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  • San Marino. Manca l’acqua, ma i consumi non calano. E se non piove si rischia il razionamento …di Alberto Forcellini

    Se una rondine non fa primavera, neppure un temporale estivo riesce a placare la sete di mesi e mesi senza pioggia. Per questo, le dichiarazioni del Segretario Teodoro Lonfernini, qualche giorno fa, hanno ancor più dell’incredibile: i sammarinesi non hanno ridotto neanche di una goccia il consumo di acqua, nonostante l’appello al risparmio e l’ordinanza, emessa a fine a giugno, che ne vietava alcuni usi non strettamente necessari.

    Nel frattempo, il caldo torrido ben al di sopra delle medie stagionali e la siccità persistente ormai da mesi, hanno messo a forte rischio le capacità di approvvigionamento idrico della Repubblica.

    Chi spreca l’acqua? I cittadini, le imprese, l’apparato pubblico? Bisognerebbe fare un’analisi statistica dei consumi sulla lettura dei contatori. Altrimenti si rischiano solo illazioni.

    Eppure, un pochino di attenzione, almeno da parte di alcuni cittadini, sicuramente c’è. Orti e giardini hanno ricevuto l’acqua solo da chi ha le cisterne di stoccaggio. Il resto è tutto secco. Altri raccolgono l’acqua della doccia finché non arriva quella calda per poi usarla nel wc. Le signore più anziane, memori dei vecchi tempi, quando l’acqua si andava a prendere con l’orcio, hanno riprese l’antica abitudine di raccoglierla nel lavandino con un bacile per poi innaffiare i fiori sul davanzale. Il verde pubblico viene mantenuto con acqua appositamente stoccata e distribuita con furgono erogatori.

    Quelli che hanno le piscine, hanno avuto altrettanta attenzione? Le imprese hanno verificato l’eventualità di sprechi? C’è solo un dato certo: il livello dei consumi non è sceso di un millimetro mentre la capacità di rifornimento dell’acqua scende di 1500 metri cubi al giorno.

    Si rischia il razionamento? È un’ipotesi da non trascurare. Milano, Pordenone e perfino Città del Vaticano hanno chiuso tutte le fontane pubbliche. Le piogge che sono arrivate recentemente sull’arco alpino non hanno minimante coperto la mancanza dei mesi scorsi e i grandi fiumi continuano ad essere a secco. In tutto il mondo le risorse idriche sono a rischio, e in molti Paesi l’acqua è razionata. Quello che preoccupa ancora di più, se possibile, è che una situazione del genere è estrema ma non eccezionale, nel senso che in futuro si prevedono altri periodo così, se non peggiori. È colpa del riscaldamento globale, ovvero la catastrofe climatica in cui viviamo (moriamo?).

    D’altra parte sono anni che lo si dice: l’acqua è l’oro blu, il nuovo petrolio. Ecco, per dire, una differenza non da poco con il petrolio e con le altre risorse energetiche che crediamo eterne è questa: di acqua non possiamo provare a “produrne” di più. Mentre su molti aspetti economici e ambientali il mito della crescita infinita è duro a morire (e ci frega perché le sue conseguenze sono indirette e arrivano in ritardo), l’acqua è onesta, ci mette subito davanti al limite. L’unico modo, se scarseggia, è risparmiarla. Anche perché il margine c’è: di acqua se ne spreca un sacco.

    Da qualche tempo, molte città marinare hanno cominciato a parlare di dissalatori. In piena crisi idrica, puntiamo dunque a bere acqua di mare? Il discorso ha molte sfumature perché la legge italiana cosiddetta “Salvamare” ha reso più complicato l’iter per l’utilizzo dei dispositivi necessari per rendere l’acqua marina potabile, anche se in diverse zone d’Italia stanno diventando realtà. Il discorso però è complicato a causa dell’impatto ambientale delle tecnologie per la desalinizzazione.

    Infatti, il processo di osmosi inversa, quello su cui si basa il trattamento dell’acqua marina, ha diverse controindicazioni ambientali: richiede molta energia (che non c’è) e porta l’acqua marina ad essere depurata di tutti quei piccoli pesci e del plankton utili per la catena alimentare locale, che così ne risulta alterata. Inoltre, sul filtro si crea una brina con un’elevata concentrazione di sali che, per essere rimossa, necessita l’applicazione di sostanze chimiche che devono essere smaltite in modo opportuno per non creare danni all’ambiente.

    È un’ulteriore dimostrazione (in caso ce ne fosse bisogno) che qualsiasi intervento umano ha un costo ambientale e contribuisce a quei cambiamenti climatici che hanno portato a questa situazione.

    Al momento non rimane dunque che rispettare l’appello delle autorità per il risparmio dell’acqua e scrutare il cielo in caso arrivasse qualche altra nuvoletta come quella di ieri. Ma siamo nel periodo tradizionalmente più caldo e asciutto di tutto l’anno. Le previsioni meteo a luna gittata non sono molto attendibili, ma già dicono che continuerà il caldo torrido. Forse, verso metà della settimana prossima, un flusso di aria fresca potrebbe incrinare la bolla africana e portare temperature più miti. Ma al momento non si parla di pioggia, che almeno fino a settembre sarà molto poca.

    a/f