San Marino. Libera perde un’occasione. NPR la raccoglie. Chi scalza più questa maggioranza? … di Alberto Forcellini

Esaurito il Consiglio, potrebbe sembrare che siano stati esaminati tutti i livelli di lettura della cronaca politica, anche alla luce dei vari comunicati che ne sono seguiti. Ma oltre alla lettura piana, quella letterale, quella allegorica e sensoriale, ci potrebbe essere anche una lettura anagogica, che dà un altro senso ai fatti.

Partiamo dal comma giustizia. Molto dibattuto in realtà, dove la relazione del presidente Canzio si è andata a sommare all’ottimo giudizio del Greco. Libera avrebbe potuto cogliere la palla al balzo e rivedere la sua impostazione estremamente critica sull’argomento riconoscendo un percorso che prima di tutto rende merito al Paese e ne magnifica la sua immagine a livello internazionale. Il successo c’è, ed è innegabile. Avrebbe potuto essere condiviso anche da chi non aveva fatto nulla.

L’impostazione politica del gruppo viene affidata a Vladimiro Selva, che invece si assesta sulle posizioni di Nicola Renzi che, sulla “terra da ceci in tribunale” sta facendo una battaglia sempre più accanita, se possibile. Gli altri Consiglieri di Libera si accodano, ma evidenziano due cose. Uno: sembrano dimostrare che, in tema di giustizia e di tribunale, si sono spinti talmente oltre nella passata legislatura da non riuscire più a tornare indietro. Due: una posizione così intransigente li allontana ancor di più dal PSD e da ogni tentativo di ricomposizione della sinistra. A nulla è valso il tentativo di recuperare questo errore politico con un comunicato (postumo) sul Greco. Ormai l’occasione è persa.

Forse un poco più esperti, o più smaliziati, quelli di NPR vedono cosa sta succedendo, ne traggono le conseguenze e ricompattano le file sul progetto fondativo, si danno un’organizzazione interna e pongono rimedio a quella pluralità di anime che ha sempre movimentato la lista. Ergo: NPR chiude Libera fuori dalla porta e dà una risposta forte a tutta quella sinistra frastornata e confusa dalla vicenda Ciacci. Mentre lui imperterrito e agguerrito continua a proseguire sulla strada del “come non fosse successo nulla”.

Le dichiarazioni del capogruppo NPR e la nota ufficiale diramata alla stampa, lasciano intravvedere come l’occasione sia stata colta al volo e portata a favore della lista.

Uno a zero, palla al centro. Cioè nelle mani della maggioranza, che ci fa su una ragionata e, nonostante le differenze di provenienza e di percorso, comprende quanto è importante essere arrivati a questo punto: cioè in 36 Consiglieri, ma con forze politiche ben decise a portare a casa il risultato delle riforme e dei progetti per il Paese entro la legislatura corrente. Partiti che sanno parlarsi tra loro e capaci di trovare le mediazioni laddove siano necessarie. Basti vedere l’accordo trovato su una legge divisiva come quella sull’IVG.

Certo non ci sono più i 44 delle origini, effettivi sono 36, ma è un numero che garantisce la stabilità fino alle elezioni. La democrazia è tale proprio perché dentro di sé ha anche il dissenso. Ma in questo, l’attuale maggioranza ha già dato.

Detto questo, va letta anche la battaglia sul tribunale. Il nuovo corso voluto da Canzio ha impresso un’altra operatività rispetto al passato. Lo si legge nella sua relazione ma anche nei fatti. Ad esempio, una questione mastodontica come “il processo titoli” avrebbe potuto trasformarsi in un fascicolo smisurato di centinaia di migliaia di pagine, viste le sue mille implicazioni, connessioni e collusioni. Vicende che si aprono su altre vicende e quindi fascicoli che si aprono su fascicoli già aperti, e così via all’infinito. Tempi che sarebbero diventati biblici. Altro che processo Mazzini. In confronto sarebbe sembrato una bazzecola. Si è deciso quindi di spacchettare il “processo titoli” e procedere con le vicende singole man mano che emergono. Nasce di qui la valanga di rinvii a giudizio, che di volta in volta puntano il dito sul tal personaggio o sulla tale vicenda. Una valanga che non è per niente finita. Anzi è appena cominciata. Quindi, come dicevamo poco sopra, ci sono forze politiche talmente compromesse con le vicende della passata legislatura, che oggi fanno davvero fatica a svincolarsi. Ecco le ragioni del loro risentimento. Almeno secondo la nostra lettura.

a/f