Nonostante gli errori il politico difende i partiti: “Dietro a certi innovatori possono celarsi i poteri forti”.
Parla il capogruppo del Psd Stefano Macina che affronta i temi di stretta attualità.
Ci è stato riferito che nell’ultima riunione del Consiglio di Direzione del Psd lei ha comunicato che questa sarà la sua ultima Legislatura. Ci spiega i motivi?
“Non è una scelta di oggi ed è coerente con l’obiettivo del rinnovamento della classe dirigente che il Psd ha più volte espresso e concretizzato in maniera esplicita prima con la Segreteria di Gerardo Giovagnoli e poi con la Segreteria di Marina Lazzarini e la Presidenza di Francesco Morganti.
Anche la Direzione è uscita fortemente rinnovata dall’ultimo Congresso”. Si ma in che modo intende farlo? Non ha paura che l’avvio di un processo di rottamazione faccia venir meno dei punti di riferimento?
“La mia scelta non è un ritiro dall’impegno politico, lo si può esercitare in tanti altri modi. Io credo che chi fa politica come me da molto tempo abbia ora un compito sopra ogni altra cosa: impegnarsi allo stremo per far uscire questo Paese dalle difficoltà in cui versa attuando le necessarie riforme e avviando concretamente la Repubblica sulla strada dell’integrazione nell’Unione Europea.
Ma personalmente sento anche un altro dovere che è quello di creare le condizioni perché il Psd, insieme a Presidente e Segretario, abbia anche una classe dirigente rinnovata e proiettata verso il futuro. Ciò non significa indebolire il Psd ma dargli nuova linfa e capacità di rappresentare al meglio una società in evoluzione, che presenta istanze nuove e una grande complessità che vanno governate e meglio comprese”.
A chi pensa?
“Il Psd ha tante risorse. Sono cresciute in questi ultimi anni figure importanti che possono rappresentare la politica del Psd del futuro, penso a Gerardo Giovagnoli, Guerrino Zanotti, Vladimiro Selva, Francesco Morganti, Enrico Carattoni, Michele Muratori, Andrea Belluzzi, per citarne solo alcune, che già ricoprono ruoli di responsabilità nel Partito e in Consiglio Grande e Generale. Ma nella Direzione ve ne sono tante altre, soprattutto giovani donne, che rappresentano il 50% dei componenti. Occorre dar loro fiducia e collaborazione e gli strumenti per crescere. Non a caso già da alcuni anni abbiamo attivato momenti di formazione politica, rivolti in modo particolare ai più giovani per condividere esperienze e competenze”.
Molti anche alla luce delle vicende giudiziarie pensano che occorra guardare oltre i partiti. Qual è la sua opinione?
“È vero che esponenti anche autorevoli di partiti hanno commesso errori e, se quanto emerge dalle indagini di questi mesi venisse con- fermato, hanno tradito la fiducia dei cittadini. Ma i partiti rappresentano tutt’ora la principale risorsa democratica per dar corpo ad un pro- getto politico coerente, generale, di prospettiva che riguardi l’intera società.
In una fase dove il prevalere della critica trova facile terreno, vi è anche un altro pericolo che si può celare dietro a certi “nuovi innovatori”: quello di certi poteri forti che possono trovare spazio e copertura. Solo dei partiti rinnovati e capaci di recuperare il loro ruolo di elaborazione, di confronto, di mediazione sociale e non essere più solo dei comitati elettorali possono riuscire a mettere in atto quella buona politica che ha permesso al nostro Paese, anche in passato, di affrontare e superare fasi difficili.
Io difendo con orgoglio e pretendo rispetto per tutti coloro che nei Partiti, a cominciare dal Psd, si sono impegnati in progetti di riforma e di cambiamento per il Paese. Solo per restare agli ultimi anni si pensi alla Riforma Elettorale, al complesso degli interventi per favorire la trasparenza a tutti i livelli, all’avvio di un rapporto più stretto con l’Unione Europea, alla adozione di norme e organi che oggi ci permettono di avere credibilità a livello internazionale, tanto per fare qualche esempio”.
In questa situazione si inserisce anche il rapporto fra la maggioranza e il Partito socialista. Come stanno le cose?
“Per il Psd il rapporto con il Pss non è un fatto nuovo. I due rispettivi Congressi e Segretari hanno manifestato più volte la reciproca volontà di ricercare nuove ragioni che superassero le divisioni del passato.
Pertanto, anche alla luce delle disponibilità del Pss a voler portare il proprio contributo sui principali temi che stanno di fronte al Paese, credo che sia stato doveroso passare da confronti bilaterali a un confronto con l’intera maggioranza per approfondire e confrontarci sulle scelte da fare per i cittadini e le imprese.
Il Psd anche in questa situazione, come per il passato, non rinuncia ad adoperarsi per rafforzare l’area riformista e di sinistra con quanti sono disposti a spendersi su progetti e azioni politiche che vadano nella direzione di promuovere lo sviluppo, l’occupazione, le riforme e il bene della Repubblica”.
David Oddone