aggiunge alla Commissione di vigilanza altri due organismi, la Consulta e l’Autorità con ruoli molto rilevanti sul settore dell’informazione, mescolando editori con professionisti e ponendo tutto sotto il controllo della politica. Capisco le perplessità del Segretario di Stato per l’Informazione Iro Belluzzi a adottare tout court una normativa con un ordine professionale come accade in Italia e in altri paesi. Tuttavia la strada intrapresa è un ibrido, con numerose contraddizioni che temo potrà avere ricadute su un settore che è relativamente giovane nella Repubblica di San Marino. Anche nel dibattito in molti si sono dimenticati che il settore dell’informazione a San Marino fino a qualche hanno fa di fatto non esisteva. Non c’erano quotidiani editati in San Marino, non c’erano emittenti radio televisive, l’informazione era affidata a pagine locali di testate nazionali e alla stampa di partito. Dagli anni novanta c’è stata una rivoluzione copernicana nel settore con l’arrivo della San Marino RTV e la moltiplicazione delle testate giornalistiche sammarinesi. Negli anni 2000 c’è stata un’ulteriore accelerazione con il web nuove testate on line che hanno vivacizzato il settore. Parimenti diversi imprenditori sammarinesi hanno iniziato a operare nel settore dell’informazione, fino ad allora mai considerato. Sono nate anche nuove professionalità in territorio con tecnici, fotografi, cine operatori e tutto questo è cresciuto senza alcuna normativa specifica. Le legge inoltre legalizza le fotocopie dei giornali, prevedendo una percentuale massima riproducibile; questo aspetto mortifica il prodotto editoriale dei quotidiani a ridotta foliazione che dall’entrata in vigore potranno essere fotocopiati nelle parte essenziali nel pieno rispetto delle norme”.
Quali emendamenti proporrebbe?
“UPR ha presentato decine di emendamenti al progetto di legge in commissione. Qualche piccolo emendamento è stato accolto ma a questo punto il progetto di legge è stato definito in tutte le linee essenziali quindi non ci saranno modifiche rilevanti. La cosa mi dispiace e temi ci saranno ricadute negative anche per gli imprenditori sammarinesi che operano già nel settore. Fra l’altro ricordo che le testate, quotidiani – on line – radio tv, che fanno informazione e non hanno sede a San Marino non ricadono nell’ambito di azione della legge che quindi agirà molto parzialmente nel settore. Faccio un esempio, se una testata sammarinese on line decide di spostare la propria attività all’estero, può continuare a operare facendo informazione, raccogliendo pubblicità a San Marino senza ricadere sotto la normativa sammarinese. Oppure la legge lascia irrisolti alcuni aspetti legati alla raccolta pubblicitaria, escludendo il settore radio televisivo. Ci sono poi anche aspetti legati alla trasparenza dei finanziamenti del settore. Il governo ha inserito elementi importanti, tralasciando aspetti che potrebbero continuare a lasciare opacità nel settore”.
Quale potrebbe essere una legge di riferimento interessante e perché?
“Non c’è un modello di legge di riferimento specifica. Vede, come ho detto al Segretario Belluzzi in Commissione e ai colleghi che rappresentano la maggioranza, personalmente avrei proceduto alcuni passaggi. Avrei evitato la commistione fra editori e professionisti dell’informazione, sarei stato molto attento a come strutturare gli organismi di controllo del settore che non possono essere espressione della politica e in alcuni casi addirittura indicazione del governo. Non avrei introdotto norme e principi spiacevoli per la libertà di espressione mescolando i social network con il giornalismo, introducendo norme per “schedare” i giornalisti esteri a San Marino. Rispetto, ma non condivido la posizione del Governo. Sono rimasto perplesso di fronte alla superficialità con la quale la maggioranza ha affrontato tutta la discussione. Fra i tanti argomenti, molti anche di natura etica e legati alla libertà di espressione, l’unico che ha suscitato l’interesse è stato il ruolo della Commissione di Vigilanza per la programmazione politica nella San Marino RTV. Se questo è il problema più rilevante su una legge del genere, temo che le preoccupazioni di presidio politico del settore dell’informazione siano giustificate. A ciò aggiungo l’ossessione che ha il governo e la maggioranza dei social net- work: non penso che con una legge si possa bloccare anche la libera espressione su questi mezzi”.
David Oddone, La Tribuna