San Marino. Mappatura fogne ferma al palo.

inquinamento torrenteE’ in corso da alcuni anni in tutto il territorio una mappatura dell’intera rete fognaria. L’intento, ovviamente, da parte dello Stato e dell’Aass (Azienda autonoma di Stato per i servizi pubblici) è finalizzato alla “programmazione e gestione del territorio, nonché della sicurezza della sanità pubblica e della prevenzione della contaminazione del territorio”.

Con una delibera del 28 giugno 2010, il Congresso di Stato esprimeva “parere conforme per quanto di competenza, alla stipula del disciplinare d’incarico tra la Direzione dell’Aass e l’architetto Amedeo Grandoni e l’ingegnere Michele Taddei”, per dare inizio ai lavori di rilevamento della rete fognaria sammarinese.

La mappatura del sistema fognario è quindi iniziata, ma ad oggi non è ancora terminata. Sullo stato attuale dei rilevamenti abbiamo parlato con l’ingegnere Taddei che è il coordinatore dei lavori. A febbraio di quest’anno un’altra delibera di Stato ha dato mandato a Taddei di proseguire i lavori di mappatura, in particolare della rete fognaria del bacino Marano e Ausa. “La mappatura – spiega l’ingegnere – servirà all’Aass per intervenire direttamente sul territorio ristrutturando gli allacci fognari e differenziando le acque nere da quelle bianche (meteoriche).

In parole povere la mappatura è una sorta di fotografia tecnica del sistema fognaria del Titano. L’attività – spiega Taddei
– è iniziata nel 2009/2010 lungo il torrente San Marino. In soli 5 mesi – prima del tempo previsto – abbiamo mappato l’intero corso d’acqua. Però, a causa di ritardi burocratici che non sono dipesi da noi, ci siamo fermati due anni.

Ad aprile 2013 abbiamo ripreso i rilevamenti lungo il torrente Ausa.

I lavori però sono durati circa tre mesi e poi ci siamo nuovamente fermati a causa, questa volta, del budget limitato (50.000 euro), stanziato dallo Stato. Il problema è che manca una pianificazione globale. I tempi pubblici non sono quelli privati. Noi lavoriamo in maniera più rapida e in questo tipo di lavori è necessario lavorare velocemente, perché altrimenti c’è il rischio che rimanga un lavoro campato per aria, anche perché la mappatura ha bisogno di essere aggiornata costantemente visto che negli ultimi anni il territorio ha spesso cambiato pelle. Grossi interventi alle fognature – sottolinea Taddei – non sono ancora stati fatti, i nodi cruciali non sono stati ancora sistemati. Forse qualche intervento è stato realizzato nella zona di Ca’ Martino”.

Per quanto riguarda il torrente Ausa, Taddei spiega che fino ad oggi “abbiamo mappato tutta la zona di Falciano e di Dogana fino a ponte Mellini (per intenderci), mentre ci manca tutta l’area di Galazzano. Si è vero grazie alla delibera di febbraio 2015 porteremo a termine la mappatura, ma a causa di ‘problemi di compatibilità’ siamo ancora fermi.

Ad oggi l’Aass non mi ha ancora dato il via per riprendere i rilevamenti. “Dalla mappatura avremo una completezza del sistema fognario. Uno dei principali problemi è che buona parte del sistema fognario è obsoleto. Più o meno risalgono a quindici, venti anni fa la maggior parte delle tubature, ma a causa della costruzione di nuovi agglomerati urbani è aumentata la portata fisica per questo le tubazioni a volte si rompono e saltano anche i tombini e per questo, in alcuni casi, le tubazioni delle fogne sono state deviate nei fossi e nei torrenti.

Si tratta di veri e propri pastrocchi per questo dobbiamo guardare avanti, non possiamo raccontarci le barzellette, e una volta presa la strada maestra bisogna tenere l’obiettivo ben in vista e concludere la mappatura altrimenti.

Fino a quando non si avrà il quadro completo della rete fognaria della Repubblica, l’Aass non potrà intervenire e sistemare una situazione igienica e ambientale degradata e che nel 2015 non è più accettabile.

Lo sversamento di vernici o cose varie oggi è ormai improponibile. In molte zone le acque scure sono mischiate con quelle bianche. Ad esempio, gli impianti disoleatori, che vengono impiegati per separare oli minerali, idrocarburi leggeri, morchie, sabbie e terricci dalle acque di scarico di parcheggi, stazioni di rifornimento carburanti, e in tutti gli altri luoghi nei quali si verifica lo scarico di oli minerali e sabbie misti ad acqua, come anche i ristoranti, a San Marino non sono obbligatori.

Alcuni autolavaggi e autofficine ce l’hanno ma non tutti. In Italia l’impianto invece è obbligatorio per legge. Il censimento reale di ogni abitazione del sistema fognario dovrebbe essere obbligatorio ma deve essere ancora fatto. Al momento quindi – precisa Taddei – i rilevamenti sono stati fatti lungo tutto il torrente San Marino e quasi tutta l’Ausa, mentre i rilevamenti sul Marano devono ancora essere iniziati. La situazione non è certamente rosea. A Rimini, ad esempio, la mappatura è già integrata dall’Hera”.

La realtà è che ad oggi San Marino rimane senza un vero e proprio sistema fognario. L’Aasp oggi rilascia ai privati un sigillo
di garanzia per coloro che hanno le fognature separate, le acque nere da una parte e quelle bianche dall’altra. Un altro problema è il centro storico di Città: “Qui le tubazioni delle acque nere sono in parecchi punti mischiate con quelle bianche, mentre la zona di Rovereta è ben divisa tra bianche e nere.

“Dal 2009 a oggi – aggiunge Taddei – avremo incassato 150.000 euro. Nel lavoro di mappatura sono impiegate 11 persone Mi auguro che nel giro di un mese possiamo riprendere i lavori. Le acque de torrente San Marino e Ausa sono trattate dall’impianto di Santa Giustina, mentre quelle del Marano da un impianto di Riccione che va e non va. Sono ormai 20 anni che San Marino paga direttamente all’Italia ogni anno quasi 2 milioni di euro l’an- no. In 20 anni avremmo potuto risparmiare quasi 40 milioni di euro e costruire in Repubblica due, tre impianti di depurazione. Gli impianti sono un investimento per la collettività e il futuro. È un bene pubblico tanto quanto la scuola e l’ospedale”.

Francesco De Luigi, La Tribuna