San Marino. Un lettore ci segnala un gravissimo e scorretto comportamento della FSP – Federazione sammarinese pallacanestro

Riceviamo e pubblichiamo:

”Buonasera direttore, le volevo segnalare un comportamento scorretto da parte della federazione sammarinese pallacanestro nei confronti di mio figlio.

Premessa: mio figlio soffre di ADHD, ovvero una sindrome da deficit di attenzione ed iperattività. Nonostante questo va molto bene negli studi, e da qualche anno si è appassionato al basket.

Nel primo anno di corso tutto bene. Qualche piccolo episodio di escandescenza da parte di mio figlio, che fatica a contenere le emozioni, ma nulla di grave.

Abbiamo sempre chiesto scusa per questo. Arriviamo ora al secondo anno ed iniziano le partite. Andiamo a fare il certificato medico alla UOC medicina sportiva, ed il dottor Benedettini molto gentilmente, visto un problema di sovrappeso di mio figlio, mi fa un certificato non agonistico dove attesta che mio figlio si può allenare ma che non è idoneo alle partite. Presentiamo questo certificato all’allenatore ed all’inizio tutto bene.

Dopo poco però iniziano a dire che il certificato non è valido e che mio figlio per allenarsi ha bisogno di un nostro consenso firmato, in cui esoneriamo la FSP da ogni responsabilità. Accettiamo subito, ed aspettiamo che ci venga dato questo foglio da firmare. Però il foglio non arriva e mio figlio arrivato all’allenamento viene fatto stare in panchina tutto il tempo.

Chiediamo spiegazioni e ci dicono che il foglio non si può fare, ma che dobbiamo fare noi un certificato “dettagliato” in cui si specifica che attività può fare e per quanti minuti. Contatto allora di nuovo la medicina sportiva, ed il dottor Benedettini mi spiega che il suo certificato è già più che sufficiente, ha piena validità legale, e si rende disponibile a spiegare tutto al direttore della FSP.

Provo allora a contattare la FSP al telefono, senza risultato, ed allora scrivo una mail dove spiego il tutto. Lascio anche tutti i riferimenti per contattare la medicina sportiva. Nessuna risposta. L’allenamento successivo ci viene ancora negato, e ci viene detto dall’allenatore che loro con il medico sportivo non ci vogliono parlare.

Tutto ciò unito al fatto che, a differenza dei suoi compagni di squadra, a mio figlio non è stata nemmeno consegnata la divisa a distanza di mesi dall’inizio dei corsi, mi ha fatto pensare che fosse “non desiderato”.

Decidiamo quindi a malincuore di ritirarlo, ed ovviamente lui ci rimane male. Anche io e mia moglie siamo amareggiati, ma insistere non sarebbe stato positivo poiché mio figlio si sarebbe trovato in mezzo ad una situazione di ostilità. Non rimane ora che cercare un altro sport, sperando di trovare qualcosa di altrettanto completo come il basket, ma con alle spalle una federazione più aperta.

Cordiali saluti, un suo affezionato lettore.”