Sono stati giorni intensi, questi, per la politica sammarinese, specie in casa democristiana. Due gli eventi degni di nota: l’intervista di ieri che David Oddone ha fatto al Segretario di Stato al Turismo, Federico Pedini, ex-esule socialista approdato in Rete-MD, poi rieletto nelle fila della coalizione NPR e infine, poche settimane fa, rientrato con tutto il Movimento Democratico nel PSD; e la “fuga” di mezza Democrazia Cristiana dall’Aula consigliare immediatamente prima del voto definitivo alla “Legge-Lonfernini” sull’informazione.
Ed è quest’ultimo l’atto più eclatante, con il Segretario del PDCS che -imitato da altri consiglieri di Via delle Scalette e della maggioranza- non partecipa al voto di una riforma voluta da un suo ministro. Tanto che, alla fine, la controversa legge viene approvata, ma soltanto con 21 voti favorevoli su 60 aventi diritto di voto.
La “fuga” non è stata un atto politico ma una semplice coincidenza? La versione ufficiale democristiana. Ma io alle coincidenze ho il difetto -o il pregio?- di non credere più di tanto.
Del resto, che il Segretario di Stato all’Informazione, Teodoro Lonfernini, sia ormai una spina nel fianco per il “Partitone” non è più un mistero. Come non è un mistero che si trovi più in sintonia con qualche ministro di Rete che non con gli altri Segretari di Stato di Via delle Scalette costretti a subire prima l‘imbarazzante telenovela delle tariffe energetiche di luce e gas; poi la Riforma del Lavoro che lo ha costretto ad invitare l’Ordine dei Commercialisti, quanto mai critico, a “non usare termini offensivi”, per poi cimentarsi in un imbarazzante mezzo dietro-front; e, infine, a predisporre e presentare nuove norme sull’informazione -dove all’art.11 si “stupra” il principio giuridico di giurisdizione (leggi qui)- che neppure tutti i suoi compagni di partito hanno poi votato in Consiglio Grande e Generale nella seconda lettura.
Appare assurdo, se non patetico, l’elogio ad una sorta di “Teodoro-il-Grande” dei giorni nostri, intrinseco in qualche euro di inchiostro spalmato anonimamente su L’Informazione lunedì scorso (Mi riferisco a: “A rischio la dignità del Partitone e di Venturini”). Certo, forse qualcuno avrà ben pensato di “seminare zizzania” alla vigilia della delicata “direzione politica” di Via delle Scalette… Ma, alla luce di quanto ricordato sopra, farlo esaltando l’azione politica del Segretario di Stato con delega all’azienda delle bollette, al lavoro e all’informazione appare perlomeno un po’ azzardato, non credete?
Neppure il mitico Maurizio Crozza, mascherandosi da Andrea Zafferani o Matteo Ciacci, sarebbe arrivato a sostenere ciò in una puntata del divertentissimo “Fratelli di Crozza”. Ma lasciamo perdere ciò che secondo me ha valenza di stupidaggine condita con assurdità su segreterie schiave di blogger e torniamo a cose ed analisi serie. Concentrandoci su Via delle Scalette dove sembra giunto il tempo in cui -metaforicamente si intende- “voleranno coltelli”.
Il “Partitone” è saldamente in mano ad una enorme maggioranza che fa capo, pur con qualche ovvio distinguo delle varie correnti, alla Segreteria retta da Giancarlo Venturini. A rinsaldare ulteriormente questa compattezza ci ha pensato proprio il nostro “Teodoro-il-Grande”, quel Napoleone moderno che secondo il quotidiano citato dovrebbe salvare la Dc da blogger aguzzini e tribunali negrieri… Interessante che a “tifare” per questo salvataggio e per questo “salvatore” del “Partitone” ci sia proprio quell’organo di informazione che in tanti -a torto o a ragione- indicano come “vicinissimo” alla linea di Repubblica Futura, ormai forza politica nemica “numero uno” dello stesso Pdcs. RF, forse, sta tifando per Lonfernini? E, se sì, perchè?
Sta di fatto che anche questo “intervento” a firma misteriosa (non mi sembra proprio lo stile grammaticale del Direttore) conferma che sono sempre più a ritenere che in Via delle Scalette sia giunta l’ora della resa dei conti fra l’ampia maggioranza e l’esigua minoranza che fa capo al Segretario all’Informazione, nelle azioni di governo -e anche, sembrerebbe, in almeno un recente voto che avrebbe rispedito al mittente un provvedimento promosso da una segreteria retina- sempre più allineato ad alcuni colleghi alleati che non ai ministri della squadra democristiana.
In ogni caso, lo scorso fine settimana, secondo una lettura un po’ maliziosa, il Pdcs -guidato dal Segretario Venturini- avrebbe sancito un vero e proprio ultimatum al suo Teodoro, lasciandolo praticamente solo con il minimo indispensabile dei voti necessari a scongiurare la crisi di governo. Come spiegare altrimenti la “fuga” di “mezza Dc” immediatamente prima del voto della “Legge-Lonfernini” sull’informazione, poi passata con appena 21 voti favorevoli?
Lunedì scorso, nel corso della Direzione politica, la “diplomazia” democristiana sarà riuscita a riportare “Teodoro-il-Grande” dei giorni nostri in sintonia con il gruppo democristiano? Impossibile saperlo. Anche nei cosiddetti “sotterranei” del Palazzo le bocche sono cucite… E questo non lascia intendere nulla di buono per la compattezza del “Partitone” e la solidità del governo.
Occhi puntati e attenti, quindi, verso Via delle Scalette, che presto potrebbe illuminarsi delle esplosioni di coloratissimi fuochi d’artificio destinati ad “accendere” l’intero cielo politico sammarinese…
Si va a grandi passi verso nuove elezioni con da una parte la coalizione Pdcs-Garofano (quasi) unitario? Sentendo il Segretario di Stato Pedini assolutamente no… L’interessantissima intervista firmata Oddone sembra togliere ogni speranza a chi -come me- intravedeva nella riunificazione della diaspora socialista un’occasione unica per superare la frammentazione, la fiammata populista e la cronica disomogeneità che fin dal primo giorno paralizza l’azione di questo governo e sembra compromettere ogni possibilità di rinascita, economica e sociale, della Repubblica. Ma mi sono dilungato già tanto. Della imprudente -per il Paese non per per il Garofano- linea politica Pedini, per oggi ci fermiamo qui.
Ma con un dubbio preciso: ha capito, lo stesso Segretario di Stato socialista, quale grande intrinseca opportunità per il Paese rappresenterebbe un esecutivo sostenuto da una maggioranza coesa, formata da due sole forze politiche -che potrebbero equivalersi ed essere una indispensabile per l’altra– di grande esperienza e grande storia, immune dai “cri cri” e dai disastri da inesperienza del populismo retino, libero dalla continua esigenza di visibilità di alleati da percentuali di consenso simili a quelle degli aromi naturali presenti in un panino giocattolo di plastica e, infine, accomunato da una comune cultura liberale, pur con sfumature socialiste o democristiane?
Enrico Lazzari
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