“Non è possibile accettare che tutto vada alla rovina e alla malora”.
Così Romeo Morri che ricorda come “solo pochi mesi fa critiche, falsità, ipocrisie, sciocchezze e meschinità erano contro di me”. Morri, da ex segretario di Stato alla Cultura e Pubblica istruzione si rivolge quindi all’attuale segretario di Stato, Giuseppe Maria Morganti, e gli ricorda, come associazione Araba Fenice che “il paese vuole delle risposte”, insistendo con il segretario Morganti affinché abbia “il coraggio e l’onestà intellettuale di rispondere”.
“Quanti sono – chiede Morri come prima domanda riguardante l’Ateneo sammarinese – gli iscritti al primo anno accademico della facoltà di Tecno Designe? È vero che sono circa la metà rispetto al passato? Quanti sono gli iscritti alla facoltà di Ingegneria civile e gestionale per il primo anno accademico? È vero – aggiunge – che sono solo poco più di una dozzina?”.
Poi passa alle domande sulla scuola e chiede: “Quante ore sono state tolte per i sostegni nella scuola sammarinese di ogni ordine e grado? Quanti studenti si sono iscritti fuori San Marino a lilvello di scuola media e di scuola superiore?”.
Infine una domanda sulla nota mostra dedicata a Leonardo: “Quanto ci ha rimesso lo Stato?”. L’ex segretario Morri lamenta poi il “tentativo di distruggere l’Università, la scuola e la cultura a causa dei continui tagli” e quindi afferma: “Ripeterò questi concetti fino alla noia e ribadirò che i saperi e le conoscenze sono alla base dello sviluppo del paese e del futuro”. “Troviamo questo – ribadisce – solo nella scuola, nell’università e nelle nuove tecnologie. Non si può accettare che la cultura, la scuola e l’università siano il fanalino di coda del governo”.
Morri poi prende a prestito una frase di Daisaku Ikeda, un insegnante buddhista giapponese e terzo e attuale presidente della Soka Gakkai International e si rivolge ai sammarinesi: “Ci dobbiamo far ascoltare, dobbiamo esprimere a voce alta ciò in cui crediamo, quando la gente affermerà con audacia le proprie convinzioni, senza mai perdere l’ottimismo e il senso dell’umorismo, cambieranno i tempi. Non c’è bisogno di reprimersi quando si tratta di parlare per la giustizia. Esitare in simili circostanze sarebbe un errore”.
Morri poi termina con un invito: “È ora che il governo, visto il fallimento totale, vada a casa”.
San Marino Oggi