San Marino. Lettera aperta agli amici del PDCS….di don Gabriele Mangiarotti

Scrivo ad amici, per un servizio e un amore all’esperienza di coloro che cercano il bene comune, nella certezza che le parole tra amici possono suscitare un dialogo che porti i frutti desiderati del bene per cui tutti ci muoviamo.

Ho letto il Comunicato Stampa del PDCS a proposito delle elezioni in Polonia. E mi sono chiesto le ragioni di tanta tempestività, mentre riguardo ad altri argomenti pare calata una coltre di silenzio: sono tre settimane che ho chiesto al Segretario agli Esteri un confronto, a partire dalla situazione nell’Artsakh (Nagorno-Karabakh), per pensare a San Marino come luogo per una Conferenza di Pace, senza il minimo riscontro. Abbiamo visto l’opposizione all’Istanza di Arengo sul consenso informato rivolto ai genitori delle scuole per quanto riguarda le informazioni su temi «eticamente sensibili», e il silenzio riguardo a scelte scolastiche come minimo inopportune.

Mi ha confortato leggere quanto l’amico Luca Volontè ha scritto sulle stesse elezioni polacche:

«Cosa imparare dal voto polacco, stante i dati dei sondaggi di oggi?

Possiamo trarre almeno tre insegnamenti.

— Uno, quando le pressioni internazionali, le istituzioni europee e le lobbies abortiste, LGBTI e liberal mettono gli occhi su una nazione cristiana, prima o poi, come accaduto con l’Irlanda, la fagocitano.

— Due, i sistemi elettorali non sempre premiano coloro che raccolgono la maggioranza dei voti e talvolta, come sta avvenendo anche in Spagna, premiano i perdenti a scapito della volontà popolare.

— Tre, i conservatori del PiS non hanno voluto guardare al cambiamento sociale e culturale in corso nel paese soprattutto tra i giovani. Per certo, senza il governo dei conservatori in Polonia, il disegno omologatore e centralista di Bruxelles e le lobbies abortiste ed LGBTI saranno facilitate nel loro disegno di conquista.

[https://lanuovabq.it/it/polonia-verso-un-governo-omologato-a-bruxelles]»

Mi hanno fatto riflettere le considerazioni di Rodolfo Casadei, sempre sullo stesso tema:

«Piattaforma civica si presenta come partito di centrodestra ed è affiliata al Partito popolare europeo (Ppe), ma in realtà è un partito di centrosinistra con un programma decisamente laicista; i potenziali partner di governo sono i centristi di Terza Via, che è una coalizione fra il già citato Partito popolare polacco e la nuova formazione Polonia 2050 (che aderisce a Renew Europe, il gruppo politico liberale europeo egemonizzato dal partito di Emmanuel Macron e al quale prendono parte gli italiani Azione e Italia viva) e Lewica, cioè la sinistra polacca, quella dai cui ambienti sono state lanciate le accuse di copertura di preti pedofili contro Giovanni Paolo II e che ha definito la beatificazione della famiglia Ulma, massacrata nel 1944 dai nazisti per avere nascosto ebrei perseguitati, una manovra della Chiesa cattolica per convogliare voti sul PiS.

[…] Sui “diritti Lgbt” e sulla magistratura l’eventuale governo Tusk si allineerà al mainstream del pensiero unico europeo, ma su altre materie di rilievo non si discosterà dalle decisioni del precedente esecutivo. Se a Bruxelles pensano che la “nuova” Polonia aprirà le porte alla redistribuzione dei migranti richiedenti asilo e toglierà il blocco all’importazione dei prodotti agricoli ucraini, si sbagliano di grosso. Su queste materie, che toccano da vicino l’elettorato, il braccio di ferro fra Varsavia e Bruxelles proseguirà. Sono polacchi, non sono stupidi. [https://www.tempi.it/polonia-elezioni-tusk-bruxelles/]».

Frettoloso interventismo e silenzio assordante. Tra l’altro, alla Messa per l’insediamento dei nuovi Capitani Reggenti, il Vescovo aveva posto l’accento sulla grave situazione degli Armeni cacciati dalla loro terra (1), anche se poi l’informazione su questo argomento è stata assai avara.

Credo che, in vista delle prossime elezioni politiche in Repubblica, l’attenzione maggiore dovrebbe essere rivolta alla riscoperta e valorizzazione della nostra identità, che ha nel santo fondatore e patrono un limpido esempio di bene comune. La difesa di ogni uomo, il valore della famiglia, la giustizia nelle relazioni interne ed internazionali, la promozione del lavoro e la protezione delle fasce più deboli, la questione femminile… sono tutte emergenze alle quali la nostra lunga tradizione può dare una risposta positiva. Senza dimenticare che proprio la nostra «piccolezza» è una risorsa (non dimentichiamo come il mondo intero ha guardato al nostro Referendum sull’aborto) e quindi una responsabilità. La crisi mondiale di fronte alla quale stiamo tutti potrebbe dalla nostra creatività trarre suggerimenti per un cammino di giustizia.

Non credo che l’accodarsi alle posizioni dell’UE sia la soluzione migliore.

don Gabriele Mangiarotti

(1) “Ricordo, a proposito di giustizia, il giudizio del Papa: «Guerre, attentati, persecuzioni per motivi razziali o religiosi, e tanti soprusi contro la dignità umana vengono giudicati in modi diversi a seconda che convengano o meno a determinati interessi, essenzialmente economici. Ciò che è vero quando conviene a un potente, cessa di esserlo quando non è nel suo interesse. Tali situazioni di violenza vanno moltiplicandosi dolorosamente in molte regioni del mondo». Siamo tutti scossi dalla tragedia dei migranti e ora voglio ricordare un’altra tragedia che ferisce il cuore degli uomini, e dei cristiani in particolare: è la sorte di migliaia e migliaia di Armeni che sono scacciati dalla loro terra per rifugiarsi nell’Armenia. Non ho le competenze che hanno Loro [gli ambasciatori i politici presenti (ndc)] per orientare la riflessione così delicata, tocca rapporti internazionali, ma penso agli uomini, donne, bambini e agli anziani. Viene davvero da chiedere giustizia per loro, la cui vita e storia vale certamente di più che qualsiasi progetto politico e di qualsiasi vantaggio economico.”