San Marino. Legge sull’informazione: senza una profonda riforma legislativa San Marino rischia di “farsi conoscere” nel mondo come un modello negativo per libertà di stampa … di Enrico Lazzari

Ad evidenziare le prime criticità della Legge 40/2023, nota come “Legge-Lonfernini” sull’informazione, è stata una ripetuta iniziativa di Repubblica Futura, la quale potrebbe aver cercato di “piegare” ai suoi “bisogni” le norme democraticamente più controverse della stessa riforma legislativa oggi a regime.

Come noto, infatti, cavalcando -mi si permetta- il comma 2 dell’art.12 che appare in palese violazione sia di princìpi Cedu che del diritto internazionale (leggi qui), ha presentato una serie di interpellanze che nel loro effetto -a mio parere-, identificabili come parte di una sorta di “guerra” che RF sembra aver voluto sferrare contro queste pagine elettroniche, per essa, forse, scomode…

Enrico Lazzari

Una interpretazione che risulta condivisa nientemeno che dalla Segreteria di Stato all’Informazione, la quale, nella risposta alla seconda interpellanza “fotocopia” depositata da RF su Giornalesm, non esista a scrivere: Premesso che l’iniziativa del 2 dicembre 2024 di Repubblica Futura risulta pressoché identica a quella già presentata alcuni mesi or sono e che a tale interrogazione la Segreteria di Stato ha già risposto; che la reiterazione delle domande, nonostante le risposte già fornite, non solo appare superflua, ma soleva dubbi sulle reali finalità dell’iniziativa che appare più orientata a perseguire scopi politici che non a favorire il miglioramento del sistema informativo o a promuovere trasparenza; che il finanziamento di un soggetto non può essere” confuso con “l’acquisto a prezzi di mercato di spazi pubblicitari” nonché “che il portale denominato Giornalesm risulta operare al di fuori del territorio e della giurisdizione sammarinese, pur riportando in maniera ricorsiva, come numerosi altri portali web, notizie relative alla Repubblica di San Marino…”.

L’interpellanza di Repubblica Futura -sostiene inoltre la stessa Segreteria di Stato- diventa dunque occasione di richiamo a tutte le forze politiche: non si utilizzino questo tipo di iniziative, né gli strumenti consigliari, per colpire, reprimere o zittire stampa, portali, siti, blog o giornalisti…. A queste parole devono necessariamente seguire i fatti, rappresentati, nel caso, da una profonda riscrittura dei punti critici e vaghi della normativa che potrebbe, secondo nientemeno che la Segreteria di Stato, aver trasformato da astratti, teorici in concreti i “pericoli” introdotti con la Legge- Lonfernini” sull’Informazione.

Nei giorni scorsi, come detto, abbiamo evidenziato due di questi aspetti, ovvero l’art.12.2 che quando applicato andrebbe a violare sia i princìpi Cedu che il diritto internazionale in materia territoriale e giurisdizionale; nonché l’Art.3.1 che potrebbe compromettere la libertà di pensiero, di espressione e le garanzie di altri diritti sull’altare dell’interesse e della morale pubblica (leggi qui).

Tutte qui, in questi due articoli le criticità? Purtroppo no. Difatti, se sono queste le più evidenti e “pesanti”, l’intero articolato evidenzia una visione della “libera informazione” per certi versi superata, o, perlomeno, non allineata ai canoni delle democrazie più moderne. E, in ogni democrazia moderna, il diritto all’informazione non deve trasformarsi in un privilegio, ma deve rappresentare una condizione essenziale per garantire la trasparenza, la partecipazione consapevole dei cittadini e la tutela dei diritti fondamentali. L’informazione libera e indipendente, del resto, è la base su cui si regge il confronto pubblico e l’equilibrio tra i poteri. Per questo motivo, qualsiasi normativa che intervenga a disciplinare il settore deve rispettare standard rigorosi sanciti dai più autorevoli organismi internazionali, Cedu e Onu in testa.

Sem dicevo, l’art.12.2 e l’art.3.1 sono i più evidenti nella loro criticità, l’articolato nel suo complesso sembra presentare altri punti “oscuri” che meriterebbero, a loro volta, un urgente e serio intervento del Legislatore. Mi riferisco, ad esempio, all’Art. 5 sul diritto all’oblio, che prevede la possibilità di richiedere la deindicizzazione di contenuti dai motori di ricerca nel momento in cui l’interesse pubblico alla loro diffusione venga meno. Questo principio, pur essendo legittimo in determinati contesti, nella formulazione attuale sembra risultare vago e privo di criteri oggettivi, lasciando troppo spazio a interpretazioni arbitrarie; chi stabilisce quando una notizia ha cessato di avere rilevanza pubblica? 

