Aveva sempre un sorriso e una stretta di mano per tutti. Gesti semplici e immediati di una persona onesta, che sapeva mettersi in relazione con la gente e parlarne la stessa lingua. Oggi si dice “empatia”, un valore che non esiste più nel bagaglio della politica, ha fatto notare Giuseppe Maria Morganti in apertura di una sorta di tavola rotonda, che avrebbe dovuto essere la presentazione del libro dedicato a Marino Venturini. Ma il libro non è pronto, quindi sarà presentato nell’autunno prossimo. È rimasta la cornice politica della prima festa unificata PSD e Libera per il 28 luglio. È rimasto il parterre di compagni, da quelli più giovani a quelli più anziani. È rimasto l’apprezzamento per quel suo modo di fare politica anche da parte degli altri partiti, amici e colleghi, oggi tutti esponenti di vertice. Ma soprattutto è rimasta la commozione per tutto quello che Marino Venturini, socialista, è riuscito a trasmettere del suo impegno come politico e come persona. “Te hai la stoffa” era la sua frase celebre riservata ai giovani che entravano nel partito, ha ricordato Matteo Rossi che, insieme ad altri, rappresenta quella generazione, che è nuova, ma che comunque ha avuto il privilegio di averlo avuto come esempio di vita.
Ma perché dedicare un libro a qualcuno, che non è mai stato un leader, né una figura di rilievo, e neppure segretario del partito? “Perché è la testimonianza di un impegno infaticabile al servizio del Paese. Un’eredità da non disperdere” ha spiegato Francesco Morganti, autore del libro in cantiere. “Ci sono persone che attraversano più silenziose e discrete le strade della storia – ha continuato – ma che comunque riescono a lasciare una traccia indelebile nella storia della comunità”.
Marino Venturini era nato il 23 marzo del 1944. Ha vissuto i suoi primi mesi di vita tra le bombe e gli sfollati rifugiati nelle gallerie. Il suo impegno politico era cominciato da giovanissimo, quando c’era un Paese da ricostruire in un contesto di fortissima contrapposizione ideologica. È stato quattro volte Capitano Reggente e il mandato sicuramente più significativo è stato quello ricoperto insieme a Giuseppe Maiani, detto Pippo, antifascista, partigiano, emigrato. Ovvero una persona che condivideva con lui i valori più profondi dell’impegno pubblico. Durante la loro Reggenza, nell’estate del 1982, venne a San Marino in visita ufficiale Papa Wojtyla. E sempre con il governo delle sinistre, avvenne l’incontro con Mitterrand e poi Clinton, Nenni e Pertini. Nelle foto d’epoca che scorrono sulle slide, emerge una dignità istituzionale della classe politica del tempo, che sembra essersi persa nelle pieghe dell’attualità odierna. Certo è che frasi del tipo: “La politica è una cosa che uno sente nel sangue” come diceva Marino, oggi sono del tutto desuete.
Commovente il ricordo di Stella Paoletti, campionessa di bocce e nipote di Marino, che ha condiviso con il pubblico alcuni aneddoti intimi e preziosi del nonno, per il quale la famiglia era altrettanto inestimabile quanto la sua amata Repubblica.
Ad Enzo Merlini il compito di ricordare l’impegno sindacale. Troppo giovane per rievocare gli inizi della Confederazione del Lavoro, ha voluto comunque tratteggiare il contesto storico, quando nel 1922, tra i suoi primi atti, il fascismo chiuse la Camera del lavoro e quando il 23 luglio 1943 il governo provvisorio, tra i suoi primi atti, ricostituì il sindacato. “All’epoca – ha rammentato Merlini – militanti politici e sindacali erano spesso la stessa persona. Quando venne avanti la richiesta di autonomia del sindacato, nel 1973, Marino non ne fece più parte. Salvo poi riprendere immediatamente la tessera appena andò in pensione”. Nelle poche frequentazioni avute con l’esponente socialista, Merlini ricorda la sua capacità di parlare a tutti, compresi i giovani. “Ti faceva sentire a casa” ricorda.
E proprio su questa carica ideale prorompente, Giuseppe Morganti ha attualizzato una figura diventata ormai storica. “Spesso non servono le parole, bastano gli atteggiamenti per trasmettere valori di fondo come la solidarietà e l’equità, su cui si innesta quel meccanismo di fiducia che dovrebbe legare la politica alla gente. Uno Stato dove la fiducia è venuta a meno, è destinato a regredire. E se la politica non funziona, non funziona neanche lo Stato”. All’epoca di Marino, la politica si occupava della casa, della scuola, del lavoro, cioè delle cose necessarie alla gente. Con lo strumento delle cooperative, riuscirono a comprare la casa tantissimi sammarinesi. Oggi si potrebbe replicare.
Marino Venturini morì il 5 giugno del 2019 e molti giovani socialisti stanno cercando di raccogliere il testimone, anche sulla scorta di un’agenda dove lui tutte le sere annotava i suoi pensieri. “Portava il potere senza indossarlo” disse di lui il sacerdote officiante la messa funebre. È forse il cammeo più bello e significativo di una personalità unica, che ha fatto dell’onestà e della semplicità la sua bandiera, dove al centro ha sempre campeggiato l’amore smisurato per il suo Paese, che lui amava alla follia.