Libera v/s Denise Bronzetti, o Denise Bronzetti v/s Libera? In ogni caso è un conflitto tutto a sinistra. L’ennesimo. Ma sempre nella tradizione di una dannazione della sinistra cominciata in Italia durante il famoso congresso del 1921, quando il partito socialista italiano appena uscito stravincitore dalle elezioni (aveva ottenuto più della metà dei seggi parlamentari) si spaccò in tre filoni, uno dei quali generò il PCI. Ma la spaccatura diede fiato ai fasci di Benito Mussolini, che fino a quel momento non avevano avuto spazio, e sappiamo come andò a finire.
Anche a San Marino il PCS fu per anni il secondo partito dopo la DC, riuscì ad avere fino a 18 Consiglieri. Il PSS era il terzo. Ma negli ultimi 30 anni è stata una sequela infinita di scissioni e ricomposizioni, tanto da perdere perfino il nome e forse anche l’identità.
C’è ben poco di sinistra in quello che sta facendo Libera, erede di SSD, a sua volta costola del PSD, derivato dal PPDS, da cui erano nati SU, RC, Zona Franca e perfino i Pizzaioli. Il tutto affiancato dalle scissioni e dalle fusioni anche in casa socialista. Così tante che si rischia di perdersi nei meandri della storia. C’è poco di sinistra anche in Denise Bronzetti, nata e cresciuta in area socialista, eppure capace di trattare con Grandoni per cercare di costruire la famosa maggioranza dei 31, fallita a vantaggio del progetto di Arengo e Libertà. Che riuscì a formare il governo con la DC, Alleanza Popolare e un po’ di partitini.
Tutte storie tornate a galla con la famosa relazione su Banca CIS, la quale ha alzato il velo dell’omertà sulle vicende degli ultimi 10 anni che hanno portato un gruppo di potere esterno, ben fiancheggiato all’interno, ad occupare, negli ultimi tre anni, i gangli centrali delle istituzioni e del sistema economico e finanziario. Fino a portare San Marino sull’orlo del default.
Libera, erede di SSD e C10, era nel precedente governo e nella precedente maggioranza. Molti dei suoi vertici oggi in Consiglio, sono esattamente quelli di prima: sanno perfettamente cosa hanno fatto e quali danni hanno portato le loro azioni, anche se non lo ammetteranno mai. E allora perché accanirsi contro Bronzetti con un improbabile processo alle intenzioni?
Una chiave di lettura ce la dà il tribunale. Anzi due. Una delle quali è relativa alle notizie giornalistiche sulle indagini del famoso “caso Titoli”. Sottolineiamo giornalistiche in quanto non ci sono fonti inoppugnabili, né documentazioni ufficiali. Tant’è vero che il governo ha dato mandato all’Avvocatura di verificare i documenti per valutare il ricorso ai risultati della fase di inchiesta. Nel governo attuale ci sono partiti e personaggi che sul “caso Titoli” hanno pagato un prezzo molto salato, anche in termini personali. In Libera, ci sono personaggi e partiti che all’epoca erano nella stanza dei bottoni, insieme ad RF. Magari non hanno responsabilità penali, ma la responsabilità politica di quello che è successo, è davvero molto grave.
La seconda chiave di lettura sta nel nuovo clima del tribunale, finalmente riappacificato (almeno all’apparenza), riordinato e riorganizzato secondo le leggi vigenti (non con le forzature e gli strappi fatti dal passato governo). Il merito è tutto dell’autorità e della professionalità del nuovo dirigente Giovanni Canzio, che è stato capace di licenziare i lavori del Consiglio Giudiziario in poco più di un’ora, con risultati ineccepibili. Una bella differenza da quando c’era Guzzetta! Ma questo, ovviamente, non piace a tutti.
E allora, per tornare alla nostra storia di sinistra: non è per caso che si alza il fumo sulla Bronzetti per distogliere l’attenzione da altre storie? Inducendo un po’ tutti a guardare il dito e a non vedere la luna?
a/f