Il rischio evidente è che questa disposizione possa essere strumentalizzata per eliminare contenuti scomodi, limitando così il diritto di cronaca e la libertà d’informazione.

Non si può ignorare, poi, l’Art. 18, che impone l’obbligo di registrazione per tutte le testate giornalistiche presso l’Autorità Garante. Se da un lato la registrazione può essere efficace nel garantire trasparenza e responsabilità nel settore, dall’altro potrebbe trasformarsi in uno strumento utilizzato nel concreto per limitare l’attività di giornalisti indipendenti e blog di denuncia, escludendoli dal dibattito pubblico con cavilli burocratici. Nella Legge 40/2023, infatti, non sembra chiaro fino in fondo quali organi di informazione o opinione debbano sottostare a questa regolamentazione, né quali siano le eventuali sanzioni per chi non si registra.

Infine, l’Art. 28, che impone alle testate di pubblicare l’elenco dei loro finanziatori sopra una certa soglia di contributo (5.000 euro). Se da un lato la trasparenza è un valore da difendere, dall’altro un simile obbligo potrebbe avere un effetto intimidatorio nei confronti di chi sostiene il giornalismo indipendente. Chi sarà disposto a finanziare una testata scomoda al potere o al potente se il proprio nome dovrà comparire in un registro pubblico, esposto almeno teoricamente a possibili pressioni o ritorsioni?

Appurato che è necessario intervenire in fretta, resta da individuare il come intervenire… A mio parere -ma non solo mio ritengo-, per garantire che San Marino rispetti gli standard internazionali in materia di libertà d’informazione, è necessario intervenire con una riforma totale della Legge 40/2023, mirata a concretizzare senza equivoci o incertezze interpretative alcuni principi fondamentali attraverso disposizioni concrete che vadano realmente e con certezza, a limitare la giurisdizione dell’Autorità Garante ai media sammarinesi, eliminando qualsiasi riferimento a siti web e blog esteri; a ridefinire il diritto all’oblio, introducendo criteri oggettivi per stabilire da chi e quando una notizia può essere rimossa o deindicizzata, garantendo un equo bilanciamento tra diritto alla riservatezza e diritto di cronaca; a eliminare le barriere all’accesso alla professione giornalistica, abolendo l’esame di abilitazione e rendendo il registro dei giornalisti uno strumento facoltativo, anziché un vincolo burocratico; a rendere più flessibile la normativa sulla trasparenza finanziaria, prevedendo soglie più alte per la pubblicazione dei finanziamenti ed escludendo le testate indipendenti di piccole dimensioni da obblighi troppo gravosi o troppo “pericolosi” per la loro sopravvivenza; a semplificare la registrazione delle testate giornalistiche, con regole chiare e senza discriminare i giornalisti indipendenti o le nuove realtà digitali.

Una riforma di questo tipo non solo metterebbe San Marino al riparo da eventuali sanzioni e dispute internazionali, ma garantirebbe un sistema dell’informazione più equo, aperto e pluralista, allineato agli standard delle più moderne democrazie europee.

San Marino ha ancora la possibilità di dimostrarsi all’altezza dei principi democratici su cui si fonda. La riforma della Legge 40/2023 non è un’opzione, ma una necessità per garantire che il Paese non venga additato, in futuro, in un modello negativo, nel mondo, in materia di libertà di stampa.

E, per farlo, come detto, occorre eliminare dalla “Legge-Lonfernini” qualsiasi pretesa di controllo sui media esteri, ridefinire il diritto all’oblio con criteri oggettivi, rendere l’accesso alla professione giornalistica realmente libero e garantire che la trasparenza finanziaria non diventi un’arma di intimidazione. Altrimenti, San Marino rischia di ritrovarsi sotto i riflettori della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo o di altri autorevoli e prestigiosi organismi sovranazionali, con conseguenze che potrebbero “offuscare” non solo il settore dell’informazione, ma l’intero sistema democratico del Paese.

Enrico Lazzari