Egr. Dott. Salvatore Occhiuto,
Le scrivo per chiarire ulteriormente le posizioni che ho espresso nella mia prima lettera a questo giornale, ed anche per contestare alcune sue prese di posizioni che mi sembrano imprecise.
Lei afferma che il Fascismo sammarinese fu completamente parallelo a quello italiano, e la prova di questa asserzione sarebbe l’esistenza di un Fascismo “repubblicano” parallelo a quello della RSI. In realtà, però, è proprio analizzando il Fascismo “repubblicano” sammarinese che si può notare la netta cesura fra San Marino e l’Italia. La creazione di un governo fascista “repubblicano” a San Marino, infatti, fu una semplice scelta “di copertura” per mantenere i buoni rapporti con l’Italia e la Germania in un momento di particolare recrudescenza della guerra. Prova di questo è la presenza, nello stesso governo fascista “repubblicano”, di esponenti antifascisti o comunque rientrati appositamente dall’esilio come Ezio Balducci, e la nomina a Capitano Reggente dell’antifascista conclamato Francesco Balsimelli. Nel periodo “repubblicano” a San Marino ci fu una forma di collaborazione fra esponenti del vecchio regime come Giuliano Gozi ed esponenti antifascisti come Alvaro Casali, questo è spiegato chiaramente nel libro di Giuseppe Marzi che sicuramente avrà letto.
Questa, oltretutto, è la prova che quella di San Marino a Germania ed Italia è stata una vera e propria resistenza. Ovviamente non è stata una resistenza di tipo militare, San Marino non avrebbe mai potuto combattere una guerra contro Italia e Germania e vincerla, ma è stata una resistenza basata sull’astuzia, sull’utilizzo di una gigantesca false flag, sull’esibizione di finta amicizia. Per questo l’ho paragonata alla resistenza sammarinese contro Napoleone, perchè venne portata avanti allo stesso modo. Conoscerà la figura del Capitano Reggente Antonio Onofri, considerato “Padre della Patria” dai sammarinesi, e conoscerà il sistema con il quale egli ha prima cercato l’amicizia di Napoleone per salvare l’indipendenza del paese (San Marino fu l’unico lembo della penisola italiana a non cadere sotto il dominio francese), poi rifiutato tutte le sue offerte di territori (Napoleone offrì a San Marino lo sbocco al mare) per evitare di essere considerato un filo-napoleonico dopo un’eventuale sua caduta, che egli già da uomo lungimirante vedeva possibile. Dopo le guerre napoleoniche, al Congresso di Vienna, questo consentì che San Marino non venisse cancellato dalle cartine insieme ad altri Stati collaborazionisti.
Riguardo all’assurdità del paragone fra Giuliano Gozi e Dimitar Pesev, sinceramente non credo che Lei abbia dimostrato la sua posizione. Quello che afferma della storia di Dimitar Pesev, infatti, non fa altro che avvalorare di più la mia tesi. Giuliano Gozi fu un entusiasta filo-italiano fin da prima del Fascismo, quando partecipò alla Prima Guerra Mondiale come membro degli Alpini, ed anche lui rimase filo-mussoliniano fino al termine della guerra con la sola eccezione del trattamento verso gli Ebrei. Così come avvenne in Bulgaria, anche in Italia la scelta di perseguitare gli Ebrei fu tardiva, perchè il Fascismo, a differenza del Nazismo, non nacque come movimento antisemita. Anche Gozi quindi, come Pesev, si trovò di fronte ad una scelta mostruosa dell’ideologia che da sempre appoggiava, sentendo quindi la necessità, per un richiamo di coscienza, di tenere un comportamento eterodosso. Scelta che, fra l’altro, fu pericolosa per entrambi, visto che comportava la conseguenza di mettersi contro i nazifascisti essendo già, ovviamente, anticomunisti da sempre.
Dott. Leonardo Maga
