San Marino. Mafia Capitale, ed i soldi sul Titano. Milioni finiti su libretti e conti correnti per “evitare i sequestri” in Italia

Salvatore_buzzi-2L’inchiesta su “mafia Capitale” Roma porta nuovamente sul Titano e questa volta a rivelarlo sono
i giornalisti dell’Espresso e del Fatto Quotidiano, Lirio Abbate e Marco Lillo tramite il loro libro inchiesta “I Re di Roma”.

Si parla di milioni di euro che già dal 2001 cominciarono a salire verso il Monte, per “evitare i sequestri” sostengono i giornalisti che ieri hanno tenuto una conferenza stampa nella sede della stampa estera a Roma. Una conferenza che segue di poche ore la pubblicazione sui due giornali delle notizie riguardo nuovi sviluppi degli intrecci politico affaristici della maxi inchiesta.

Nelle nuove segnalazioni che riguardano anche il Titano, spunta fuori questa volta la Banca di San Marino, citata nell’articolo del Corriere della Sera come quella in cui Salvatore Buzzi e la moglie Silvana Costantini, avevano conti correnti e cassette di sicurezza su cui compivano varie movimentazioni.

Buzzi è uno dei principali indagati della maxi inchiesta che ha portato a numerosi arresti e coinvolto esponenti politici e non della giunta capitolina attuale e delle precedenti.

Nei conti sammarinesi, Buzzi e la Costantini avrebbero movimentato prima milioni di lire, poi centinaia di migliaia di euro, almeno fino al 2006. Una ricostruzione delle movimentazioni a partire dal 14 agosto 2001 e proseguite fino a novembre 2006. “Una girandola di operazioni” scrive il Corsera, che avvengono tramite una cassetta di sicurezza tenuta dai due per un paio di anni e poi dal novembre del 2003 tramite due conti correnti. Utilizzati anche un libretto al portatore con bonifici, prelevamenti e investimenti pronto contro termine fino a fine settembre 2003. Secondo la ricostruzione fatta dal Corsera, “la provvista giunta sul conto corrente è stata utilizzata per investimenti di valori mobiliari e per l’addebito di 5 assegni tra il 18 gennaio e il 7 giugno 2006 da 65mila euro, 40mila, 50mila, 50mila e 13mila”. Spetterà ora ai magistrati romani verificare a che cosa sia servito quel denaro e a chi appartenesse effettivamente. Ma si tratta di una corsa contro il tempo in quanto gli eventuali illeciti legati all’evasione fiscale sarebbero già prescritti. La Serenissima