San Marino. L’intervista de La Tribuna a Gabriele Gatti: ”Non torno in politica e i movimenti non mi fanno paura”

gabriele gatti“Tanta gente mi chiede di ritornare in politica, ma ci sono delle fasi, io ho fatto la mia. Se nel 2002 non avessi lasciato…”

L’altra sera a Indaco (SmTv) è andato in scena un interessante dibattito sulla giustizia. La parte del leone l’ha fatta una intervista rilasciata dal “numero uno” della politica, quel Gabriele Gatti sempre e comunque sulla bocca di tutti. Un intervento lungo e piuttosto articolato dove l’ex Reggente e segretario di Stato ha affrontato in particolare tre argomenti.

Il primo non poteva che essere quello dei recenti arresti: “Per quanto riguarda la situazione di Stolfi e Podeschi – spiega Gatti – dico che bi- sogna rispettare ed ave- re fiducia nel lavoro del- la magistratura. Aggiungo che i fatti contestati si riferiscono al governo straordinario. Vorrei dunque ricordare che io sono stato sospeso dalla Dc proprio perché attaccavo il governo straordinario, un esecutivo che ha fatto gravissimi danni al Paese”.

Il secondo filone emerso dall’intervista è relativo ad una presunta preoccupazione di Gabriele Gatti per i recenti fatti di cronaca: “Non sono preoccupato, non emergono dalle carte mie responsabilità”.

Terzo filone relativo alla vicenda Sopaf: “Ho avuto la fortuna – prosegue Gatti – di essere stato registrato dall’allora amministratore delegato Fantini e da quella registrazione emerge con chiarezza che mi interessava solo il futuro di Cassa di Risparmio, dunque facevo l’interesse del Paese. Ciò che è successo successivamente, mi riferisco agli arresti e tutto il resto, io ne sono al di fuori e sono situazioni che non mi riguardano”.

Aggiunge Gatti: “Per quanto riguarda le commissioni d’inchiesta devo dire che anche in questo caso bisogna avere fiducia nel Tribunale. La commissione su Fincapital era giunta a delle conclusioni politiche, poi la magistratura ha appurato che non vi erano collegamenti fra me e Vallefuoco”.

Gabriele Gatti ha accettato di rispondere ad alcune domande che gli abbiamo proposto da Tribuna.

Nei giorni scorsi qualcuno ha lasciato intendere che potrebbe essere lei il nuovo inquilino dei Cappuccini. Cosa risponde?

“Chi parla del numero uno, credo lo faccia perché non conosce il periodo di riferimento. In quel momento io ero il numero 44, ero fuori da tutto. Guardi, devo dire che tutti abbiamo fatto degli errori, ma fino al 2000 il livello della politica era decisamente superiore, su questo non ci sono dubbi. Oggi la politica è inesistente”.

C’è chi sostiene che ci sia dietro lei nel dare consigli a Marco Gatti… risponde a verità?

“La verità è che qualche consiglio io lo darei e non solo a lui, ma nessuno mi ascolta”.

Le spiace che i protagonisti di mille battaglie politiche, Stolfi e Podeschi, oggi siano in carcere?

“A livello umano mi dispiace molto sia per loro, che per le loro famiglie. E al contrario di altri non esprimo neppure giudizi”.

Come vede il presente e il futuro di San Marino?
“Sono legato a San Marino, qui lavorano le mie figlie, ho tutti i miei amici. Vedo tuttavia un Paese alla deriva, dove la politica è immobile e non sta facendo nulla. Non spero in un’altra classe politica, ma vorrei che le critiche servano da sprono. Serve un progetto, che oggi non c’è. Mi viene da sorridere quando sento parlare di centro del lusso, dell’aeroporto o dell’incubatore d’impresa: non serve parlare di contenitori, il lavoro bisogna crearlo, fare impresa. Basta chiacchiere, la gente è disperata.

Ci sono sempre più persone che si rivolgono alla Caritas di Rimini e molta altra gente probabilmente perderà il lavoro”. Da come parla pare che abbia intenzione di rientrare in politica… è così?

“Da parte mia non c’è questa volontà. Ho lasciato nel 2002 la segreteria agli esteri e quello è stato l’errore più grave. Potevo andare avanti altri due anni e forse non saremmo caduti nelle procedure rafforzate. E il Paese probabilmente non sarebbe oggi in questa grave situazione. Tanta gente mi chiede di ritornare in politica, ma ci sono delle fasi, io ho fatto la mia. Sono stato agli esteri per quasi 17 anni, due alle finanze… ognuno deve sapere quando è il suo momento. Oggi esprimo le mie opinioni da semplice cittadino, non ho e non voglio ruoli, non è questo il mio obiettivo”.

Che ne pensa delle recenti polemiche che stanno investendo Banca Centrale? Lei passò un periodo per certi versi analogo con Bossone e Papi.

“Dico che non vedo uno scontro fra Tribunale e Banca Centrale come qualcuno vorrebbe dare ad intendere. Non delegittimiamo le istituzioni, facciamo tesoro del passato. Certe singole situazioni si possono anche criticare, ma le istituzioni vanno sempre salvaguardate: il Tri-bunale è importante, ma Banca Centrale lo è altrettanto”.

I partiti sono in crisi e la Democrazia Cristiana rischia di veder scomparire nome e simbolo. Ha paura della discesa dei movimenti?

“La Democrazia Cristiana deve tornare ad essere la Dc. Non deve cambiare nome, ma ritornare ad essere il partito guida. Credo nel rinnovamento dei partiti, anche per questo le ho detto prima che non ho più voglia di fare politica. Voglio tuttavia essere chiaro: ho un trascorso di cui sono orgoglioso e quando io ero agli esteri le cose andavano meglio. Puntualizzato questo, ho grande rispetto per i movimenti, perché rappresentano uno stimolo per i partiti a fare qualcosa di più. I movimenti non sono una alternativa ai partiti, ma con le critiche possono dare loro una spinta. Di certo non mi fanno paura”.

David Oddone