
Riceviamo e pubblichiamo
Gentile Direttore, sono un suo attento lettore ed un fiero cittadino di questa Repubblica.
Leggendo le oltre 230 pagine della relazione prodotta dalla Commissione d’Inchiesta la mia mente è tornata al 2015.
Quando l’imprenditore Lucio Amati, in un’afosa estate del 2015, come Lei oggi ha giustamente ricordato, rappresentava con disarmante e pungente lucidità lo stato dei rapporti tra l’Ingegner Grandoni, Daniele Guidi, Stefania Lazzari e il Commissario della Legge Buriani (chiamato amorevolmente “Albertino” dallo stesso Amati).
Una voce, quella di Amati, ai tempi ascoltata da molti , creduta da pochi, derisa da tanti.
Non poteva, d’altronde, essere diversamente
Erano, infatti, gli anni dell’impetuosa e robusta iniziativa del “pool” guidato proprio da Buriani contro le malefatte della politica e dei politici del “Conto Mazzini”.
Gli stessi politici (giusto per intenderci) su cui, ad oggi, lo stesso Buriani non ha mai smentito le tante voci e memorie depositate in tribunale circa presunte cene e rapporti di amicizia avvenute e intrattenute anche nel periodo in cui pare li stesse indagando.
Così come non ha, ancora, provveduto a smentire il contenuto dei verbali del Consiglio Giudiziario in cui emerge una gestione – sul processo Mazzini – a dir poco anomala.
Dettagli , qualcuno dirà, peccato ci sia in gioco lo Stato di Diritto.
Amati, però, era tacciato di essere un visionario magari accecato dalle vicende giudiziarie che lo colpirono.
D’altronde erano gli anni in cui “Albertino” agiva imperterrito in azioni di ripulitura del sistema nonostante, dalle foto e degli atti emersi ieri in aula, fosse invece già introdotto in frequentazioni discutibili (non solo per il Suo ruolo di magistrato) ma anche per il tenore delle attività portate avanti dagli amici vacanzieri.
Siamo umani, ci sono debolezze e fragilità anche comprensibili.
La vita “monastica” e “francescana” che si raccomanda ad un magistrato non è invidiabile specialmente in una realtà di 30 mila anime.
Ma, qui, nel caso di “Albertino” ci pare che la situazione sia stata drammaticamente fuori controllo.
C’erano rapporti che definire di amicizia, o di mera condivisione di deliziose crostate, è pari a sminuirli.
Si arrivava, difatti, alla condivisione e successiva attuazione – tramite il proprio ruolo – di piani di eliminazione di avversari (o meglio di possibili competitor) potenzialmente ostili al gruppo degli amici vacanzieri.
E lo si attuava, da quel che ci dice UNANIMEMENTE la Commissione, con l’apertura e la chiusura di fascicoli a seconda delle convenienze.
Con l’emissione di avvisi di garanzia, con arresti e con “pizzini” per riportare a miti consigli chi era ostile (e magari faceva solo il proprio dovere) al piano degli amici vacanzieri di Albertino.
Quanto emerso getta una luce sconfortante sul nostro tribunale e sulla serenità ed imparzialità con cui si è mosso in questi anni.
Ponendo drammaticamente in discussione l’intero operato del Commissario Buriani.
D’altronde, questa volta, “carta canta”.
Dal 2007, vi sono conferme – addirittura con foto – dell’esistenza di rapporti collaudatissimi con il gruppo di potere oggetto della relazione d’inchiesta.
Non vorremmo essere nei panni del neo Magistrato Dirigente che, forte della Sua credibilità ed autorevolezza, non sarà certamente indifferente rispetto a tutto questo.
Confido, e con me credo la stragrande maggioranza dei cittadini onesti di questo Paese, che data l’autorevolezza ed il prestigio che tutti gli riconoscono, che il neo Dirigente Voglia finalmente fare pulizia ed ordine all’interno del Tribunale ricostruendo una Giustizia finalmente giusta, imparziale ed indipendente, degna di un Paese civile.
Fuori dal Tempio del Diritto corrotti, corruttori, faccendieri e politicanti in cerca di conferma. E’ ora della pulizia e del decoro.
Ne abbiamo bisogno. Ne ha bisogno San Marino.
Un affezionato lettore