Spesso ci vuole un trauma per costringerci a cambiare.
E il trauma, come inevitabile conseguenza di un discutibile passato e di facilmente prevedibili eventi, sta colpendo profondamente e pericolosamente il ‘corpo’ sammarinese. Una spiegazione e un insegnamento possiamo trarli leggendo e rileggendo alcuni passaggi di un concetto, a firma del prof. F. Alberoni (insigne sociologo e giornalista), pubblicato tempo fa sul corriere della Sera. Perché, si chiede l’autore, avvengono processi distruttivi e degenerativi sia nelle aziende come nelle formazioni sociali senza che nessuno intervenga per porvi rimedio? E, dopo aver citato alcuni casi, aggiunge: ‘…in tutti questi casi si mette in moto un conformismo di gregge che ottunde l’intelligenza e impedisce di vedere le alternative. la gente si tiene stretto ciò che ha, difende i suoi privilegi e pensa che le cose miglioreranno da sole o, quando vanno veramente a rotoli, spera in un miracolo. è per questo motivo che sono così difficili le riforme quando le cose vanno ancora bene.
Solo il trauma, spezzando la ragnatela tossica del conformismo di gregge, consente l’emergere di persone nuove, con un modo di pensare nuovo, che vedono nuove alternative, nuove soluzioni. Di solito persone autonome, che sanno estraniarsi, che sanno guardare le cose dall’esterno, che non fanno parte del gregge. Prima però non potevano parlare o non venivano ascoltate. è stato solo dopo la terribile crisi del 1929 che lord Keynes ha rivoluzionato l’economia e il presidente Roosevelt ha combattuto la recessione facendo esattamente l’opposto dei suoi predecessori, cioè spendendo soldi che non aveva, creando un deficit di bilancio. è stato solo dopo lo scoppio della seconda bomba atomica che l’imperatore del Giappone ha esautorato i militari che volevano continuare la guerra fino alla totale distruzione e ha firmato la pace.
Anche noi, in questo momento, abbiamo bisogno di persone capaci di pensiero indipendente, di guardare le cose dall’esterno, di inventare strade che non sono mai state esplorate. Anzi, dovremmo sforzarci tutti di pensare fuori dal gregge, diffidando delle formule, degli slogan ripetuti da anni, guardando cosa hanno fatto e fanno all’estero, con la mente libera, senza conformismi, senza ipocrisia’”.
Marino Pasquale de Biagi