Nessun passo falso è gratis. Quello della chiusura di Asset Banca lo stanno pagando i sammarinesi. Checché ne dica il governo la decisione di mettere l’istituto in liquidazione amministrativa pesa sul bilancio dello Stato e pesa sulla credibilità del Paese mettendo a rischio la sua tenuta come hanno avuto modo di sottolineare un po’ tutti da fuori: il fondo monetario Internazionale, l’Agenzia di Rating Fitch, Banca Mondiale.
E anche che i correntisti non ci abbiano rimesso un euro è una delle verità prodotte a uso e consumo di questo governo che cozza non poco con quella dei possessori delle obbligazioni subordinate emesse dalla Banca che a distanza di 11 mesi non hanno ancora visto il becco di un quattrino. Le obbligazioni pur in scadenza non sono state rimborsate a dispetto del decreto in cui invece si stabiliva il contrario. Decreto peraltro considerato legittimo dal collegio dei garanti. All’interpellanza dei Consiglieri Iro Belluzzi e Alessandro Mancini dove trascorsi 11 mesi dall’emanazione del decreto n. 89 si chiedevano lumi sui tempi del rimborso delle obbligazioni subordinate degli ex correntisti Asset, il Segretario Celli ha fornito una non risposta. Per il Segretario non ci sarebbe alcuna inadempienza visto che il decreto rimanderebbe ad altro provvedimento la definizione delle modalità e delle tempistiche per il rimborso. Il che non basta però a coprirsi le spalle visto che nell’atto di cessione figura nel bilancio Asset (a riduzione del patrimonio degli azionisti) l’importo della somma delle obbligazioni subordinate. Prima o poi i nodi vengono al pettine e non si può pensare di rinviare all’infinito una partita così delicata. Specie quando non si perde occasione per darsi pacche sulle spalle e spiattellare ai quattro venti come nessun ex correntista Asset abbia perso soldi. E’ lunga la scia delle perdite, non solo economiche, causate dalla chiusura di un istituto che l’ordinanza del giudice Morsiani ha fatto emergere con chiarezza come sia stata stabilita da fuori. Ha ragione Emanuele Santi di Rete quando dice che fa molto male leggere i contenuti di quell’ordinanza e venire a sapere come si sia agito in fretta per la messa in liquidazione dell’istituto per non dover incorrere nella decisione del Tribunale. Troppo velocemente sono andate le cose allora e troppo lentamente si sta agendo adesso. L’auspicio è che il governo si dia una mossa a rispondere a chi ormai da troppo tempo attende di rientrare in possesso dei propri soldi.
Repubblica Sm