C’è il problema della riforma delle pensioni, di cui tutti sono più o meno consapevoli. Ma ce n’è uno “grossissimo” di gestione e di amministrazione ISS rilevato nella recente commissione consiliare IV e rilanciato ieri mattina in comma comunicazioni.
Parole di fuoco, lanciate da Francesco Mussoni e riprese da Emanuele Santi, a seguito dell’audit ISS la cui relazione è stata letta appunto in commissione sanità. Un quadro risalente agli ultimi 5 anni in cui mancanza di controlli, mala gestio e spese pazze, offrono uno spaccato drammatico e dipingono un sistema sanitario fuori controllo.
Alcuni dati sono stati pubblicati nel report dell’Agenzia Dire sulla base del resoconto effettuato dagli stessi vertici ISS in commissione IV. Il direttore generale Alessandra Bruschi: “Il costo del personale negli ultimi 5 anni è aumentato del 14 per cento, +7 per cento quello convenzionato, farmaci + 26 per cento, le manutenzione sono passate da 1 a 3 milioni di euro, ovvero + 69 per cento. Se andiamo a vedere i macro costi dell’Iss le due voci più importanti sono: il personale, che rappresenta più del 50 per cento dei costi, negli ultimi 5 anni è aumentato da 47 a 53,8 milioni di euro; i farmaci sono passati da 18 a 23 milioni di euro.”
Numeri e percentuali che fanno eco a quanto espresso in quel contesto dal Segretario Roberto Ciavatta, il quale ha sottolineato i costi derivati dal Covid. Basti pensare a una media di circa 700 tamponi al giorno, i costi ospedalieri legati ai ricoveri, con il picco di 17 persone contemporaneamente in terapia intensiva e la conseguente esplosione della spesa farmaceutica. Ciò nonostante, per la prima volta nella storia recente, il bilancio generale 2020 non ha registrato un aumento di costi. “Per la prima volta – ha puntualizzato il Segretario Ciavatta – si è avuta la diminuzione dei costi del personale, nonostante una stabilizzazione costata 500-600 mila euro e un premio per i dirigenti che veniva pagato per la prima volta e che ha avuto un impatto di 850 mila euro. Se sottraessimo questo ulteriore milione e mezzo di euro, sarebbe un risultato ancora più positivo”.
Tra gli altri dati emersi in maniera evidente è il mancato controllo gestionale dell’ISS sul Casale la Fiorina, nonostante ne debba avere il controllo al cento per cento. Sulle prestazioni professionali, l’ISS non ha effettuato la ritenuta del 20 per cento e ha pagato sempre al lordo, non al netto. A parte la legge sulla dirigenza medica voluta nella passata legislatura, che ha portato ad un aumento di costi oltre 4 milioni e mezzo, ci sono state negli ultimi 5 anni 113 assunzioni in più, in una struttura già sovradimensionata. Qualcuno sottolinea che l’ospedale di San Marino ha lo stesso numero di dipendenti dell’ospedale di Rimini. Il che, se fosse vero, è tutto dire. C’è poi il fenomeno di consulenze mediche senza la firma del dirigente e neppure quella del diretto interessato, che non si sa come sia stato pagato.
Ma tutti questi numeri, in positivo e in negativo, significano che la nuova governance ha cominciato a mettere mano alle situazioni più scabrose. Significano che stanno cambiando le logiche di funzionamento e che si può risparmiare senza diminuire i servizi all’interno di un’azienda che muove 380 milioni di euro all’anno, più della metà del bilancio dello Stato.
Nel bilancio ISS resta il peso, fortissimo, di una riforma previdenziale che ormai manca da un decennio. L’allarme emerge flagrante nel report illustrato dal direttore amministrativo ISS, Marcello Forcellini, durante l’ultima commissione consiliare IV e riferito dall’Agenzia Dire: “L’ambito della previdenza ha avuto un aumento di costi molto importante, siamo arrivati toccare i 258 milioni di euro, valore lordo. Il trend è destinato ad aumentare nel tempo, ad un livello difficilmente sostenibile, soprattutto nel breve termine. Questo significa trasferimenti ingenti da parte dello Stato. Stiamo toccando nel 2019-2020 circa 50 milioni di euro all’anno.”
Il concorso dello Stato sulle pensioni è un capitolo molto delicato. La legge pensionistica dell’83 prevede che si possa arrivare fino al 25 per cento del gettito contributivo. La qual cosa era utile nel periodo in cui c’era un equilibrio previdenziale. Dal 2018 anche il concorso dello Stato, in aggiunta al gettito contributivo, non è sufficiente a far fronte alle uscite pensionistiche. Si crea così un disavanzo che deve essere chiuso.
È evidente che il compito di raddrizzare le situazioni e fare delle riforme, è enorme e ingrato, soprattutto per gli amministratori e per la politica che deve prendere delle scelte. L’ISS non può andare fuori controllo e non si può fare finta di niente di fronte a problemi che non sono relativi solo ai costi, ma anche alla qualità dei servizi. I quali, in una situazione di anarchia, ovviamente, non possono esprimere nessun tipo di qualità. Ma la domanda vera che dall’aula consiliare rimbalza nel Paese è: perché chi sbaglia, o ha sbagliato, non paga mai?
Consola sentire che l’audit sia stato mandato alla magistratura, perché emergano non solo gli eventuali profili penali ma anche le responsabilità politiche di chi non ha mai fermato l’andazzo. Attendiamo con fiducia.
a/f