San Marino. “Linguaggio digitale nuovo orizzonte?”

Non è stato uno confronto edificante quello che si è sviluppato sulla scuola in Consiglio Grande e Generale dove anziché dar voce a chi non ne ha (i nostri bimbi e i ragazzi) si è scelto di dare ancora una volta la precedenza ai diritti degli adulti proponendo un dibattito – surreale in tempo di coronavirus – sulla decurtazione agli stipendi degli insegnanti. Per Rf, che per questo si è stracciata le vesti, è inaccettabile che agli insegnanti venga chiesto di fare lezione da casa ma con stipendio ridotto. Infatti è opinione dei consiglieri di Rf che gli insegnanti lavorando da casa facciano il doppio della fatica. Critico anche il consigliere della Dc Pasquale Valentini che vede nella decurtazione degli stipendi agli insegnanti una violazione dei diritti dell’uomo. Di certo non viviamo una stagione normale e lo stato di diritto è o potrebbe essere in pericolo. Il consigliere di Libera Morganti ha cercato di alzare un po’ il livello (che tuttavia è rimasto piuttosto basso) puntando il dito non sugli stipendi ridotti ma sul fatto che sarebbe mancato un piano per cui gli insegnanti sarebbero stati mandati allo sbaraglio. E poi sarebbe mancata, sempre a dire di un’opposizione parecchio agguerrita su questo tema, un supervisore che entrasse nel merito del lavoro del singolo insegnante al fine di premiare chi ha dato un contributo migliore. Del diritto allo studio hanno purtroppo parlato in pochi. Il dogma della scuola chiusa è diventato mondiale, anche in Francia al di là degli annunci si continua a rimandare la riapertura. Nessuno dunque vuole gettare la croce addosso a nessuno. Tuttavia con la valanga di diritti che i bambini hanno perduto per strada, che ci si concentri sulle riduzioni agli stipendi dei loro insegnanti dà la misura di quanto essi siano considerati. E chi afferma che un’insegnante lavori più con la didattica a distanza che con quella in presenza sa di dire una assoluta falsità. Essa ha infatti il limite che le ore del calendario scolastico non possono essere riproposte per intero con la didattica a distanza, il farlo metterebbe a repentaglio la salute stessa dei ragazzi, costretti in quel caso a rimanere esposti ai dispositivi elettronici per troppe ore. Ma siamo certi che di questo gli insegnanti siano ben consci e che essi siano più angosciati dal non poter adempiere fino in fondo alla propria missione che dal fatto di non percepire l’intero stipendio in un momento in cui c’è chi muore di fame. L’importanza della didattica in presenza e quanto sia diversa da quella a distanza, nel caso ci fosse chi pensasse di ricavarne il nuovo orizzonte, ce l’ha ricordata di recente il filosofo e professore Umberto Galimberti . “La socializzazione si è ridotta alla propria parvenza digitale. E se anche l’istruzione, superata questa fase sperimentale, costretta dai tempi, dovesse poi venire diffusa via internet? I ragazzi hanno bisogno di imparare ma anche di guardarsi in faccia, di ridere, di capire attraverso lo sguardo se l’altro dice la verità o sta mentendo. Hanno bisogno di esperienze fisiche. Nell’isolamento e nelle avversità, gli esseri umani hanno bisogno di sentire di non essere soli a lottare. I cinesi di Wuhan se lo gridavano dalle finestre. Quindi se la rete digitale ha reso possibile la connessione là dove non c’è possibilità di incontro, mi viene da pensare: bene, ottimo, ha dimostrato la sua utilità. Ma per come ha funzionato fino a ora, Internet ha anche isolato i nostri corpi. Un conto è dirsi le cose in rete, un conto è dirsele di persona. Il problema, da qui in poi, è di continuare ad avere una relazione sociale secondo natura, in cui un uomo incontra un uomo, e non l’immagine di un uomo in uno schermo”.

Repubblica Sm