San Marino. L’invito di Alessandra Bruschi per il nuovo anno: “Facciamo rete!” … di Alberto Forcellini

Abbiamo ormai imparato a leggere gli sguardi sopra la mascherina. E quelli di Alessandra Bruschi, direttore Generale ISS, durante la conferenza stampa di fine anno, trasmettono decisione e competenza, ma anche compliance. “Non conoscevo tutti questi organismi che compongono il sistema sanitario sammarinese” ammette. Viene da esperienze esterne di altissimo livello, maturate nelle aziende sanitarie di Roma, Milano, Mantova, Cremona, Brescia; nonché dalla docenza di organizzazione ed economia aziendale in diverse università del nord Italia. Zone dove, non dimentichiamolo, il Covid ha colpito duro sia nella prima che nella seconda fase. Alessandra Bruschi non ha per nulla sottovalutato il fatto di arrivare in un ospedale piccolo come quello sammarinese, che non è per niente più facile rispetto alle grandissime aziende sanitarie italiane. Anzi, con tutte le sue strutture interne, con l’intricata gerarchia fatta di componenti diverse rispetto ai ruoli più tipicamente ospedalieri, può rivelarsi ancor più complicata.

“Questi 8 mesi insieme mi hanno insegnato come la sanità, che è un bene così prezioso e che ho sempre considerato un tema tecnico, ha ben altra valenza quando viene condiviso con la comunità ai diversi livelli: sindacali, consulta, consiglio per la previdenza, associazioni, tutta una serie di organismi, che non conoscevo e che ho potuto apprezzare. Parlare insieme vuol dire anche trovare soluzioni insieme. Si può veramente fare tanto. Quindi l’auspicio per il 2021 è proprio quello che ci ha insegnato il Covid: fare rete. Cioè, che ognuno di noi metta disposizione le proprie competenze, le proprie possibilità. Fare squadra può essere davvero l’elemento vincente per farci vincere.”

L’obiettivo del 2021 è non smettere mai di rispondere ai bisogni di salute. Sembra scontato, ma non lo è affatto. Abbiamo visto che nella prima fase del Covid, l’intera struttura sanitaria si è concentrata solo sulla pandemia, perché era qualcosa di sconosciuto, perché l’incidenza dei contagi e dei decessi ha sorpreso tutti, perché anche la scienza in quel momento faticava a dare risposte. Nella seconda fase, per quanto il contagio sia stato più dilagante, l’esperienza maturata ha consentito di mettere a punto un immenso sforzo organizzativo da parte della struttura e del personale ospedaliero. Sono stati messi in piedi approcci e procedure che hanno consentito di non lasciare da parte le patologie no-Covid, quindi di proseguire con tutti i servizi ospedalieri e l’attività chirurgica. Addirittura, riuscendo ad assorbire ed eliminare le immense liste di attesa che si erano create. Si è investito molto sui pazienti più fragili, sul fronte disabilità, sulla risposta territoriale, con grande sforzo organizzativo sia per quanto riguarda gli spazi, sia per quanto riguarda le èquipes e l’erogazione dei servizi.

Ovviamente, tutto questo fa parte di quelle mille sfumature che spesso i cittadini non percepiscono, perché ognuno misura le sue valutazioni con la sua esperienza personale. Ma il quadro è molto complesso, esattamente come un puzzle, dove solo se si mettono insieme tutte le tessere si può avere una visione completa.

Si può fare di più? “Certamente. Cercheremo, con il personale che abbiamo, di riorganizzarci ulteriormente. Ricordo però che se stiamo gestendo tutte questi aspetti paralleli del Covid, lo stiamo facendo anche grazie al personale. La gestione delle quarantene (ce ne sono anche 400 in contemporanea, ndr) e dei contatti, lo facciamo con personale che è stato spostato da altri servizi.” Insomma, l’anno appena iniziato non sarà solo all’insegna del Covid, che non se ne andrà così presto e con cui dovremo imparare a convivere per molti mesi ancora, pur in presenza del prossimo vaccino. Ma il Covid, in qualche modo ha tracciato la strada per ridisegnare l’ospedale del futuro.

Il direttore generale annuncia che si sta impostando un nuovo atto organizzativo. È l’obiettivo prioritario del nuovo Comitato Esecutivo, anche questo di recente nomina, impegnato non solo sui conti dell’ISS che, nonostante la situazione disastrata e l’aumento delle spese causa emergenza sanitaria, sono stati chiusi in sostanziale equilibrio. La riorganizzazione dell’ospedale, diversa da quella attuale e rappresentata in apposito documento, presumibilmente sarà avviata a breve al confronto della maggioranza, dei partiti e delle parti sociali. Si lavora sui fabbisogni, esattamente come sta succedendo per tutto il comparto pubblico allargato; ma anche sulle consulenze, che è sempre stato un capitolo delicato e complesso, molto costoso. In questo caso si stanno riprendendo le reti professionali con le Regioni limitrofe. Si sta provvedendo alla sostituzione dei primari in uscita. Si lavora anche sulla progettazione del nuovo ospedale e al reperimento delle risorse necessarie. Che non vuol dire solo nuova struttura ospedaliera, ma anche nuovi centri sanitari, servizio minori, servizi per la disabilità, eccetera. Quindi, si lavora con una visione sistemica.

“La Sanità non si ferma mai, perché chiaramente non può fermarsi, quindi deve continuare ad evolversi e trasformarsi” annota Alessandra Bruschi. Sottinteso, ma non troppo, un altro obiettivo: “Continuare a fare bene il nostro lavoro.” Anche questo significa: fare rete. Ovvero considerarsi tutti membri della stessa squadra dove si lavora per la salute, ma anche per una nuova progettazione sociale, per il rilancio dell’economia e, non ultimo, per dare risposta alle aspettative di ciascuno di noi.

a/f