
Da giorni osservo con preoccupazione lo sviluppo dello sciopero nel settore bancario di San Marino, senza esprimere un mio punto di vista, pur ospitando opinioni e comunicati diversi che talvolta non sono in linea con il mio pensiero.
Questa situazione, che vede il personale bancario lottare per il riconoscimento dei propri diritti e per una doverosa rivalutazione salariale dopo oltre un decennio di stasi contrattuale, è senza dubbio una questione di giustizia lavorativa. Ma non posso ignorare le possibili ripercussioni che questo sciopero potrebbe avere sul sistema bancario sammarinese e sull’economia del paese in generale.
È evidente che lo sciopero sta causando disagi non solo ai lavoratori e alle direzioni delle banche, ma anche ai clienti, all’economia del paese ed alla situazione finanziaria dello stato sammarinese che vede non avere un flusso finanziario attivo. Questo potrebbe creare seri danni anche alla elefantiaca struttura statale magari con lo slittamento del pagamento di fornitori e di stipendi.
E’ altresì fondamentale considerare le implicazioni più ampie di questo sciopero sul tessuto economico di San Marino. La potenziale migrazione di capitali da San Marino a sistemi bancari di altre nazioni, come l’Italia o altri paesi, rappresenta un rischio reale che non possiamo permetterci di sottovalutare soprattutto dopo il caos avuto negli ultimi anni con la chiusura di alcune banche e con il bilancio farlocco di -534 milioni di euro di Carisp, che avrebbe potuto mettere in seria difficoltà il paese. Una fuga di capitali, in un’economia già delicata come quella sammarinese, potrebbe avere conseguenze disastrose, non solo per il settore bancario ma per l’intera economia del paese. È un rischio che richiede un’azione immediata, decisiva e repentina, seppur ponderata.
Le direzioni delle banche e i rappresentanti dei lavoratori devono sedersi al tavolo delle trattative con un obiettivo comune: trovare una soluzione che sia equa per i lavoratori, ma che allo stesso tempo garantisca la stabilità e l’affidabilità del sistema bancario sammarinese. Un dialogo costruttivo e una risoluzione rapida sono dirimenti.
Il ruolo del governo di San Marino in questa situazione è di fondamentale importanza.
Non si può certo dipendere dalle azioni e dalle dichiarazioni estemporanee del Segretario Lonfernini, il cui operato recente – dalla gestione della questione delle bollette, all’approvazione della legge sull’informazione e alla riforma del lavoro – non sembra aver brillato nella risoluzione efficace dei problemi.
Quindi il governo deve assumere immediatamente il ruolo di mediatore efficace.
È essenziale che promuova un ambiente di dialogo costruttivo e proponga soluzioni praticabili, che bilancino le esigenze dei lavoratori bancari con la necessità di mantenere un sistema bancario solido e affidabile. La situazione attuale richiede un equilibrio delicato e strategico, che consideri sia le esigenze immediate che gli obiettivi a lungo termine. Solo attraverso un approccio collaborativo e riflessivo sarà possibile navigare queste acque turbolente. Acque che potrebbero peggiorare con l’apertura a lavoratori autonomi stranieri con la prossima firma del trattato di associazione UE, come ha dichiarato sia UNAS che USC anche ultimamente.
Bisogna stare molto attenti, l’argomento è molto delicato e necessita l’immediato intervento risolutore del governo di San Marino. E speriamo che sia efficace e non si faccia peggio.
Marco Severini – direttore del GiornaleSM