Sono passate oltre tre settimane dalla “lite fra fidanzati” in cui, a posteriori si venne a sapere che era stato coinvolto Matteo Ciacci, esponente politico di primo piano, a suo tempo leader di Civico 10 e poi di Libera, ex Reggente e fino quel momento segretario di partito, poi non n’è saputo più niente. Una carriera di tutto rispetto, non c’è dubbio, per un giovane di poco più di 30 anni. Proprio per questo, densa di responsabilità verso le istituzioni e verso i cittadini elettori.
In tutto questo tempo abbiamo assistito invece all’inesprimibile nulla, salvo una nota stampa in cui lui stesso annunciava di voler rimettere l’incarico di segretario agli organismi di partito, e poi, in questi giorni un comunicato di Libera in cui si leggevano la mano e la penna di Ciacci. È dunque tornato? Lo rivedremo nel prossimo Consiglio, come se nulla fosse accaduto?
Premessa doverosa a qualsiasi ragionamento è la solidarietà e la comprensione di tipo umano alle persone, tutte, perché certi “incidenti” sono comunque devastanti a livello familiare e relazionale. Ma la politica viaggia su altri registri e comporta degli obblighi, tranne quello del silenzio.
Della “fidanzata” non parla nessuno? Si sa quasi per certo, viste le numerose fonti, che si sia rivolta al Pronto Soccorso. “Botte tra un politico e la fidanzata. Scoppia la bufera in Consiglio. La lite è degenerata all’esterno di un locale sammarinese nella notte tra sabato e domenica. I due sono finiti al pronto soccorso e ieri il dibattito si è acceso sui banchi del parlamento” (Il Resto del Carlino del 16 marzo 2022). Dibattito assai spento ad onor del vero, e senza nessuna conseguenza, presa di posizione, iniziativa politica, come invece è successo per altre occasioni.
Nessuno che abbia speso una parola di solidarietà, di comprensione, di vicinanza verso la ragazza. Considerato il movimento di opinione, le denunce, le iniziative pubbliche per un altro episodio di presunta violenza avvenuto a Palazzo (sottolineiamo presunta perché è tutta da dimostrare, mentre questa è dimostrata, almeno a livello giornalistico), c’è un’immensa schizofrenia nell’interpretazione della tutela delle donne. Il che sa molto di farisaico, di ipocrisia, di sterile formalismo.
Possiamo solo immaginare cosa sia successo in queste tre settimane di tempo silenzioso. Ovvero che tra le parti sia intercorso una sorta di accordo stragiudiziale: io non denuncio te, tu non denunci me. Atto legittimo ed intelligente, che evita ulteriori fratture, rispetta la riservatezza intorno alla ragazza, non pregiudica la carriera del ragazzo. Anche di fronte ad una denuncia d’ufficio partita dal Pronto Soccorso, una composizione far le parti, annulla tutto. Un’ipotesi, come dicevamo.
Ma ci vorrebbe un po’ più di trasparenza da parte di chi ha ruoli politici così importanti, come un’ammissione di colpa e relativa presentazione di scuse. Tutti sono propensi a scusare gli errori, specialmente quelli giovanili, e anche a dimenticarli, ma nessuno è disposto ad essere preso in giro. Perché se Ciacci torna in Consiglio come se nulla fosse mai accaduto, è solo una presa in giro per tutti. Ma anche un danno per il suo partito, che comunque va in deficit di credibilità.
Tra l’altro, il paragone con l’altro esempio di cui accennavamo, è evidente e stride come il raspare sul vetro. Anche qui c’è silenzio sui fatti realmente accaduti, ma c’è stato un clamore assordante imbastito sulle chiacchiere, le illazioni, la “presunta” indignazione. Un insieme di fattori che hanno solo evidenziato l’evidente strumentalizzazione a fini giornalistici e politici, la qual cosa è tutto tranne che la tutela dei diritti delle due persone coinvolte: il ragazzo e la donna. Circolano voci devastanti sulle macchinazioni nascoste che hanno sostenuto la vicenda. Verificheremo le fonti e nel caso ne daremo notizia. Per fortuna (anche se è un termine paradossale) qui è stata depositata una denuncia in tribunale che comunque consentirà di presentare a ciascuna delle parti le rispettive ragioni e, auspichiamo, di ristabilire la verità alterata da alcuni impropri fanatismi.
a/f