Sono trascorse ormai alcune settimane da quando fu lanciato l’allarme inquinamento sul fiume Marano dove in territorio sammarinese era stata segnalata la presenza di una densa schiuma sulla sua superficie. Pronto l’intervento della protezione civile che si è messa quasi subito sulle tracce dei probabili responsabili. A completare il quadro delle indagini sono arrivate alla fine della scorsa settimana le analisi effettuate da Iss, analisi che sono state consegnate al Tribunale dove è in corso un’indagine. Ma più che alle conseguenze e alle sanzioni che si ripercuoteranno sui colpevoli dello sversamento all’origine della schiuma anomala che si è formata sul fiume – avvenuto pare per via di una perdita occulta – la cittadinanza era preoccupata delle eventuali ripercussioni in termini di inquinamento. E qui giunge un messaggio in parte rassicurante perché non si sarebbero verificati fenomeni di captazione di acque che sarebbero poi confluite all’acquedotto, tutti i parametri sarebbero poi risultati nella norma e risulta dalle analisi che il danno è stato ripristinato. Lungo il torrente era stata rilevata la presenza di tensioattivi mentre non risultavano solventi pericolosi o metalli. Dunque eventuali danni possono dirsi ‘circoscritti’ alla flora e alla fauna perché i tensioattivi generano carenza di ossigeno. Un danno comunque non da poco che ha riacceso i riflettori sulla necessità di una eventuale revisione del codice ambientale, così come ha dichiarato il segretario al territorio Stefano Canti commentando a caldo quanto accaduto. L’episodio deve servire da monito e l’auspicio è che in futuro cose di questo genere non accadano più. I fari restano accesi anche su altre emergenze che riguardano l’inquinamento, nodi come quello del capannone ex Beccari aspettano infatti da troppo tempo una soluzione. Il rispetto dell’ambiente e la tutela della salute dei cittadini devono tornare a rappresentare un’opportunità che sappia andare oltre i proclami e le parole.
Repubblica Sm
