”Il giorno 7 giugno alle ore 9.30 una signora 97 anni è stata accompagnata in ospedale per effettuare una radiografia a causa di un sospetto focolaio polmonare. Non aveva la richiesta del suo medico ma di un altro medico sammarinese con lunga esperienza nell’ambito della medicina di base, perciò allo sportello di Radiologia le dicono che non può essere accettata e che deve recarsi in Pronto Soccorso per colmare la lacuna. Ma al Pronto Soccorso, il primario conferma che la richiesta è compito del medico di base.
A nulla serve informare l’infermiera del triage sulle condizioni della signora e sulla sua età. La risposta è diplomatica, ma inesorabile: “Ambasciator non porta pena”. In altre parole, non si poteva fare nulla. Allora il figlio la riporta in Radiologia, chiedendo un esame urgente a pagamento. Nulla da fare. Per i mutuati sammarinesi non è contemplato nessun ticket.
A quel punto, si è dovuto seguire la procedura prevista: tornare a casa, andare dal medico di base, fare la richiesta, riportare l’ammalata in ospedale, febbricitante e con focolaio in atto, aggravando una situazione già compromessa.
Possono le regole annullare ogni atto di buon senso e mettere a rischio la vita delle persone? Si effettuano esami a pagamento per forensi e non si accetta un sammarinese, alle stesse condizioni, pur urgente? Oppure è una questione di dissidi interni all’ISS, di cui gli ammalati sono gli ignari destinatari finali?
I diritti del malato: sicurezza, protezione, certezza e qualità della cura, così bene esplicitati nella ben nota Carta, che fine hanno fatto?
A noi familiari, dopo quanto è avvenuto, non rimane altro che un profondo senso di indignazione e di vergogna per come è ridotto il nostro sistema sanitario dopo sessant’anni dalla sua fondazione. E comunque siamo grati perché alla fine il focolaio si sta risolvendo positivamente, altrimenti invece di una semplice lettera di denuncia all’opinione pubblica, ci sarebbe stata una vera e propria querela.
Daniela Bucci
San Marino 13 giugno 2016