Torno dalla vacanza in Thailandia con mia moglie, che mi sono regalato per i miei 60 anni, e cosa trovo? Mia figlia che mi mostra il documento del Tribunale, in cui si dice che sono tra gli indagati per le vicende di Aeradria. E questo senza che prima mai nessuno dalla Procura mi avesse mai interrogato o anche solo chiesto delle informazioni…». Non era il regalo’ che si aspettava Nando Fabbri, ex presidente della Provincia, finito sul registro degli indagati insieme a Gnassi, Vitali, Ravaioli e altri con l’accusa di associazione a delinquere, truffa e altri reati. Fabbri, dica la verità: possibile che lei non sapesse di essere nel mirino dei magistrati? «Assolutamente no. Non mi hanno mai chiamato a parlare, né mi hanno chiesto informazioni o notizie dalla Procura. Non so nemmeno ancora, a dire il vero, su quali atti specifici stiano indagando riguardo al sottoscritto. Eppure mi ritrovo sott’inchiesta addirittura per associazione a delinquere. Ne faccio anche una questione di forma: perché non interpellarmi visto le gravi accuse che mi si contestano? La forma è anche sostanza, in questioni come queste». Ieri il procuratore capo di Rimini, Paolo Giovagnoli, ha sottolineato come uno dei nodi centrali dell’inchiesto sia l’uso spericolato’ dei soldi pubblici per coprire i buchi di Aeradria. Come i finanziamenti erogati dagli enti pubblici per marketing e promozione, poi usati per pagare i debiti con Ryanair. «Tutti i finanziamenti della Provincia venivano decisi attraverso un piano annuale, e passavano in consiglio, con ampi dibattiti a riguardo. Abbiamo fatto atti pubblici seguendo a nostro parere tutte le norme». Lei è uno degli amministratori che ha firmato le famose lettere di patronage per far ottenere ad Aeradria i finanziamenti da parte delle banche. «Ne ho firmata una, dopo la consultazione con i tecnici e l’approvazione in consiglio provinciale. Anche qui vale lo stesso discorso: nessuno ha fatto nulla di nascosto». La Procura la pensa diversamente. E vi accusa di associazione a delinquere e truffa. «Ecco, l’assurdità di tutta questa storia è che alla fine viene fuori di noi un’immagine distorta, come se avessimo formato una cupola’ criminale. Ma stiamo scherzando? Quello che abbiamo fatto, lo abbiamo fatto per salvare l’aeroporto. Tra l’altro, quando ho lasciato la Provincia, Il Fellini’ navigava in buone acque. Il bilancio del 2008 approvato nel maggio 2009 dava buoni risultati, sia in termini di passeggeri sia nel conto economico (in realtà c’era stato un calo del 12% di passeggeri, e una perdita di 411mila euro, ndr). Come affronta l’inchiesta a suo carico? «In questo mare di tristezza, resta la fiducia nei magistrati che hanno preso l’indagine. La loro competenza ed esperienza è un motivo di garanzia per tutti, a partire dai cittadini che hanno il diritto a capire dove si è sbagliato e chi ha sbagliato». Il Resto del Carlino
