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  • San Marino. Luigi Lonfernini su Repubblica Sm: “Il Titano racconta”

    Recentemente è stato ristampato un lavoro del dott. Egidio Belisardi: “il Titano racconta”, pubblicato nel mese di giugno del 1974.
    E’ uno spaccato di vita sammarinese; vengono descritti personaggi, costumi e cronache; descrive una società apparentemente tranquilla ma, certamente, aveva un’anima.
    Nel rileggere il testo mi è venuto spontaneo un confronto tra la vita di un Paese dove il nuovo certamente stentava a crescere, ma che comunque ci riportava ad una Comunità in cui i valori avevano una loro vitalità, anche se ancorati a fatti di carattere storico, in cui vengono evidenziati i limiti di una società, ancora legata a tradizioni popolari in cui sapeva identificarsi e riconoscere pur con tutti i suoi limiti, cresciuta in un Paese povero, privo di risorse materiali ma ricco di un calore umano che la modernità non è riuscita a mantenere: “cose, momenti e sapori passati, che assomigliavano più alla nostra anima che al nostro riguardo (già profondo) della tradizione” e la così detta “modernità” che si è venuta progressivamente affermando dagli anni sessanta.
    E’ lo stesso Autore che, considerati i nuovi tempi e la profonda trasformazione della società, ritiene “confortevole che oggi la tradizione rivaluti certi aspetti del passato, anche se questi risulteranno una semplice copia di una matrice irripetibile, in quanto nessuna cosa che si assomiglia nella forma può rimanere la stessa nel tempo.”
    Oggi l’Autore certamente riconsidererebbe le affermazioni per soffermarsi su un aspetto essenziale della nostra vita comunitaria.
    Quel mondo è scomparso e le nuove generazioni lo hanno completamente rimosso; le stesse tradizioni sono diventate un elemento folcloristico a disposizione del turista.
    Nonostante i suoi limiti di carattere economico-sociale, il Paese era, per molti aspetti, governato dal buon senso; la stessa Comunità, anche se sollecitata da un mondo esterno in trasformazione, era consapevole che certi valori dovevano essere mantenuti in quanto dovevano servire per farsi riconoscere nella Comunità internazionale.
    Certamente non possiamo rimpiangere un passato (remoto) in cui i sacrifici, ai quali la popolazione era chiamata quotidianamente, erano, per tanti, troppi, veramente pesanti.
    Da una situazione estrema, siamo passati, nel corso di alcuni decenni, ad una situazione che, dal punto di avanzamento sociale ed economico, rimane di piena soddisfazione.
    Nel grande balzo ci siamo smarriti.
    E’ venuto a mancare “il buonsenso” e cioè la consapevolezza che, nell’applicarlo ad ogni azione politica, economica, sociale è necessario tenere in considerazione il fatto di agire in un Paese che ha dei limiti strutturali; limiti che ovviamente variano considerando le varie fasi storiche.
    Oltre ad una grave crisi di ordine morale, si è instaurata nella Comunità una conflittualità che nasce principalmente da vent’anni in cui la politica ha abbandonato il suo ruolo principale e cioè quello di moderare le diverse posizioni che, tra l’altro, non hanno più un fondamento ideologico ma, purtroppo, nemmeno ideale.
    Con la crisi morale si è instaurata una crisi economica che, al momento, non dà segni di essere ricondotta su un binario che lasci intravvedere una uscita.
    Crisi istituzionale, crisi bancaria, crisi occupazionale, crisi nei settori di maggior rilievo per la nostra economia (in particolare il settore turistico).
    Di fronte ad una situazione estremamente pericolosa, la politica, le organizzazioni di categoria si muovono in ordine sparso; ciascuno ha una propria “ricetta” che quotidianamente propina all’attenzione della Comunità, senza comunque mettere in campo un progetto di fattibilità che tenga in considerazione la nostra realtà.
    Non è questa od un’altra coalizione che ha la possibilità di rimuovere una situazione economica che trova un limite ben preciso e sul quale si dovrebbe riflettere tutti insieme.
    La prima riflessione dovrebbe essere incentrata sui limiti di natura economico-sociale che il Paese ha; una volta precisati ed individuati i limiti, costruire un programma che in primo luogo metta in sicurezza il nostro sistema sociale, rinunciando anche a posizioni di privilegio.
    I limiti stanno nella natura di un piccolo Paese senza risorse particolari, inserito in un mondo globalizzato che mira ad emarginare i più piccoli ed i più indifesi.
    Non si tratta di recuperare un recente passato costruito, come ben sappiamo, su una presunta “sovranità” che ci avrebbe consentito di fare di tutto ed il contrario di tutto e tutto è crollato, ma di ricostruire in ogni settore della vita economica un sistema che sia realizzabile con le nostre effettive (reali) possibilità.
    E’ su questi temi che va incentrato il confronto tra le organizzazioni politiche e quelle di categoria; se non si puntualizzano in maniera condivisa i limiti e le prospettive avvenire, rimane un dialogo non solo tra sordi ma tra incompetenti, venditori di fumo.

    Luigi Lonfernini su Repubblica Sm