L’esito di queste elezioni ha generato un grande caos. Le riflessioni di rito che tutti si attendono all’alba di una nuovo Governo hanno lasciato il posto ad una inopportuna e poco comprensibile resa dei conti nei partiti usciti sconfitti dal confronto elettorale.
Il mio partito, il Partito Socialista, non è stato esente da questa situazione caotica che ha condotto alle dimissioni del nostro Segretario.
Tuttavia questo momento ci ha permesso di effettuare una profonda autocritica, considerando che è ormai chiaro che le organizzazioni partitiche tradizionali non siano riuscite ad intercettare il consenso del paese e su questo, forse, c’è da farsi qualche domanda.
Non essere riusciti a sintonizzarci sul gradimento degli elettori ci da il segnale preciso che è ora di cambiare modo e metodo di fare politica.
Auspico sinceramente che il mio partito possa riprendersi il ruolo che gli spetta, ovvero quello di partito riformista, anche all’opposizione possiamo e dobbiamo agire per portare le istanze della gente che comunque ci ha sostenuto.
E’ giunto il momento di cambiare il nostro modo di fare politica, occorre tornare tra la gente per comprenderne i bisogni e le esigenze.
Non possiamo più pensare che fare politica sia un lavoro ma piuttosto dobbiamo avere la consapevolezza che fare politica sia una missione.
Nella sostanza non contano i volti ma le energie da investire per cambiare verso nel modo di fare politica.
Questa forza di cui parlo non deve essere usata per promuovere scissioni o separazioni, al contrario deve essere profusa per aggregare tutte le persone di buona volontà e di sani principi politici che si sentano di convivere gli ideali di un partito riformista come noi siamo e volgiamo essere.
Alessandro Mancini, Partito Socialista