Ci sono lavori di ricamo, bellissimi manufatti di ceramica e di ebanisteria, perfino conserve e confetture realizzate dalle suore. Sono tanti i prodotti fatti a mano che possono fregiarsi del “Made in San Marino” e l’UNAS ha voluto dare una casa agli artigiani, dopo tanti anni di inutili proclami. Dal dire al fare: ha affittato un locale, ha costituito una cooperativa e ne ha aperto le porte anche agli hobbisti. Tutti possono avere una chance di far vedere e magari vendere i propri prodotti, siano essi professionisti o semplici amatori.
Un progetto bello, di grande respiro e di sorprendenti prospettive. Tanto che è arrivata la Reggenza a tagliare il nastro inaugurale, con la benedizione del Vescovo Domenico Beneventi, il plauso del Segretario all’Industria e Artigianato Rossano Fabbri, la soddisfazione di tante personalità e un enorme corollario di persone.
“C’è qui rappresentato uno straordinario patrimonio di cultura e di valori – ha detto Fabbri – e in questo mondo che sta cambiando vorticosamente, saranno proprio le nuove tecnologie e anche l’I.A. a farci riscoprire i vecchi mestieri”. In effetti, esiste ancora una riserva naturale del lavoro umano, una zona franca fatta di empatia, sensibilità, contatto diretto, creazione e improvvisazione. È in questo habitat che resistono, almeno per ora, quei mestieri che l’IA non riesce a replicare. La lavorazione manuale, la conoscenza dei materiali, la creatività tattile. L’errore che diventa bellezza. Un robot può replicare, non inventare. È qui che abita l’artigianato. “Questo è un inizio – ha continuato – è una scuola che ci invita ad intervenire a tutto tondo e a investire nella riscoperta dell’artigianato, che mi ha davvero stupito perché qui ci sono esempi di lavoro veramente splendido”.
“È un momento davvero emozionante – ha dichiarato il presidente UNAS Luigi Ceccoli – mi sembra di toccare il cielo con un dito”. Parole semplici e immediate che rivelano tutta la fatica, ma anche le tante disillusioni che spesso accompagnano il percorso creativo di un’idea. Ceccoli ringrazia il suo direttivo, unito e compatto a portare avanti il progetto di un artigianato di impresa, che ora può guardare con maggiore serenità al futuro. “Lavoriamo con le mani, con la mente e con il cuore. In questo progetto ci abbiamo creduto veramente: l’UNAS ci ha messo la faccia e la voglia di realizzarlo”. Insomma, è anche da cose come questa appena messa a punto che si vede la voglia di crescere di un Paese, tra l’altro riportando in auge mestieri in grado veramente di rendere libera una persona non solo con la gratificazione del lavoro artistico, ma anche per il suo valore economico. Tra l’altro, il termine “corte” con cui si è voluta chiamare questa casa dell’artigianato, si rifà alla sua etimologia medievale di organizzazione economica basata sulla curtis, caratterizzata da un’economia chiusa, comunitaria e autosufficiente.
“Questa è la casa dell’artigianato” ha spiegato il segretario generale UNAS Pio Ugolini illustrando alle Autorità e agli ospiti illustri i pezzi più belli e più rari. “Ci sono tantissime persone che hanno l’arte nelle mani, ma non sanno come fare per farsi conoscere e promuovere i loro lavori. Noi cerchiamo gli artigiani che vogliono vendere le loro creazioni in una cornice legittima e legale” conclude alludendo alla grande opportunità che si spalanca verso i giovani. Nella stessa giornata, infatti, la Corte dei mestieri ha tenuto a battesimo una licenza appena rilasciata a Sara, una ragazza che aveva perso il lavoro e che ha voluto mettere a frutto le sue capacità esplorando una dimensione completamente nuova e diversa.
In estrema sintesi il bilancio sicuramente positivo di questa prima giornata: una nuova licenza, due nuove assunzioni, molti hobbisti tra i quali qualcuno sicuramente svilupperà il suo mestiere, e il gradimento appassionato della gente. Ma anche un implicito omaggio all’indimenticato presidente UNAS Gianfranco Terenzi e a quel know-how transfer, che gli era così caro. Oggi non si trasmette più il mestiere di padre in figlio, ma ci sono tanti artigiani ormai in pensione che possono trasmettere la loro esperienza a giovani che forse hanno un talento nelle mani e magari non lo sanno. La “Corte dei mestieri” avrà anche questa funzione.