I sammarinesi sono molto fortunati. Non hanno avuto gli aumenti in bolletta superiori anche 10 volte rispetto allo scorso anno e non avranno un ulteriore aumento il 1 ottobre, come invece accadrà su tutto il territorio italiano. I sammarinesi non rischiano di dovere chiudere botteghe e uffici perché non riescono più a stare dietro ai rincari dell’energia.
Eppure non siamo in tempi normali. Siamo in tempo di guerra, con il forte rischio di una guerra nucleare. La recente escalation non lascia presagire nulla di buono, anche se a parere di molti osservatori, una situazione così disastrata non potrà durare a lungo.
“Fra due-tre anni la Russia non saprà dove piazzare il gas, i prezzi dell’energia crolleranno” ha pronosticato in questi giorni l’ex amministratore delegato di Eni e Telecom, oggi presidente delle Acciaierie d’Italia, Franco Bernabè. “Alla fine Putin perderà, e allora l’Europa sarà più forte”.
Benissimo! Ma bisogna arrivarci. Perché il problema non è solo il prezzo, ma le forniture. E anche se tutte le cronache rassicurano che gli stoccaggi sono ormai al 90%, si parla sempre più spesso di razionamento sia per il gas sia per l’energia elettrica. A livello nazionale e a livello locale, su tutto il territorio italiano sono pronti i piani di emergenza: si spengono le luci dei monumenti pubblici, delle insegne pubblicitarie, e perfino delle strade nelle ore di minor traffico. Termosifoni a calendario e orario giornaliero ridotto. Si parla di contatori intelligenti, che scatteranno se si usano più elettrodomestici in contemporanea, ad esempio lavatrice e lavastoviglie. Obiettivo: ridurre i consumi specialmente nelle ore di punta e preservare soprattutto le centrali a gas che producono energia elettrica, con l’obiettivo così di risparmiare metano.
Ed è sempre più lungo l’elenco dei Comuni che non accenderanno le luminarie di Natale: si punta a risparmiare e magari a convogliare qualche soldo in più per progetti green che hanno a che fare con l’efficientamento energetico e la transizione ecologica. Il Comune di Verucchio è uno di questi, e ha già annunciato che coinvolgerà famiglie e bambini per addobbare le piazze in maniera alternativa. Rimini invece non rinuncerà alle luci, anche se alcune attrazioni come la pista del ghiaccio rimarrà congelata nei suoi magazzini.
Insomma, tra crisi energetica, etica del risparmio e rispetto per i contribuenti, i sindaci della costa si stanno muovendo cercando di non calpestare la sensibilità dei cittadini e non svuotare il portafoglio dei municipi con bollette da capogiro.
Cosa farà San Marino? Al momento nulla di ufficiale è trapelato. Si può solo immaginare che il Segretario al Turismo, che ha saputo sfidare il Covid con due programmazioni estive di successo, non abbia intenzione di rinunciare al Natale delle meraviglie. L’edizione 2020, proprio per via del Covid, fu un flop e una spesa inutile. Quella del 2021 ha avuto una grandissima fortuna. Ma adesso, che forse il Covid ci lascia più ampi spazi di manovra ma abbiamo grandi rischi sul fronte dei rifornimenti e comunque si prospetta una spesa energetica fuori da ogni previsione, con tutti i problemi di bilancio proprio per l’aumento della spesa sanitaria a causa della pandemia e il conseguente incremento delle spese contributive (vedi cassa integrazione), senza entrare nel merito del debito pubblico: si sta ragionando anche sulle luminarie di Natale? Non c’è il rischio che, accendendo decine di migliaia di lampadine, si voglia dare dimostrazione di uno schiaffo alla miseria? E magari creare frizioni con i vicini di casa? Qualche piccolo risparmio non potrebbe essere più utile per intervenire sul sociale, o su progetti di transizione ecologica? Sarebbe interessante capire anche cosa ne pensano le forze politiche.
a/f