Alla vigilia dello sciopero si è provato ad incollare con lo scotch il rapporto con i sindacati dopo averlo stracciato con tagli (e non solo) che nella finanziaria sono spuntati come funghi. Ma si è trattato di un tavolo perditempo che non è sfociato nel risultato che il governo contava di ottenere.
Ne abbiamo parlato con il segretario della Csdl Giuliano Tamagnini che ci ha fornito una lucida analisi di quanto accaduto sebbene preso da mille impegni perché è stata per la sua partenza per Copenaghen in vista di un importante appuntamento internazionale con il sindacato mondiale.
Come si è svolto l’incontro?
“Tecnicamente ci hanno preso per il naso facendoci la proposta di posticipare di tre mesi l’entrata in vigore dei tagli. Il che non può che essere interpretato come il tentativo di questo governo di ‘svernare’. E credo anche sia il frutto di un accordo raggiunto con Usl. Per dirla più chiaramente, si è trattato di una provocazione bella e buona fatta alla vigilia dello sciopero, con il chiaro scopo di farlo fallire”.
E voi invece andrete avanti?
“Certo che sì, con il calendario già prestabilito. La questione dei tagli non dico sia minimale, impatterà per circa 3 milioni, ma avevo già detto che per aprire un eventuale dialogo era cruciale si tornasse indietro sulla questione dei fondi pensione, 30 milioni che a dispetto di ciò che si è dichiarato non ci verranno restituiti mai più. Non va poi dimenticato il fatto che si è portata la no tax area dei pensionati dal 20 al 7% e che con un debito di quasi 900milioni ancora tutto da chiarire, non si parla più di sviluppo. Come facciamo allora a far ripartire il Paese”?
Non ci sono proprio le condizioni per un’apertura?
“Le condizioni non le si vogliono creare, si vuole andare avanti con quanto già deciso sperando che a fronte di questa cosa dei tre mesi che non farebbe altro che aggravare la situazione, i lavoratori abbocchino. Per noi questo è solo il tempo di andare avanti con lo sciopero. Il tentativo di fermarlo è fallito”
La RepubblicaSM