Elsa Morante è il volto più rappresentativo della casa editrice Einaudi. Fu la Ginzburg a scoprire per prima il suo talento e di lei disse che quando scriveva riusciva a raggiungere l’altezza delle montagne. Un’altezza che si tocca con mano in tutti i suoi libri, non fa eccezione l’isola di Arturo, la bella Procida che il protagonista, che porta il nome di una stella, può vedere da casa sua nella figura distesa di un delfino. L’infanzia di Arturo è come un paese felice del quale il padre sempre assente è l’assoluto regnante. E’ infatti l’amore per il padre, più ancora di quello per la giovane moglie di lui, che domina incontrastato il cuore dell’adolescente Arturo. Suo padre appartiene ad una stirpe non terrestre, il suo cuore ha una grazia non terrestre…ed egli è fratello del sole e della luna tanto che stargli accanto accende di gioia il sangue del giovane protagonista. “Ma se lui levava gli occhi a guardarmi, il suo splendore silenzioso mi richiamava alla coscienza della mia piccolezza. E mi pareva d’essere un’alice, alla presenza d’un grande delfino”. E tuttavia il padre di Arturo è sempre in partenza e torna a far visita a suo figlio non più di una volta al mese, trattenendosi a casa appena qualche giorno. L’adolescente è affidato alle scarse cure di un domestico prima e a quelle della giovane moglie del padre, coetanea di Arturo, dopo. Perciò Arturo sogna di partire a sua volta per poter stare accanto all’eroe che vede in suo padre confidando in una sua promessa: che lo avrebbe accompagnato una volta cresciuto. “Ebbi un pensiero di rivolta contro l’assolutezza della vita, che mi condannava a percorrere una Siberia sterminata di giorni e di notti prima di togliermi a questa amarezza: d’esser un ragazzino. Dall’impazienza, in quel momento, mi sarei perfino assoggettato a un lunghissimo letargo, che mi facesse attraversare senza accorgermene le mie età inferiori, per ritrovarmi, d’un tratto, uomo, pari a mio padre”.
La realtà fuori dai libri, gli unici che per tanto tempo avevano fatto compagnia ad Arturo accendendo le sue fantasie e le sue speranze, e fuori dalle fantasticherie delle sue infinite avventure sull’isola, si rivela impensabilmente diversa da come se l’era figurata. Tanto che il piccolo protagonista, finiti i dolori drammatici per l’ultima partenza di suo padre e per aver dovuto rinunciare alla sua giovane moglie, senza più sentimenti per nessuno e profondamente rattristato dalla consapevolezza che anche l’amore per chi lo ha messo al mondo era una cosa fanciullesca, non può che allontanarsi con il vuoto dentro, per seguire l’eco dell’ignoto.
Olga Mattioli (Repubblica SM)