San Marino. Lo “zio” Titano e il “nipote” riminese, editoriale di David Oddone

gnassiI politici spesso e volentieri danno una immagine poco bella di sé e l’at-tuale momento che sta attraversando il Paese ne è la piena dimostrazione.

Se a guardare a casa nostra viene da piangere, meno male che ci sono i nostri vicini ad ispirarci un po’ di ilarità. E’ il caso di Andrea Gnassi, il sindaco di Rimini, che solo qualche settimana fa dichiarava: ”Oltre che pensare alle banche, sarebbe meglio si concentrassero anche sulle fogne”, con riferimento al fatto che dal Titano, così come da altre città della provincia, confluiscono su Rimini le acque reflue. Il primo cittadino riminese, non è certo nuovo a iniziative poco simpatiche nei confronti di San Marino, tanto che non sono mai mancate le frecciatine e le prese di posizione poco eleganti. Però, come un simpatico e un po’ viziato “nipotino”, il buon Gnassi quando c’è da batter cassa, si rivolge allo “zio” Titano. E allora chissenefrega a quel punto di “Re Nero”, “Varano”, delle banche di cui sopra e di tutto il resto. Lo si è capito quando si doveva salvare dal fallimento l’aeroporto Fellini, lo si vede pure oggi che c’è da conservare la tappa della Moto-Gp. Il segretario Teodoro Lonfernini non ha ancora preso una decisione in merito: “C’è la volontà di continuare solo e soltanto se le condizioni saranno a noi favorevoli. Noi non abbiamo un ritorno in termini di indotto, ma vogliamo averne uno molto importante in termini di immagine”. Una posizione che non fa una piega, ma che ha fatto rizzare i capelli al nostro “nipotino” riminese che si è affrettato a dichiarare: “Non possiamo perdere la MotoGp”.

Insomma è sempre la solita storia: a parole c’è chi non perde occasione per disprezzare l’Antica Terra della Libertà, salvo poi richiedere sacrifici e pecunia in caso di necessità. Tanto sputare sul Titano fa simpatia, porta consenso. “Andiamo a prendere gli evasori”, “Puniamo chi ricicla”, “Smontiamo il Palazzo”… va bene tutto ma per carità, non scordiamoci mai di dire che le nefandezze avvenute all’ombra del Monte, si sono potute realizzare con la sfacciata connivenza di un’Italia che dall’oggi al domani si è risvegliata pura e casta e, come nel caso di Gnassi, anche con un po’ di puzza sotto il naso. E non certo quella delle fogne sammarinesi.

Quello che proviene dal confine è un olezzo dal sapor di perbenismo, misto a falso moralismo, per certi versi insopportabile. Viene da dire: da che pulpito arriva la predica, tanto più che oggi il nostro Paese può vantare leggi ben più pregnanti di quelle italiane, come nel caso dell’autoriciclaggio, che stanno permettendo ai nostri magistrati di fare pulizia.

Attendiamo la decisione di Lonfernini, ma ci piacerebbe che comunque vada, la questione del gran premio rappresenti l’occasione per mettere i cosiddetti puntini sulle “i” nei rapporti con Rimini e in generale con gli amici italiani.

Non possiamo essere trattati come lo “zio” dal portafogli imbottito, che viene interpellato solo quando è finita la “paghetta”, per poi far finta di non conoscerlo neppure, quando lo si incontra per strada.

David Oddone, La Tribuna