San Marino. Lorenzo Busignani: “l’investimento estero del lusso a dogana è a rischio”

busignaniLa crisi non sembra rallentare la morsa sul Titano, come dimostrano i dati pubblicati ieri proprio dalle colonne di San Marino oggi e relativi alle migliaia di lavoratori che hanno perso il lavoro e che solo una parte inferiore alla metà ha poi trovato una nuova occupazione, spesso con mansioni, stipendi e livelli di anzianità di servizio minori. Dati forniti dalla Cdls che ha evidenziato come sia presente anche un ulteriore fattore di difficoltà, quello cioè di stipendi che sempre più spesso vengono pagati in ritardo e che coinvol- gerebbero al momento, alcune centinaia di lavoratori.

A parlare invece di luce in fondo al tunnel e di segnali di ripresa, il governo, che alcune settimane fa in conferenza stampa ha annunciato la presenza di tre grandi progetti industriali che dovrebbero portare entro un biennio a oltre 600 nuovi posti di lavoro.

Numeri davvero importanti dato che al momento i disoccupati avrebbero superato quota 1.500. Ma uno di questi progetti, quello del dipartimento del lusso a Dogana, già oggetti di forti prese di posizione anche in Consiglio Grande e Generale, in particolare dalle minoranza rischierebbe ora di saltare e la trattativa sarebbe davvero appesa a poche speranze.

Lo ha reso noto già qualche giorno fa su Facebook, Lorenzo Busignani, che lo conferma anche a San Marino oggi. “Dagli elementi in mio possesso – spiega – ho ragione di ritenere che la trattativa sia molto a rischio e al momento non vedo purtroppo un esito positivo”.

Cos’è che non ha funzionato?

“Innanzitutto si sarebbe dovuto aspettare a fare certi annunci. Da imprenditore so bene che le cose si annunciano una volta concluse, non come hanno fatto dal governo a trattativa ancora in corso. Bisogna guardare ai fatti, non alle chiacchiere. Inoltre si sarebbe dovuta seguire meglio, dato che a ragione, viene considerata un investimento strategico per il Paese e quindi certi personalismi sarebbero forse dovuti essere stoppati sul nascere”.

Perché secondo lei un grande gruppo estero dovrebbe venire a investire in Repubblica e cosa fare allora per non perdere queste opportunità?

“Un grande gruppo dovrebbe valutare il nostro paese come lido per investimenti per diversi motivi, alcuni esistono già oggi come un fisco più leggero e ‘amico’ rispetto ad altri all’interno dell’Ue, non solo l’Italia. Sono necessarie anche altre opportunità che vorremmo realizzare una volta che si sarà cambiata una certa classe dirigente. La cultura del fare impresa non si inventa solo perché si è al potere, il ‘come attrarre investitori’ non lo si impara se non lo si ha fatto nella vita”.