San Marino. Luci e ombre di una maggioranza ai raggi X … di Alberto Forcellini

Scalcinata, litigiosa, spesso inconcludente. È forse questa l’immagine che fornisce di se stessa l’attuale maggioranza. Eppure le cose fatte e passate sotto silenzio, sono davvero tante. Se n’è accorta perfino RF, che ormai da diversi mesi non parla più del “fantasma della Parva Domus”. Così battezzata era Elena Tonnini, che per lungo tempo ha disertato conferenze stampa, non ha mandato comunicati, non ha concesso interviste. Poi, quando ha deciso di comunicare quello che stava facendo agli Interni, è emersa una vera e propria rivoluzione della PA costruita passo, passo, con il continuo coinvolgimento degli operatori e dei sindacati. Tanto che nessuno ha mai alzato gli scudi.

La riforma sulla giustizia: un atro caposaldo fortemente contrastato dalle opposizioni, ma che alla fine ha portato alla definizione di una nuova immagine della giustizia, più garantista, più credibile, più celere (qui c’è ancora da lavorare), ma soprattutto inserita nel solco europeo. Dunque immagine, ma anche sostanza.

La riforma del lavoro, di cui si è detto e stradetto, ma che alla fine si è rivelata una sorta di accompagnamento al cambiamento, senza forzature. D’altra parte, l’ormai prossimo allineamento con l’acquis comunitario, comporterà ulteriori cambiamenti per i quali si lavora affinché non vadano a stravolgere i delicati equilibri di un Paese piccolissimo riguardo alla disciplina dei nuovi rapporti.

L’individuazione delle nuove sfide da affrontare e sviluppare è anche il fil rouge del comparto finanziario, che si è trovato a raccogliere un sistema fortemente indebolito dalle vicende bancarie e dall’enorme entità del debito ereditato dalle passate legislature. Eppure, questo governo è il primo, dopo lungo tempo, che paga i debiti. Anche quelli vecchi. Anche se è dovuto ricorrere ai prestiti esteri per far fronte alle mille emergenze di questa legislatura.

Il tempo che verrà non sarà facile e chiederà scelte forti, perché il debito pubblico va gestito e va ridotto, perché bisogna mettere mano alla riforma dell’IGR, che è un terreno scivoloso peggio di quello previdenziale. Poi c’è Banca Centrale, perché con l’adesione alla UE dovrà per forza essere ripensata.

A proposito di previdenza, un primo passo è stato fatto, difficilissimo, ma capace di scrivere una nuova pagina senza peraltro creare quegli scossoni che tutti temevano. Non illudiamoci, bisognerà metterci mano ancora, perché le condizioni oggettive cambiano e a nessuno è permesso di dormire tra due guanciali.

Ci fermiamo ad alcuni aspetti macroscopici, perché c’è anche l’elenco delle cose non fatte o ancora carenti. In cima alla lista c’è tutta la situazione delle energie, una questione internazionale che ha messo a nudo le criticità di AASS, che si è trovata senza risorse di fronte ai rincari energetici e ha sofferto tutta la lentezza esprimibile dalla politica di fronte ad emergenze, che invece volevano scelte veloci e svincolate da interessi di bottega.

C’è il problema del DES, che non vuole nessuno perché evoca altri progetti simili, sempre promossi da grandi investitori, alcuni dei quali miseramente falliti, altri mai venuti alla luce. Del resto, non si è mai visto da nessuna parte il riccone che arriva a spargere soldi e felicità su tutta la popolazione.

C’è il problema di un sistema idrico le cui carenze sono risultate evidenti con l’estate più calda e siccitosa del secolo. Gli si affianca la raccolta dei rifiuti urbani, per la quale non si vede né un progetto, né una soluzione che rispetti criteri di economicità e di rispetto dell’ambiente.

C’è la questione dei risparmi sulla spesa corrente. Un soldo risparmiato è un soldo guadagnato dicevano i nostri vecchi, invece è una cultura che sembra proprio non esistere. È capitato di entrare in un ufficio pubblico con i termosifoni a tutto sparo e impiegati in maniche corte. Qualcuno allo sportello ha chiesto perché ci fosse il termostato così alto. Abbiamo una persona portatrice di handicap che ha bisogno di 24 gradi, è stato risposto. E lì sono partiti i commenti più salaci perché l’intero edificio di tre piani può essere tarato sui 18/19 gradi, come le case; poi basta mettere una stufetta nell’ufficio dove c’è un’altra necessità. Sembra che ci sia una burocrazia che ne impedisce l’acquisto. Ma forse è più colpa del dirigente.

C’è un altro aspetto problematico di cui non si parla mai: è quello della carenza di informazione da parte del governo e della maggioranza. Non ce ne voglia lo staff comunicazione del Congresso, perché probabilmente le carenze sono causate dalla stessa politica. Sta di fatto che mentre l’opposizione è in continua sovraesposizione mediatica, arrivando perfino a noia perché dice le stesse cose, il governo parla troppo poco e non dice neanche le cose di interesse pubblico. Poi magari fa una conferenza stampa dove parlano in dieci e dopo due minuti tutti girano canale.

A volte, qualche info arriva dal dibattito consiliare. È qui che si è saputo, ad esempio, che è partito il progetto per l’installazione dei telecontatori, per una lettura in tempo reale e un miglior controllo dei consumi. Perché non divulgarlo? Ci sono molte altre novità anticipate durante la finanziaria, che interessano la gente, ma non se parla, non si approfondisce. E ci si dimentica.

Gli stessi partiti di maggioranza parlano poco con i giornali, e dopo devono correre dietro a smentire gli avversari. Non è molto razionale. E neanche molto intelligente.

a/f